Edizione Petrocchi

Poema in terza rima, iniziato nel 1307, composto di tre Cantiche (Inferno, Purgatorio, Paradiso) che comprendono 100 canti complessivi: 34 l’Inferno, 33 ciascuno il Purgatorio e il Paradiso. Argomento dell’opera è il viaggio compiuto da Dante nell’Oltretomba. Tre guide conducono il poeta: Virgilio nell’Inferno, e parte del Purgatorio, fino all’Eden; Beatrice, la donna amata da Dante in gioventù e il cui ricordo lo ha distolto dal traviamento, conduce il poeta fino all’Empireo, alla Rosa celeste; e San Bernardo che mostra a Dante la gloria di Dio. Il viaggio dura circa una settimana e ha inizio nella notte del Venerdì Santo, l’8 aprile 1300.

Sinossi

La Divina Commedia, di Dante Alighieri, curata da Giorgio Petrocchi e arricchita dalla prefazione di Corrado Ricci e le illustrazioni di Federico Zuccari (ed. 1908)

In occasione dell’anniversario dei settecento anni dalla morte di Dante (1265-1321) e della mostra virtuale allestita dalla Galleria degli Uffizi coi disegni, per la prima volta digitalizzati, della Commedia di Federico Zuccari, Liber Liber ha voluto riproporre, ad arricchimento del testo della Divina Commedia curato da Giorgio Petrocchi per l’Edizione Nazionale a cura della Società Dantesca Italiana, una parte del testo edito nel 1908 per i tipi dei Fratelli Treves, dal titolo La Divina Commedia di Dante Alighieri nell’arte del Cinquecento : Michelangelo, Raffaello, Zuccari, Vasari … a cura di Corrado Ricci.

Nel 1957 Giorgio Petrocchi, docente di letteratura italiana a Messina e Roma e con all’attivo numerosi studi di critica e filologici sugli autori del nostro Rinascimento e in particolar modo sul Tasso, ricevette l’incarico dalla Società dantesca di realizzare e pubblicare l’edizione critica della Commedia dantesca. Dopo dieci anni di assiduo lavoro vennero alla luce i primi quattro tomi dell’opera, il primo integralmente dedicato ad un’introduzione all’edizione critica e i successivi incentrati su ogni cantica; il quinto, che avrebbe dovuto riportare le varianti dei testimoni, cioè i manoscritti, esclusi dalla cernita di Petrocchi, non fu mai completato.

Dallo studio preliminare condotto sui testimoni della Commedia precedenti l’editio di Boccaccio (che realizzò la prima vera e propria operazione critica sul testo dantesco tramite il confronto dei manoscritti a lui accessibili e introducendovi interventi personali), Petrocchi desunse un elenco di loci (ovvero di passi del testo interessati da corruzioni ed errori) significativi per la classificazione dei testimoni della cosiddetta ‘antica vulgata’, cioè quella precedente alla prima edizione critica del Boccaccio. Giorgio Petrocchi stabilì che i ventisette testimoni da lui presi in esame -sugli oltre seicento dell’intera tradizione dantesca- potevano essere raggruppati in due famiglie: quella numericamente più consistente di tradizione toscana e quella cosiddetta ‘settentrionale’ che, spesso, si dimostrava più affidabile conservando un testo meno corrotto. Intermedio tra le due famiglie, accogliendo varianti caratteristiche dell’una quanto dell’altra, si trovava il ms. Landiano che, datato al 1336, risulta il più antico testimone della Commedia. Il codice perduto di Dante (archetipo), secondo la ricostruzione dello studioso, corrispondeva dunque all’apice di uno stemma codicum (la ricostruzione grafica, in forma di albero genealogico, che illustra in sintesi le vicende della trasmissione di un’opera) da cui si sarebbero dipartiti i progenitori (sub-archetipi) di queste due famiglie.

La ricostruzione dei rapporti di dipendenza e delle relazioni tra i testimoni della Commedia basata sul riconoscimento degli errori significativi in comune ha così permesso la restituzione di un testo che verosimilmente è più corretto e vicino all’originale di qualsiasi testimonianza superstite. Gli studi successivi alla pubblicazione de La Commedia secondo l’antica vulgata, I-IV, Milano 1966-67, hanno sottoposto a revisione parte delle conclusioni cui era giunto Giorgio Petrocchi, ma il lavoro di questo studioso non perde nulla del suo carattere fondativo per la disciplina della filologia dantesca che rimane grandemente debitrice allo sforzo di sistematizzazione e di analisi di una tradizione manoscritta tanto ricca e articolata quanto quella di una delle più alte opere della nostra letteratura nazionale.

Come magistralmente narrato nella prefazione a La Divina Commedia di Dante Alighieri nell’arte del Cinquecento : Michelangelo, Raffaello, Zuccari, Vasari, che qui viene in parte riprodotta, da parte del curatore Ricci (1858-1934), che ricordiamo come eminente archeologo e storico dell’arte, la preziosa pubblicazione del 1908 nasce con l’intento puramente estetico di ripercorrere brevemente la storia dell’iconografia che nei secoli ha accompagnato la Divina Commedia.

