Giuseppe AcerbiGiuseppe Acerbi nacque a Castel Goffredo, in provincia di Mantova, nel 1773, figlio del colonnello Giacomo Acerbi (1740-1811), di antica famiglia mantovana e della nobildonna Marianna Riva di Castel Goffredo. Ebbe una prima istruzione dai genitori, poi dall’abate Saverio Bettinelli, in pieno spirito illuminista. Si laureò in legge a Pavia nel 1794.

La sua formazione e i suoi interessi lo provvidero di una cultura poliedrica, dalle scienze naturali alla musica, dal disegno alle lingue moderne, ecc.. Era dotato poi di una grande capacità organizzativa. Questo bagaglio lo aiutò quando, nel 1798, intraprese, insieme con Bernardo Bellotti, figlio di un banchiere bresciano, un viaggio per l’Europa fino a Capo Nord, attraverso il nord della Finlandia, unendosi in Svezia alla spedizione del colonnello Anders Fredrik Skjöldebrand. Egli dichiarò di essere il primo italiano ad aver raggiunto il Capo Nord. Questo è vero se si parla di un viaggio via terra. In realtà il primo italiano ad essere giunto a Capo Nord, via mare, fu Francesco Negri nel 1666; ma probabilmente Acerbi non era a conoscenza del Viaggio settentrionale di Negri, assente forse dalla sua ricchissima biblioteca.

Al suo ritorno pubblicò, nel 1802 a Londra in lingua inglese, il resoconto del viaggio, Travels through Sweden, Finland and Lapland, to the North Cape in the years 1798 and 1799, nel quale sono raccolte le sue osservazioni sui costumi delle popolazioni, sulla letteratura, la musica popolare e la botanica. Questa esperienza ed il racconto di essa gli diedero fama e notorietà, gli aprirono le porte dei salotti mondani ed egli ebbe modo di conoscere personaggi illustri come Goethe, Madame de Staël, Malthus, Klopstock ed anche, in qualità di addetto alla legazione della Repubblica Cisalpina, Napoleone.

Il libro tuttavia conteneva anche pesanti critiche alla Svezia ed il governo svedese protestò vivamente con il governo francese per il quale Acerbi ricopriva un incarico diplomatico. Conseguenze immediate furono l’arresto di Acerbi a Parigi, il sequestro dei diari e il ritorno a Castel Goffredo, dove il giovane gentiluomo cominciò a prendersi cura dei suoi poderi e a piantare vitigni. Divenuto proprietario della più grande raccolta di viti che forse potesse vantare un privato in Italia, propose un metodo di classificazione basato su pochi caratteri essenziali emergenti in ogni specie di uva e contribuì alla scelta di quelle poche specie che permisero anche all’Italia una produzione di vini tipici pregiati. Nella primavera del 1803 fu iniziato alla Massoneria nella Loggia “Les Elèves de Minerve”.

Certo rimase in lui il rancore per l’umiliazione subita in Francia. Le sue opinioni politiche pertanto subirono una sterzata; nel 1814 presenziò al Congresso di Vienna e ottenne da Metternich la nomina di console d’Austria a Lisbona, dove peraltro non si recò mai. Restò in Italia, a Milano, per dirigere il mensile “Biblioteca Italiana”. Da appena due anni era terminato a Milano il periodo napoleonico ed era tornato il dominio austriaco: molti valenti scrittori non furono favorevoli al nuovo cambio di regime. Per attirare almeno le simpatie di quegli scrittori che si erano vagamente opposti al dominio francese, gli austriaci decisero di finanziare una rivista letteraria, appunto la “Biblioteca Italiana”.

La rivista iniziò le pubblicazioni il 1 gennaio 1816. La direzione fu offerta in prima istanza a Ugo Foscolo ma, quando egli seppe che avrebbe dovuto giurare fedeltà all’imperatore d’Austria, scelse l’esilio. Fu poi chiamato Vincenzo Monti, che accettò solo di comparire come collaboratore di Acerbi, che divenne dunque direttore. Anche Manzoni fu invitato a collaborare ma rifiutò. Tutti i delegati dell’impero furono costretti a sottoscrivere un abbonamento alla rivista e quindi Acerbi ebbe a disposizione cospicue risorse economiche. Tuttavia egli era obbligato a destreggiarsi tra continue censure, su infiniti argomenti, da parte dei finanziatori austriaci, e i dinieghi alla cooperazione da parte dei migliori talenti italiani, nonostante la rivista fosse la prima a pagare gli articoli pubblicati. Malgrado gli austriaci cercassero, anche con questa rivista, di sollecitare la vita culturale milanese a loro favore, non riuscirono a suscitare un vero consenso: nel 1840 la rivista fu soppressa, per non aver assolto lo scopo per il quale era stata ideata.

