Una delle prime opere del prolifico romanziere Anton Giulio Barrili, l’edizione digitale di questa novella è introdotta da una prefazione di Gerolamo Boccardo, il primo estimatore del Barrili, che già nel 1868 citava quattro novelle, tra cui appunto Capitan Dodero (uscito nel 1867), come meritevoli di essere conosciute ed apprezzate dai lettori italiani, alla pari di altre opere straniere che il pubblico leggeva volentieri.
La prefazione, così lusinghiera per l’autore, ha però una caratteristica che a molti lettori potrebbe suggerire di saltarla: fa uno spoiler della vicenda! Cosa che in questa breve sinossi ci guarderemo bene dal fare.
La novella è un flashback dell’ormai anziano capitano, che non si fa pregare dagli amici per raccontare una delle sue avventure: questa è particolarmente drammatica, perché narra del tragico naufragio nell’Oceano Pacifico della Stella del Mare, e delle peripezie dell’allora giovane e biondo marinaio su un’isola abitata da feroci antropofagi. Lo salva l’amore a prima vista che la figlia del capo, la bellissima Rugiada del mattino, concepisce per lui.
Il paragone con Gli ammutinati del Bounty (altro libro che si trova in formato digitale su Liber Liber) è d’obbligo. Sono due racconti di marineria, accurati nelle descrizioni della vita di bordo e delle tempeste, e contengono anche una storia d’amore: da una parte Fletcher Christian e Maimiti, dall’altra Mauro Dodero e Rugiada del mattino. Qui però finiscono le analogie: il primo volume, molto corposo, si basa su un fatto storico, mentre questa novella è frutto di fantasia; opposto è anche il tono usato dagli autori, drammatico il Bounty, più sereno quello del Barrili.
Infine, come omonima del protagonista, mi corre l’obbligo di precisare che, se questo capitan Mauro Dodero è frutto della fantasia di Barrili, numerosi suoi omonimi si sono distinti tra le onde del Mar Ligure, e non solo, a bordo di imbarcazioni di ogni tipo: basta visitare la chiesa di S. Antonio di Boccadasse per vedere raffigurati, negli ex-voto, quali e quante navi furono comandate, nel corso dei secoli XV-XXI, da marinai di nome Dodero!
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Perchè mai l’Italia è, fra le culte nazioni di Europa, quella che piglia la parte minore in quel tutto moderno, e così caratteristico movimento della vivente letteratura, che si manifesta sotto la forma del Romanzo? – Mentre la Germania, l’Inghilterra, la Francia veggono ogni settimana uscire dalle loro tipografie a dozzine, a centinaia i volumi di novelle, di racconti, di leggende, perchè mai l’Italia conta a stento due o tre pubblicazioni di questa fatta nel giro di più anni, ed è costretta a contentarsi di millantare, forse un tantino più del dovuto, i tre o quattro lavori comparsi in sul cominciare della presente generazione? – E quando nei romanzi delle altre nazioni noi veggiamo riprodursi, come in fedele specchio, il loro speciale carattere, talchè la storia, i costumi, le tendenze, i vizi, la civiltà della Francia, della Gran Bretagna, della Germania appariscono sovente assai meglio dai libri dei Dumas e dei Sue, dei Thackeray e dei Dickens, degli Tschokke e degli Auerbach, che non dalle voluminose biblioteche dei loro eruditi e dei loro statisti, come mai non esiste una scuola romantica veramente italiana e quel tanto che ci ammaniscono i nostri romanzieri non è, con poche, pochissime eccezioni, fuorchè una magra, sbiadita ripetizione, una fredda e povera rimaneggiatura di forme e di tipi d’oltremonte e d’oltremare?…..

