Il Quartetto per archi n. 2 in la minore di Béla Bartók fu scritto tra il 1915 e l’ottobre 1917 a Rákoskeresztúr, in Ungheria. È uno dei sei quartetti per archi composti da Bartók. In una lettera ad André Gertier, Bartók descrisse il primo movimento come in forma di sonata, il secondo come “una sorta di rondò” e il terzo come “difficile da definire”, ma forse riconducibile a una forma ternaria.
Zoltán Kodály, che considerava i tre movimenti di questo quartetto come “episodi di vita”, vi sentiva nel primo movimento una “vita pacifica”; e nonostante le sue emozioni tumultuose, il movimento lascia effettivamente un’impressione di tranquillità alla fine. L’ultimo movimento, cupo e intenso (Kodály lo interpretava come “sofferenza”), è particolarmente funebre, poiché è tanto immobile quanto il secondo è animato. Lunghi passaggi sono ritmicamente statici, e le sezioni in movimento sono spesso interrotte da silenzi.
L’opera fu dedicata al Quartetto d’archi Waldbauer-Kerpely, che la eseguì in prima assoluta il 3 marzo 1918 a Budapest. Fu pubblicata per la prima volta nel 1920 dalla casa editrice Universal Edition.
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://en.wikipedia.org/wiki/String_Quartet_No._2_(Bartók)
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