Novelle d’ambiente emiliano. Semplici storie di gente umile, colorate di bonario umorismo, di malinconica ironia, ma pervase anche di accenti tragici.
L’Albertazzi prosegue la tradizione narrativa del secondo Ottocento, rappresentata soprattutto da De Marchi e De Amicis; anche se dichiarò di aver appresa la semplicità dello stile da Manzoni e da Leopardi, e la materia della sua opera da Maupassant.
Consapevole della difficoltà a costruire l’impianto di un romanzo, si rivolse a composizioni di taglio breve, nelle quali anche la sua capacità stilistica ha modo di manifestarsi più compiutamente, abbinando questa all’ispirazione che gli proviene dalla conoscenza della terra e della gente di Romagna.
Dall’incipit del libro:
– Mulattiere!
Al vicino, che gli chiedeva del suo servizio, rispose con l’impeto d’una coscienza aperta a tutti i doveri e a tutti i pericoli della carica. E per dimostrarne meglio la gravità, aggiunse:
– Addetto al vettovagliamento!
Anche la voce, forte, sonora, era espressione di vigoria.
– Di dove venite?
– Dal Trentino.
– E siete in licenza?
– Sì. Otto giorni di licenza straordinaria. Vado a casa a divertirmi.
Ora sorrise; ma l’ironia si adattava così male a quella sua
faccia di uomo sano e florido e a quei suoi occhi chiariti dall’anima schietta e semplice, che gli ascoltatori rimasero incerti. – Mi è morta la moglie quasi all’improvviso. – Dimenando la testa significava: – Questa doveva capitar proprio a me!
Quando la porticella fu riaperta, che già il treno era in moto.
– Oh! Carlino!
– Oh! Saverio! Sei qui?
Il testo è presente in formato immagine su “The Internet Archive” (https://www.archive.org/). Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (https://www.gutenberg.org/) tramite Distributed Proofreaders (https://www.pgdp.net/).