Nel 1825 Acerbi fu nominato console austriaco in Egitto e nel 1926 lasciò la direzione della “Biblioteca Italiana”. Dal 1828 al 1829 fece parte della famosa spedizione di Jean-François Champollion (1790-1832) e visitò l’Egitto e la Nubia, raccogliendo ricco materiale archeologico. La missione scientifica franco-italiana è legata in particolare al nome del giovane archeologo francese, anche se ne fecero parte, tra gli altri, Ippolito Rosellini (1800-1843), considerato il padre dell’egittologia italiana, e Acerbi, col quale Champollion rimase in contatto epistolare. La spedizione fruttò un’enorme messe di note, traduzioni, testi e altro materiale e fu molto importante per l’avanzamento degli studi sull’antico Egitto.

Nel 1834 per una malattia agli occhi fu costretto a rientrare in Italia e per due anni fu consigliere del governo austriaco a Venezia. Nel 1836 si ritirò definitivamente a Castel Goffredo, occupandosi di amministrare i suoi beni, allevare bachi da seta a livello industriale ed elaborare i suoi diari di viaggio in Egitto, che rimasero inediti per la sua morte sopravvenuta nel 1846.

Nonostante la fama di Acerbi in Italia abbia sofferto per la sua adesione all’occupazione austriaca, i suoi interessi come viaggiatore ed esploratore restano importanti. Due furono i momenti fondamentali: il viaggio a Capo Nord via terra e la spedizione in Egitto. In Finlandia Acerbi si documentò su vita e costumi e raccolse testi di poesie, di poemi epici e di canzoni popolari anche religiose. In quel paese la figura del giovane avventuroso italiano è abbastanza nota: secondo la guida Lonley Planet la sigla della radio di Stato finlandese è tratta da una sua melodia. Nelle esplorazioni in Egitto e Nubia ebbe modo di collezionare una notevole raccolta archeologica, che nel 1840 donò alla città di Mantova. Oggi la sua collezione è interamente esposta nella Raccolta egizia Giuseppe Acerbi di Palazzo Te, dove è anche collocato il Ritratto di Giuseppe Acerbi di Luigi Basiletti, del 1826, che è riprodotto in questa pagina. L’opera ritrae Acerbi in uniforme di console generale d’Austria ad Alessandria d’Egitto ed è pervenuta alla città di Mantova nel 1876 per legato testamentario. I taccuini manoscritti dei viaggi di Giuseppe Acerbi sono conservati alla Biblioteca comunale di Mantova. La loro edizione critica è stata curata tra il 1996 e il 2005 dalla sezione di Lingua a cultura italiana dell’Università di Turku, in Finlandia.

Scritti, oltre ad alcune composizioni musicali (un esempio è qui):

  • Travels through Sweden, Finland and Lapland to the North Cape in the years 1798 and 1799, London, Joseph Mawman, 1802, 2 vol.;
  • Vues de la Suède, de la Finlande, et de la Laponie, depuis de Détroit du Sund jusqu’au Cap Nord, composant un atlas de vingt-quatre planches dessinées sur les lieux, gravées à Londres par les meilleurs artistes d’après les dessins originaux, avec un texte explicatif. Par Joseph Acerbi, Paris, Didot, 1803;
  • Voyage au Cap Nord par la Suède, la Finlande et la Laponie, Paris, Levrault et Schoell, 1804, 4 vol.;
  • Tentativo di una classificazione geoponica delle viti, per servire di base alla descrizione di tutte le varietà tanto italiane che straniere, Milano, dall’I. R. Stamperia, 1825;
  • Viaggio al Capo Nord fatto l’anno 1799, compendiato e per la prima volta pubblicato in Italia da Giuseppe Belloni antico militare italiano, Milano, Sonzogno, 1832;
  • Viaggio a Roma e a Napoli, 1834;
  • Il Giornale di Vienna di Giuseppe Acerbi: settembre-dicembre 1814, a cura di Manlio Gabrieli, Milano, 1972.

Fonti

Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Viaggio al Capo Nord fatto l'anno 1799
    Oggi, al tempo di mille guide piene di informazioni e di immagini, di internet, di un mondo in cui viaggiare è sempre più facile, rileggere questi resoconti di viaggio ha un interesse straordinario perché costituiscono una vivacissima testimonianza storica, narrata in prima persona, non solo del grande Nord 'fotografato' alla fine del '700 ma anche perché ci fa rivivere l'avventura di viaggiare oltre due secoli fa.
 
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Giuseppe Acerbi
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Acerbi, Giuseppe
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