Giovanni Agamennone nacque a Rieti il 24 giugno 1858. Il padre Alessandro era notaio, la madre era Barbara Palmegiani.
A soli 16 anni perdette il padre; vinse una borsa di studio offerta dalla città di Rieti e grazie a un posto gratuito nel Collegio Sabino di Roma terminò il liceo e frequentò la facoltà di Fisica nell’Università di Roma, conseguendo la laurea nel 1884.
Fin da studente si era interessato con entusiasmo agli studi geodinamici; nel 1886 fu nominato assistente all’Osservatorio di Ischia e poco dopo nell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica a Roma.
In occasione del disastroso terremoto del 1895 a Costantinopoli si recò sul posto rimanendovi per due anni; istallò un gruppo di suoi sismografi in un padiglione appositamente costruito e istruì alcuni giovani nel nuovo campo della sismometria. Fu protagonista nell’organizzazione del servizio sismico dell’Impero ottomano, dando anche inizio alla pubblicazione di un Bollettino sismico sul quale curò la pubblicazione delle notizie sismiche fino all’inizio del ’96.
Tornò a Roma, e rimasto vacante per la morte del fondatore M. S. De Rossi il posto di Direttore dell’Osservatorio di Rocca di Papa, subentrò nel suddetto posto dopo aver vinto il concorso bandito per l’assegnazione dell’incarico.
Ideando e costruendo nuovi strumenti dei quali dotò l’osservatorio ebbe presto larga fama nel mondo; alcuni tra i massimi studiosi di sismologia come Galitzin, Omori, Wiechert, vennero in Italia per approfondire i fondamenti di quella scienza e le applicazioni e gli studi avviati da Agamennone.
L’Osservatorio di Rocca di Papa era stato scelto dal De Rossi che si ispirava però a idee ormai sorpassate ed esposte nella sua opera Meteorologia endogena. Ma la località risultò presto poco adatta per i sensibili strumenti ideati, costruiti e sistemati da Agamennone. Questi si adoperò a lungo per ottenere un trasferimento di sede ma senza risultato e l’Osservatorio si ridusse a museo di cimeli storici, sopravvivendo sino al 1929. Nei locali dell’Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica Agamennone sistemò allora un sismografo orizzontale da 20 tonnellate e ne curò con amore la prima fase del funzionamento. Alla chiusura dell’Osservatorio di Rocca di Papa fece ritorno all’Ufficio centrale di meteorologia e geofisica a Roma, come direttore del servizio sismico. Raggiunti i limiti di età, venne collocato a riposo nel 1931.
Nel corso della sua lunga carriera compì numerose missioni per studi di terremoti, fra cui quelli di Vallo Cosentino (3 dicembre 1887), dell’isola di Zante in Grecia (1893), di Reggio e Messina (28 dicembre 1908). Organizzò mostre strumentali in molte esposizioni, presentando i suoi sismografi e ottenendo lusinghiere attestazioni: Esposizioni di Torino (1898), di Parigi (1900, ove ebbe un grand prix), di Brescia (1902), di Milano (1906, medaglia d’oro), dell’Aia (1907). Fu delegato alle riunioni sismologiche internazionali di Francoforte s. M. (1904) e di Berlino (1905).
I suoi sismografi, costruiti nell’officina dell’Uff. C. di M. e G., furono adottati in numerosi osservatori italiani e stranieri.
Socio fondatore della Società Sismologica Italiana, e ne divenne Presidente, segretario e archivista; fu sempre l’animatore della Società e delle pubblicazioni da essa promosse. La sua opera instancabile di fronte alle calamità telluriche, di studioso e di consigliere nella costruzione delle opere antisismiche gli meritarono onorificenze italiane e straniere, la nomina a professore onorario nell’Università di Atene e a membro di varie società scientifiche.
La produzione scientifica dell’Agamennone è molto copiosa. Appena, laureato pubblicò una decina di lavori su argomenti di Fisica e di Meteorologia. Le successive pubblicazioni si riferiscono ai più svariati capitoli della sismologia; di esse 70 sono pubblicate nei Rend. dei Lincei, 115 nel Bollettino della Soc. Sismologica Italiana, 43 in riviste estere, 8 negli Annali dell’Uff. C. di M. e G., e una trentina in riviste varie. Le più importanti trattazioni riguardano la descrizione dei sismografi di sua costruzione, le caratteristiche dei sismografi, l’elaborazione dei dati macrosismici, la propagazione dei terremoti vicini, le variazioni dell’energia sismica lungo il cammino, le profondità ipocentrali; studiò con particolare attenzione la velocità di propagazione delle onde sismiche.
Rimase fedele ai concetti prevalenti dell’epoca dei suoi anni di più intensa attività polemizzando vivacemente nei confronti dei nuovi indirizzi della Sismologia, indirizzati ad attribuire profondità molto più grandi agli ipocentri sismici. Per lui la determinazione delle profondità ipocentrali rimaneva di valore limitato e non superiore ai 15-20 km. Successivamente fu possibile accertare che arrivano invece fino a profondità di 750 Km. Ugualmente polemico fu verso i tentativi di predizione su terremoti futuri, poiché secondo lui la scienza non poteva essere ancora in grado di formulare ipotesi attendibili in tal senso, ipotesi che servono solo a turbare la tranquillità del pubblico.
Morì a Roma il 3 ottobre 1949.
Per una bibliografia abbastanza esaustiva cfr.:
- Il progetto Tromos, http://storing.ingv.it/tromos/comments/COMM01005.htm
Fonti:
- Giovanni Agamennone nel suo 90° compleanno, in «Geofisica pura e applicata», Vol. XII, Fasc. 3-4, Giugno 1948.
- A. Serpieri: Il terremoto di Rimini della notte 17-18 marzo 1875 e considerazioni generali sopra varie teorie sismologiche. Urbino 1878.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La registrazione dei terremoti
L’autore illustra con descrizioni precise e efficaci illustrazioni il funzionamento dei principali apparecchi sismografi in uso al principio del XX secolo (il testo è del 1906) e fa anche una interessante panoramica storica sull’evoluzione degli apparecchi per misurare e registrare i terremoti.