Bruno BuozziFu tra i più autorevoli sindacalisti italiani della prima metà del Novecento e fu deputato socialista dal 1920 al 1926.

Operaio metallurgico, socialista riformista, nel 1911 assunse la carica di segretario generale della FIOM. Nel settembre del 1920 fu l’ideatore e il principale promotore dell’occupazione delle fabbriche metallurgiche. Continuamente corteggiato da Mussolini sin dal 1919, al contrario di altri eminenti sindacalisti socialisti che cedettero al collaborazionismo, a partire dall’11 giugno 1924, ovvero dopo la crisi politica decretata dall’omicidio Matteotti, iniziò a sfidare apertamente il fascismo rappresentando, insieme a Filippo Turati, il Partito Socialista Unitario nel seno del “Comitato dei sedici”.

Nel marzo del 1925 guidò gli ultimi imponenti scioperi del periodo fascista. Nel dicembre del 1925, rimasto l’unico sindacalista di un certo calibro a non volersi piegare di fronte al fascismo, si vide costretto da un imperativo morale a succedere a Ludovico D’Aragona, nella guida della Confederazione Generale del Lavoro.

Nonostante fosse perseguitato dal regime, minacciato più volte di morte e aggredito dagli squadristi a Torino nel 1924, divenne segretario generale della CGdL nel novembre 1925. Nell’ottobre del 1926 si trasferì in Francia ove ricostituì la sede della CGdL. In Francia si occupò della difesa dei diritti dei lavoratori italiani emigrati all’estero e fece attiva opera antifascista attraverso la direzione del giornale “L’Operaio Italiano” che, pubblicato in formato ridotto, venne anche fatto circolare clandestinamente in Italia. Fu catturato dai tedeschi nel 1942 e consegnato all’Italia, che lo confinò a Montefalco, ove prese alloggio in un piccolo stabile in prossimità delle mura urbiche. Sulla facciata è stata apposta una lapide commemorativa.

Liberato dopo il 25 luglio 1943, lavorò con Giuseppe Di Vittorio e Achille Grandi per la rinascita del sindacato. Il 10 settembre combatté a Porta San Paolo con i primi gruppi di resistenza socialisti a fianco dei granatieri, nel tentativo di contrastare l’ingresso nella Capitale delle truppe tedesche. Entrato in clandestinità, fu arrestato dalle SS il 13 aprile 1944 e condotto in via Tasso.

Nella notte del 3 giugno 1944, mentre gli alleati si accingevano ad entrare da sud nella Capitale, i tedeschi in fuga caricarono su un autocarro Buozzi ed altri tredici prigionieri di Via Tasso per deportarli in Germania. Al momento della partenza, essendo il camion sovraccarico, Buozzi fu invitato a scendere ma preferì cedere il posto ad un altro prigioniero. Dopo aver pernottato nei pressi di La Storta, presso il quattordicesimo chilometro della Cassia, all’alba del 4 giugno Buozzi e gli altri tredici prigionieri furono portati in aperta campagna e rinchiusi in una rimessa della tenuta Grazioli; nel pomeriggio furono tutti abbattuti con un colpo di pistola alla testa (eccidio de La Storta).

Bruno Buozzi fu sepolto al Cimitero del Verano di Roma. La morte gli impedì di firmare il Patto di Roma che fece nascere la CGIL: il Patto fu sottoscritto infatti il 9 giugno 1944 ma, per onorare la memoria di Buozzi e ricordare il suo impegno nelle trattative che resero possibile l’accordo, nel testo venne apposta la data del suo ultimo giorno di vita: 3 giugno 1944.

Note biografiche tratte da Wikipedia
http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Buozzi

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autore:
Bruno Buozzi
ordinamento:
Buozzi, Bruno
elenco:
B