Dall’incipit del libro:
Benché da te me senta incitato a non tacere in queste quello che io in altre mie, quali da Firenze a te scrissi, lettere, solo per non dare occasione a chi forse così volessi me esser qui riputato mordace e maldicente, però volentieri tacea, pure a me, a cui tuoi detti e fatti sempre piacquono, le tue ultime brevissime lettere furono non ingioconde. Nell’altre mie, quanto estimava, assai copioso recitai quanto a ogni nobile e prestantissimo ingegno, quale affermo essere il tuo, questa cura amatoria sia pestifera al tutto e perniciosa. Riconoscesti in quanti modi questo lascivo ardore dell’amore disturbi e perverta qualunque pubblica e privata impresa e onorata faccenda. Né credo indi fusse da dubitare che l’animo, occupato e oppresso da quella molestia assidua certo e grandissima dell’amore, mai potea vivendo così vendicarsi in degna alcuna fama, o salire in qual si sia onesto e laudato grado d’onore e autorità.




