Il testo, redatto agli inizi del XIV secolo, è presente in un solo manoscritto che, provenendo dal Fondo Lucarelli di Gubbio (da qui il nome ancora usato di “Bestiario moralizzato di Gubbio”), è ora conservato a Roma, presso la Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele, 477 V.E., ff. 113r-127v.
Dall’incipit del libro:
Lo lion è de sì nobil natura,
de n ïuna altra fera à semeliança.
Ne le montangne di maiure altura
usatamente si fa demorança;
à de l[o] caciatore tal paura
ke per scanpare pilia sutiliança,
e tanto la sua andata cela e scura,
ke non pò[ne] vedere homo senblança.
Per lo leone si dee entender Cristo,
per la montagna ‘l cielo onde descese,
e per lo caciatore lo Nemico
lo qual fo de la Sua venuta tristo,
kè li tolse l’anime kavea prese
e non podean scanpar per altro amico.

