Aurelio Angelo Bianchi-GioviniAurelio Bianchi-Giovini (Como, 25 novembre 1799 – Milano, 16 maggio 1862) è stato un pubblicista e polemista anticlericale italiano. Nacque a Como, da Francesco Bianchi e Maria Zoini. Venne inviato dalla famiglia a Milano come commesso apprendista di negozio, poi a Vienna, per apprendervi la lingua tedesca. Qui si rese sospetto alla polizia austriaca che, dopo breve tempo, lo obbligò a rientrare in Lombardia.

Per sfuggire alla persecuzione della polizia imperiale, nel 1830 si trasferì a Capolago, nel Canton Ticino, presso la Tipografia Elvetica. Ivi cominciò a collaborare ad alcuni giornali, prima (1831-32) come redattore dell’Ancora, giornale di ispirazione moderata. Si segnalò, subito, per una linea fortemente anticlericale, testimoniata da un opuscolo del 1832 intitolato “Confutazione delle quattro petizioni presentate da alcuni ecclesiastici al Gran Consiglio“, edito dalla Tipografia Elvetica di Capolago. Nel 1834 pubblicò a Capolago, la traduzione italiana della “Storia della Repubblica di Venezia” del francese Pierre-Antoine Daru, che descriveva Venezia retta da un regime cupo e oppressivo.

Nel 1835 (e sino al 1837) fu tra i fondatori del “Repubblicano della Svizzera italiana“, organo del partito radicale al potere, dalle cui colonne condusse una serrata polemica anticlericale, sfociata in numerosi processi penali. Nel 1837 diede avvio alla pubblicazione, presso la Tipografia Elvetica, della “Storia dei papi“. L’opera, frutto di una grande erudizione, rappresenta, ancor oggi, una pietra miliare della polemica anticattolica italiana. La Storia si sarebbe completata in 12 volumi, che la Tipografia Elvetica, riprese nel 1850, mai terminati. Nel 1836, pubblicò una prima versione della Biografia di Fra’ Paolo Sarpi.

I due testi contribuirono a determinare, nel 1839, la sua espulsione dal Cantone per la violenza del suo anticlericalismo. Dove pure aveva sposato Maria Bellasi, di Mendrisio. Riparò dapprima a Grono, nel Canton Grigioni, ove non prese l’occasione di aprire una memorabile polemica con il capitano Filippo de Sacco di Grono, in particolare sull’immunità ecclesiastica. Si trasferì, poi, a Zurigo. Di qui decise di profittare, nel 1842, dell’amnistia decretata nel Lombardo-Veneto austriaco, sin dal 1838, a seguito dell’incoronazione di Ferdinando I. Giunto a Milano, Giovini si dedicò agli studi storici.

Nel 1842 uscì una Istoria critica della Chiesa greco-moderna e della Chiesa russa. Nel 1844 pubblicò in Milano, presso Pirotta, una fondamentale Storia degli Ebrei e delle loro sette e dottrine religiose durante il Secondo Tempio, la prima opera del suo genere in Italia, ed una delle prime in Europa, a trattare in forma non apologetica della vita religiosa del giudaismo al tempo di Gesù ed a entrare in dialogo diretto con la nascente storiografia ebraica contemporanea, ospitando in appendice un lungo saggio del rabbino Samuel David Luzzatto. Sempre nel 1844 escono, presso Civelli, altre due opere di Giovini: Idee sulle cause della decadenza dell’Impero Romano in occidente Milano nonché Pontificato di san Gregorio il Grande. Nel 1845 un notissimo Esame critico degli atti e documenti della papessa Giovanna e la Critica degli Evangeli (1855). Iniziò una Storia della Lombardia e terminò un notissimo Lessico della Lombardia.

In seguito si trasferì a Torino, dove assunse, nel 1848, la direzione del foglio L’Opinione, che tenne sino al giugno del 1852, fondato il 26 gennaio dello stesso anno da un gruppo di moderati di sinistra, che comprendeva Giacomo Durando, Massimo Cordero di Montezemolo, Urbano Rattazzi, Giuseppe Cornero e Giovanni Lanza.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Aurelio_Bianchi-Giovini

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autore:
Aurelio Angelo Bianchi-Giovini
ordinamento:
Bianchi-Giovini, Aurelio Angelo
elenco:
B