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Dall’incipit del libro:
TRASSE il mio cor à sospirar sovente
L’altrui sventure, e i dolorosi stridi
Il fiero stuol, che gia cotanto ardio:
Che veggendo servil Barbara gente
Tinger del nostro sangue i nostri lidi,
E qual Tigre, o Leon digiuno e rio
Cercar l’ovil di Dio,
E in Pafo, e in Cnido svelti i mirti, e i lauri,
E i suoi ricchi tesauri,
E le corone a Salamina colte,
E ‘n vil giogo rivolte
E spenta la sua dolce libertate,
Arsi non men di duol, che di pietate.
Da l’Oriente più non venia il Sole
Né ‘l pianeta d’amor, né i chiari giorni,
Ma di turbati venti atra procella
Et havea sgombre l’erbe, e le viole
Da i nostri dilettosi almi soggiorni.