In particolare l’interesse del curatore è incentrato sulla produzione d’arte italiana del Cinquecento, quella cioè che egli considera il periodo d’oro dell’iconografia dantesca, perché gli eccelsi artisti di quell’epoca, tra i quali il Bronzino, Baccio Bandinelli, Piero Berrettini da Cortona, Luca Cambiaso, il Cavalier d’Arpino, Giulio Romano, Michelangelo Buonarroti, Raffaello Sanzio, Luca Signorelli, il Tintoretto, Giorgio Vasari – solo per citarne alcuni -, furono forse i soli in grado di esprimere in immagini con il più alto sentire quello che Alighieri aveva composto in versi. Ricci, a sostegno della sua asserzione, cita Ludwig Volkmann (1870-1947) e la sua Iconografia dantesca : Le rappresentazioni figurative della Divina Commedia:

“Pel nostro modo di vedere, e di sentire l’unica e vera illustrazione della Divina Commedia è e rimarrà sempre quella d’un artista, il quale sappia talmente ispirarsi dai personaggi del Poema e sappia talmente immedesimarsi colla sostanza artistica di quest’opera immortale, da saperci rendere nell’arte sua, con tutto il vigore della sua personalità artistica, ciò ch’egli ha afferrato col proprio intelletto, vissuto nella propria anima”.

Il testo di Volkmann, con il quale egli conseguì il dottorato di ricerca in storia dell’arte a Monaco nel 1892, è considerata ancora un’opera di grande rilievo ed è indubbiamente condivisibile quanto dichiarato nella citazione. Nella prefazione di Ricci sono ricordati i vari artisti del ‘500 che si sono cimentati nella prova dell’interpretazione iconografica della Commedia, ma nessuno, secondo il curatore, ha eguagliato l’arte, il genio di Federico Zuccari (1539 – 1609). Di questi, tra le terzine dantesche, sono riportate tutte le illustrazioni, che costituiscono la sua opera grafica di maggior mole.

Quando, nel 1572, venne intrapresa la decorazione interna della cupola del Duomo di Firenze, il granduca Cosimo I de’ Medici scelse come tema il Giudizio universale e ne affidò l’esecuzione a Giorgio Vasari. Alla morte di questi, nel 1575 venne chiamato a proseguire l’opera Federico Zuccari il quale nel giro di pochi anni concluse l’immenso ciclo figurativo, uno dei più grandi del mondo. In esso già erano presenti molti dei temi che verranno poi riproposti dall’artista nelle sue preziose tavole della Divina Commedia. Una decina di anni dopo, nel 1586, il pittore si recò, su invito di Filippo II, a dipingere nell’Escorial e là riprese con particolare fervore l’illustrazione della Commedia. Evidentemente l’idea di illustrare l’opera di Dante era da tempo nella mente dello Zuccari e il risultato sono ottantasette splendide ampie tavole realizzate tra il 1586 e il 1588, oggi preziosissimo patrimonio del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, dove entrarono nel 1738 grazie alla donazione di Anna Maria Luisa de’ Medici.

Queste vennero esposte soltanto in due occasioni: nella grande mostra dantesca tenuta a Firenze in Palazzo Medici-Riccardi nel 1865 e alla Casa di Dante in Abruzzo nel 1993. Nel 2021 sono state presentate, digitalizzate, nella mostra virtuale dal titolo A riveder le stelle, allestita dagli Uffizi a questo indirizzo: https://www.uffizi.it/news/ipervisione-dante-zuccari.

Perché questo accostamento delle tavole di Zuccari al testo curato da Petrocchi?

Abbiamo scritto che l’edizione del 1908 aveva un intento meramente estetico, quello cioè di offrire una edizione della Divina Commedia arricchita da quello che ancora oggi è considerato universalmente il ciclo illustrativo più importante prima dell’Ottocento. Tanto era preminente questo aspetto iconografico che mai nel volume del 1908 è citata l’editio di riferimento del testo di Dante presentato all’interno.

Dunque l’idea di Liber Liber, come omaggio al sommo poeta, è stata quella di accostare il più notevole ciclo illustrativo dantesco con l’editio curata da Giorgio Petrocchi per la Società dantesca italiana, editio che è considerata ancora una pietra miliare nei ricchissimi studi di filologia dantesca.

Sinossi a cura di Arianna Terzi e Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS.


Una presentazione della Divina Commedia di Roberto Mercadini:

Dall’incipit dell’opera:

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!

Tant’ è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.

Io non so ben ridir com’ i’ v’intrai,
tant’ era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.

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titolo:
La Divina Commedia
sottotitolo:
Edizione Petrocchi
titolo per ordinamento:
Divina Commedia (La)
descrizione breve:
Edizione Nazionale a cura della Società Dantesca Italiana. A cura di Giorgio Petrocchi.
autore:
opera di riferimento:
"Le opere di Dante Alighieri"; Edizione Nazionale a cura della Società Dantesca Italiana. Comprende: "La Commedia secondo l'antica vulgata" di Dante Alighieri, a cura di Giorgio Petrocchi, 3 volumi. A. Mondadori Editore, Milano, 1966-67.
cura:
Petrocchi, Giorgio
licenza:

data pubblicazione:
20/06/2005
opera elenco:
D
ISBN:
9788890359729
descrittore Dewey:
Poesia italiana (origini-1375)
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
POESIA / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Leonardo Costa Coscarelli, lcosta@planetarium.com.br
Vittorio Dell'Aiuto
William I. Johnston, wij@world.std.com
Ugo Santamaria
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
impaginazione:
Marco Calvo, www.marcocalvo.it
Ugo Santamaria
pubblicazione:
Marco Calvo, www.marcocalvo.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Marco Calvo, www.marcocalvo.it
Marina De Stasio, marina_de_stasio@rcm.inet.it
Claudio Paganelli, paganelli@rcm.inet.it
Catia Righi, catia.righi@risorsei.it
Raffaele Fantazzini