Il testo è disponibile sia in versione latina sia nella traduzione italiana, ed è arricchito da numerose immagini.
Si ringraziano la Ce.S.M.E.T. Editrice e il prof. Antonio Videtta per aver consentito l’uso della traduzione e dell’apparato critico.
Dall’incipit del libro:
I MOTIVI
Strani destini ci legano a volte col più saldo dei nodi a cose imprevedibili, nei più imprevedibili modi. Questa sonora e simpatica locuzione latina – de equo animante – mi sta negli orecchi e, quasi ormai posso dire, fa parte di me, da una vita.
Appresa già di volata nei banchi del liceo, ne ricevetti una più incisiva cognizione al mio ingresso in Istituto per bocca di Valerio Mariani; il quale nel suo frequentissimo discorrere di cose del Rinascimento, non mancava mai di citarla ogni volta che se ne presentasse propizia l’occasione, affascinato dal peregrino testo albertiano che così si intitola per implicazioni forse un po’ mitizzate, quasi che il “Vitruvio moderno” fosse stato in quest’opera anche un rinato Virgilio e l’opera stessa una intatta e riposta ramificazione dell’oro delle Georgiche; ma più ancora per un segreto trasognamento legato, questo, alle memorie della sua giovinezza, alla scuola di Adolfo Venturi, quando – a sentire i suoi racconti – sembrava quasi avere intravisto nel raro scritto albertiano qualcosa di ancestrale e di favoloso. Le due suggestioni – autobiografica e letteraria – probabilmente si confondevano nel ricordo, perché in realtà egli non era mai più ritornato su quel testo in maniera razionale e concreta.


