Pubblicato Agli italiani di Giuseppe Mazzini.
Dall’incipit del libro:
Io mando queste pagine ai giovani ignoti d’Italia, ai quali è fede l’unità della patria comune, speranza il popolo in armi, virtù l’azione, norma di giudicio sugli uomini e sulle cose l’esame spassionato dei fatti non travisati e delle intenzioni non calunniate. Pei gazzettieri che mercanteggiano accuse e opinioni a beneplacito di monarchie cadaveriche o aristocrazie brulicanti su quei cadaveri: – pei miseri, quali essi siano, che, in faccia a un paese schiavo e fremente, non trovano ispirazioni fuorchè per dissolvere e accusano d’ambizione chi fa o tenta fare, rosi essi medesimi d’ambizioncelle impotenti che non fanno nè faranno mai cosa alcuna: – per gli stolti, che, in una guerra nella quale da un lato stanno palesemente, regolarmente ordinati eserciti, tesori, uffici di polizia, dall’altro tutto, dall’invio d’una lettera fino alla compra di un’arma, è forzatamente segreto, non applicano ai fatti altra dottrina che quella del barbaro: guai a’ vinti!: – pei tiepidi, ai quali il terrore di qualche sacrificio da compiersi suggerisce leghe ideali di principi, disegni coperti di monarchie due volte sconfitte, o guerra tra vecchi e nascenti imperi, da sostituirsi all’unico metodo che conquisti libertà alle nazioni, l’insurrezione: – per gli uomini, prodi di braccio ma fiacchi di mente e d’anima, che nei fatti di Milano, Venezia e Roma, nel 1848 e nel 1849, non hanno saputo imparare che l’Italia non solamente deve, ma può emanciparsi e la condannano a giacersi serva derisa finchè ad altri non piaccia esser libero – io non ho che disprezzo o compianto. Gli uni non vogliono intendere, gli altri non sanno. Nè io scenderei per essi a parole dilucidatrici o a difese.