Il Quartetto per archi n. 4 in do maggiore di Béla Bartók fu composto tra luglio e settembre del 1928 a Budapest. È uno dei sei quartetti per archi scritti da Bartók.
L’opera è dedicata al Quartetto Pro Arte, ma la sua prima esecuzione pubblica fu affidata al Quartetto Waldbauer-Kerpely, il 20 marzo 1929 a Budapest. Fu pubblicata per la prima volta nello stesso anno dalla casa editrice Universal Edition.
Uno studio sulle fonti manoscritte, pubblicato da László Somfai, ha rilevato che Bartók inizialmente intendeva scrivere il quartetto in quattro movimenti, non cinque. Quest’opera, come il Quartetto per archi n. 5 e diversi altri brani di Bartók, presenta una forma ad arco — il primo movimento è tematicamente collegato all’ultimo, il secondo al quarto, mentre il terzo movimento è indipendente. Inoltre, i quattro movimenti esterni presentano sforzando ritmici che li collegano ciclicamente nelle loro sezioni culminanti.
Il quartetto condivide un linguaggio armonico simile a quello del Quartetto n. 3 e, come in quel caso, è stato suggerito che Bartók sia stato influenzato dalla Lyric Suite di Alban Berg (1926), che aveva ascoltato nel 1927. Il quartetto impiega numerose tecniche strumentali estese. Per l’intero secondo movimento, tutti e quattro gli strumenti suonano con la sordina; l’intero quarto movimento è invece eseguito in pizzicato. Nel terzo movimento, Bartók talvolta indica di eseguire le note tenute senza vibrato, e in vari punti richiede glissandi (scivolamenti da una nota all’altra) e il cosiddetto pizzicato Bartók o snap pizzicato, una tecnica in cui la corda rimbalza contro la tastiera dello strumento.
Il vocabolario musicale di Bartók, particolarmente evidente nei suoi quartetti per archi, si distacca dall’uso tradizionale delle tonalità maggiore e minore, concentrandosi maggiormente sulla scala cromatica e cercando di utilizzare ogni nota in modo uguale. Tuttavia, Bartók non adotta un sistema seriale, ma suddivide la scala cromatica in unità simmetriche, con centri tonali basati su “assi di simmetria”. Egli impiega anche scale esatonali, pentatoniche, ottatoniche, oltre a scale diatoniche e eptatoniche seconda, tutte come sottogruppi della scala cromatica. L’uso di queste scale gli permise di integrare un’ampia varietà di musica folklorica in un sistema armonico ampliato. I suoi studi originali e gli arrangiamenti di numerosi esempi raccolti durante le sue esplorazioni nelle campagne ungheresi e nell’Europa orientale e centrale furono infatti una grande influenza sul suo vocabolario musicale espanso.
Bartók ebbe a lungo una forte fascinazione per la matematica e il suo rapporto con la musica. Sperimentò l’integrazione della sezione aurea e della sequenza di Fibonacci nelle sue composizioni. Anche se queste strutture non sono ovviamente evidenti nel Quartetto per archi n. 4, Derek Locke ha proposto che il quartetto sia strutturato utilizzando sia la sezione aurea che numeri della serie di Fibonacci. Secondo lui, l’uso di questi elementi non fu tanto una ricerca di “proporzioni estetiche”, quanto un modo per evitare l’arbitrarietà nella composizione.
I movimenti I e V condividono motivi simili; il secondo tema del primo movimento è ben riconoscibile nel quinto. Anche i movimenti II e IV condividono idee simili, ma possono essere considerati variazioni su temi già esposti, ampliando e sviluppando materiali già presenti nel primo e quinto movimento. Il movimento III, invece, si differenzia dagli altri per la sua scrittura sottile e silenziosa.
La simmetria tra i movimenti non si limita ai temi: anche la durata dei movimenti mostra simmetria. Il primo, terzo e quinto durano ciascuno circa sei minuti, mentre il secondo e il quarto sono più brevi, circa tre minuti ciascuno.
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://en.wikipedia.org/wiki/String_Quartet_No._4_(Bartók)
lista di esecuzione:
formato MP3
formato FLAC