Bruno BarilliBruno Barilli nacque a Fano il 14 dicembre 1880, secondogenito dopo Arnaldo (che fu critico d’arte oltre che storico letterato e poeta) e prima di Latino, unico a seguire l’attività di pittore del padre Cecrope. La famiglia paterna era tuttavia parmense. Bruno nacque a Fano perché la mamma marchigiana, Anna Adanti, volle sgravarsi nella sua casa di origine assistita dalla madre contessa Clelia Chiocci. Tornò dopo pochi mesi a Parma dove Bruno risiedette per i suoi primi venti anni di vita.

Dopo l’istituto tecnico – dove ebbe per insegnanti due poeti come Oreste Boni e Alberto Róndani e che abbandonò dopo due anni – iniziò a studiare composizione musicale al Conservatorio Arrigo Boito dove ebbe per insegnante Telesforo Righi. Proseguì gli studi musicali alla Dirigentschule e alla Akademie der Tonkust di Monaco di Baviera dal 1901, e tra suoi insegnanti vi furono Felix Mottle, Gluth e Thuille; ottenne il diploma in composizione nel 1903. A Monaco Barilli conobbe la studentessa serba Danitza Pavlovic (nipote del re Pietro Karađorđević), che poi sposò e dalla quale ebbe una figlia, la pittrice Milena Pavlović-Barilli.

Tornato in Italia nel 1910, iniziò la realizzazione di Medusa, un’opera in tre atti su libretto di O. Schanzer; con quest’opera nel 1914 vinse a Milano il concorso Mac Cormick, ma il lavoro fu rappresentato solo 24 anni dopo, nel 1938 a Bergamo. Discorde la versione del fratello Arnaldo che afferma che le indiscrezioni della vigilia lo avevano dato come vincitore del concorso ma che il premio di 20.000 lire venne poi assegnato ad un altro concorrente.

Dopo Medusa compose Emiral – ispirato a una leggenda balcanica – per il quale fu autore anche del libretto e con questo riuscitissimo lavoro ottenne premi e riconoscimenti, tra i quali, nel 1923, quello di un noto concorso romano per opere musicali presieduto da Giacomo Puccini, fatto che gli aprì l’opportunità della rappresentazione nel 1924 al teatro Costanzi di Roma.

Nel 1912 ebbe incarico dal direttore di “La Tribuna” di inviare dei servizi sulle guerre balcaniche, poiché si recava contestualmente a trovare la moglie a Poíarevac. Questi servizi, oltre ai successivi del 1914 e 1915 sulla guerra austro-serba e lo scoppio della prima guerra mondiale – commissionati dal “Corriere della Sera” e “Il resto del Carlino” – trovarono posto, anni dopo, nel volume Il viaggiatore volante. Questi suoi primi reportages di viaggio furono in pratica il passaporto con il quale entrò nel mondo del giornalismo e della letteratura.

Tra il 1915 e il 1916 iniziò a tenere sul giornale romano “La Concordia” la rubrica di critica musicale, nella quale ebbe modo di interpretare la materia alla sua maniera immaginifica e decisamente anticonformista, per cui, oltre all’opera oggetto di critica, diveniva creazione artistica il suo commento.

Nel 1919 Barilli fondò a Roma, dove si era intanto trasferito, la rivista “La Ronda”, insieme agli amici Bacchelli, Montano e Saffi, mantenendo una rubrica dal titolo Delirama. Questi articoli verranno radunati in volume già nel 1924. In questa fase, da ammiratore incondizionato della musica tedesca e di Wagner in particolare, divenne cultore della melodia di Rossini, Bellini e Verdi. Di quest’ultimo il Barilli fu tra i primi a indicare lo straordinario valore.

Nonostante la sincera vocazione musicale, la sua attività di compositore venne di fatto accantonata, sovrastata da quella di scrittore; la sua attività giornalistica, proprio a causa della sua vena innovatrice e genuinamente originale, era del tutto coincidente con quella di scrittore. Tra il 1925 e il 1933 collaborò con “Il Tevere”, la “Gazzetta del popolo”, “Il popolo di Roma”, “Omnibus” – il settimanale fondato nel 1937 da Leo Longanesi e che fu vera palestra per l’innovazione giornalistica e intellettuale in un’epoca dove attività di questo tipo erano irte di insidie. Dal 1939 al 1941 fu collaboratore fisso del settimanale “Oggi” di Arrigo Benedetti.

Nel 1939 curò l’adattamento musicale del film di mediometraggio Los novios de la muerte di Romolo Marcellini, film che documenta le attività dei legionari italiani in Spagna nel 1937, in particolare dell’aviazione militare fascista durante le operazioni dei nazionalisti in Aragona.

Oltre agli scritti di carattere musicale, le sue iniziative di scrittura riguardano corrispondenze di viaggio dalle località più disparate: da Parigi, 1926-27; da Londra, 1931; dal Nord d’Europa, 1931; dall’Africa, 1931-32 – radunate nel volume Il sole in trappola – ; dall’Austria e dai Balcani, 1935-36 e poi dalla Spagna etc. Quasi tutta questa attività giornalistica è stata tale da poter essere radunata in volume e sempre molto apprezzata.

Con Il paese del melodramma vinse il premio Fracchia del 1931; di questo testo curò anche nel 1938 un’edizione francese. Nel secondo dopoguerra fu collaboratore di “Risorgimento Liberale” e “L’Unità”. Ma la salute si era fatta malferma e la tragedia della morte della figlia Milena, «l’unica persona al mondo – dice il fratello Arnaldo – ch’egli ami ancora con straordinario entusiasmo» che ebbe a New York una fatale caduta da cavallo, minarono anche il suo morale e il suo entusiasmo indirizzandolo a una scrittura più intimistica e autobiografica. L’anno prima della morte pubblicò Capricci di vegliardo che vinse nel 1951 il premio Saint-Vincent. Morì a Roma il 15 aprile 1952.

Fonti:

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Alfredo Casella
    Il breve saggio, composto in occasione del decennale della morte del grande compositore Alfredo Casella, contiene alcuni brevi scritti di due tra i più eclettici e innovativi personaggi della cultura italiana della prima metà del secolo scorso, Barilli e Savinio.
  • Il viaggiatore volante
    Il volume raccoglie articoli vari, istantanee che bloccano in sequenza paesaggi, luoghi, persone, su eventi di cui Barilli era stato testimone (le guerre balcaniche, la guerra austro-serba, lo scoppio della prima guerra mondiale) e reportages di viaggio.
 
autore:
Bruno Barilli
ordinamento:
Barilli, Bruno
elenco:
B