Tratto dall’Editio Princeps del 1534.
Dall’incipit del libro:
ANTONIA. Che hai tu Nanna? Pàrti che cotesto tuo viso imbriacato ne’ pensieri si convenga a una che governa il mondo?
NANNA. Il mondo, ah?
ANTONIA. Il mondo, sì. Lascia star pensierosa a me che, dal mal francioso in fuora, non trovo cane che mi abbai, e son povera e superba, e quando io dicessi ghiotta non peccherei in spirito santo.
NANNA. Antonia mia, ci sono dei guai per tutti, e ce ne son tanti dove tu ti credi che ci sieno delle allegrezze, ce ne sono tanti che ti parria strano; e credilo a me, credilo a me, che questo è un mondaccio.
ANTONIA. Tu dici il vero ch’egli è un mondaccio per me, ma non per te che godi fino del latte della gallina, e per le piazze, e per l’osterie, e per tutto non si ode altro che Nanna qua e Nanna là; e sempre la casa tua è piena come l’uovo ché tutta Roma ti fa itorno quella moresca che si suole veder far dagli Ongari al giubileo.


