Saggio scritto a Siena nel 1777 all’età di 28 anni; stampato per la prima volta nel 1790 presso Baumarchais a Kehl (Strasburgo) con la falsa data 1809, ma non reso pubblico; pubblicato in realtà nel 1800 all’insaputa e con dispetto dell’autore, per iniziativa di un libraio parigino.
Nota: il testo di riferimento (BUR, 1996) riporta soltanto accenti gravi, all’uso antico; sono state normalizzate le “e” accentate in acute dove necessario. Il testo di riferimento riporta inoltre “sè” accentato anche se seguito da “stesso” o “medesimo”; in quei casi si è trascritto “se” non accentato.
Dall’incipit del libro:
Il definire le cose dai nomi, sarebbe un credere, o pretendere che elle fossero inalterabilmente durabili quanto essi; il che manifestamente si vede non essere mai stato. Chi dunque ama il vero, dee i nomi definire dalle cose che rappresentano; e queste variando in ogni tempo e contrada, niuna definizione può essere più permanente di esse; ma giusta sarà, ogni qualvolta rappresenterà per l’appunto quella cosa, qual ella si era sotto quel dato nome in quei dati tempi e luoghi. Ammesso questo preamboletto, io mi era già posta insieme una definizione bastantemente esatta e accurata del tiranno, e collocata l’avea in testa di questo capitolo: ma, in un altro mio libercolo, scritto dopo e stampato prima di questo, essendomi occorso dappoi di dover definire il principe, mi son venuto (senza accorgermene) a rubare a me stesso la mia definizione del tiranno.




