Emanuele Artom (Aosta, 23 giugno 1915 – Torino, 7 aprile 1944) è stato un partigiano e storico italiano.
Nacque in una colta famiglia della borghesia ebraica torinese, figlio di Amalia e di Emilio Artom, matematici ed insegnanti. Studiò al Liceo classico Massimo D’Azeglio dove fu allievo di Augusto Monti grazie al quale si avviò allo studio della cultura classica e della filosofia crociana.
Si iscrisse Università degli Studi di Torino alla facoltà di lettere nell’autunno del 1933, dove seguì i corsi di filologia romanza tenuti da Santorre Debenedetti. Si laureò a pieni voti nel 1937 con una tesi su: Il tramonto degli Asmonei, relatore lo storico di Roma antica Mario Attilio Levi.
Fu organizzatore – insieme al fratello Ennio – di un circolo culturale ebraico, a cui parteciparono molti giovani ebrei torinesi, che colpiti dalla persecuzione razziale iniziarono ad indagare sul senso della propria identità ed appartenenza. Tra essi vi erano Annamaria e Primo Levi, Livio Norzi, Guido Bonfiglioli, Giorgio Segre, Franco Momigliano e Luciana Nissim.
Dopo la morte del fratello Ennio, avvenuta per un incidente di montagna, Emanuele si ripiegò su sé stesso, dedicandosi sempre più all’attività di studio.
Si avvicinò all’antifascismo e all’attivismo politico alla fine degli anni trenta, aderendo ufficialmente nel 1943 al Partito d’Azione. All’indomani dell’8 settembre si unì ai partigiani col nome di copertura di Eugenio Ansaldi e per un primo periodo agì in qualità di delegato azionista nella formazione garibaldina comandata da Pompeo Colajanni.
Divenne Commissario Politico delle Formazioni di “Giustizia e Libertà” della Val Pellice e della Val Germanasca, passando di banda in banda, partecipando ad azioni pericolose ed a lunghe marce.
Il 21 marzo 1944 i tedeschi cominciarono il grande rastrellamento contro i partigiani della zona. L’offensiva proseguì nei giorni successivi con le pattuglie che avanzavano man mano verso l’alto della montagna.
Il 25 marzo Artom, che si trovava in compagnia di Franco Momigliano, Ugo Sacerdote, Gustavo Malan e Ruggero Levi, fu raggiunto da una pattuglia di SS italiane: Franco, Ugo e gli altri riuscirono a fuggire mentre Emanuele, sfinito, si lasciò prendere.
Scoperto come ebreo e commissario politico, fu torturato e subì indicibili sevizie. Il 31 marzo, con altri catturati Emanuele fu trasferito alle Carceri Nuove di Torino, dove una settimana dopo, il 7 aprile morì a seguito delle torture subite.
Due suoi compagni furono costretti a seppellirlo in fretta, nel corso della notte, sulle rive del torrente Sangone. Nonostante tutti gli sforzi e le ricerche fatte alla fine della guerra il suo corpo non è mai stato ritrovato.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Emanuele_Artom
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- Diari
Gennaio 1940 - Febbraio 1944