La vicenda amorosa narrata nel romanzo, edito nel 1881, è ambientata per la gran parte a Montecatini, nella Valdinievole, una delle più note ed amate stazioni termali, frequentate per le acque ma non solo, che ebbero il massimo fulgore tra ‘800 e ‘900 ed oggi sono state riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Meta del gran mondo, di intellettuali, di donne bellissime ed elegantissime, di politici, di giovani in caccia di amori, la cittadina fa da sfondo, con i suoi olezzanti giardini, le passeggiate, i padiglioni sontuosi delle terme e dei rinfreschi, allo svolgersi di una passione.
Attrici ed attori in scena sono due bellissime, Elena e Camilla, le più contese e ricercate del gruppo, la prima regolarmente e felicemente coniugata ‒ ma qualche amoretto ci può sempre scappare ‒, la seconda giovane vedova, tanto bella quanto sventata ‒ ma è veramente poi così sventata? ‒ e il coro degli uomini, mariti, potenziali amanti, anziani e fedeli amici, “Alcibiadi rimessi a nuovo”. A contendersi la bella tra le belle un nerd d’antan, Aldo De Rossi, serio, posato, «non un letterato, Dio guardi, ma aveva letto molto e parlava con un certo calore de’ suoi autori prediletti», e il contino Anselmi, «un capo scarico, un matto grazioso, che passava la sua vita in società come una farfalla tra i fiori».
Ma protagonista è senza alcun dubbio lo scrittore, la voce narrante che racconta la storia d’amore esclusivo «o tutto o nulla» con uno stile spigliato e fluido, abile nella ricerca e nello sviluppo di un intreccio e di un dialogo sempre brillanti, ammiccando spesso ‘in camera’ per mantenere un continuo vivo contatto con lettrici e lettori. La narrazione vivace e la perizia nel descrivere luoghi ‒ il Tettuccio, i giardini termali ‒ e situazioni ne fanno un vero testimone oculare degli eventi.
Capace di sviluppare un suo proprio stile, in particolare in questo romanzo rivela una particolare sensibilità nel raccontare, con toni garbati, un gradevole e sicuramente inaspettato esempio di relazioni femminili.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
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Dall’incipit del libro:
Senza fiori nascosti nella sottoveste, ma con un volumetto tra mani e liberamente in mostra per ogni genìa di curiosi, Aldo De Rossi era andato, verso le tre del pomeriggio, a far visita alla signora.
Non istate a credere che io voglia entrare così leggermente in materia, defraudandovi del nome di lei. Non mi avviene sempre di sapere quel che si deve a Cesare; ma ho sempre saputo quel che si deve ai lettori, e sopra tutto alle lettrici. Vi dirò dunque che la signora si chiamava Elena Vezzosi, e meritava così il suo nome di battesimo come quello della famiglia in cui era entrata da otto a nove anni; di guisa che si soleva dire, senza aver l’aria di farle un complimento, che l’uno e l’altro dovevano essere stati inventati a bella posta per lei. La signora Elena era bellissima dalla punta dei capegli a quella dei piedi, ed io lascio pensare a voi che sorte d’elettricità dovesse sprigionarsi da quelle due punte. A farvela breve, ella possedeva tutte le attrattive, della bellezza e dello spirito. Eppure, non si conosceva che avesse un amante; la qual cosa parrà strana, con la facilità che hanno le donne di trovarsene sempre uno tra’ piedi, e con quell’altra, anche maggiore, di vedersene imprestare una mezza dozzina. Ma, strano o no, il fatto era questo, e si vedeva chiaro che la signora Elena non amava nessuno. Di certo, non l’aveva detto, o lasciato sperare ad anima viva; tanto che le male lingue avevano finito col dire che ella amava solamente sè stessa. Già, tutte così, quando sono troppo belle, e quando lo specchio è li per farne testimonianza, tanto più credibile quanto meno interessata.

