Dall’incipit del libro:
«Ho veduto il fabbro al lavoro, dinanzi alla aperta voragine della sua fucina. Aveva le mani sporche ed era sudicio come un coccodrillo.
«I vari lavoratori che maneggiano lo scalpello godono essi più riposo che il contadino? — Il loro campo è il legno che intagliano. Ed essi lavorano al di là della loro giornata; perfino di notte la loro casa è illuminata — ed essi vegliano…
«Lo scalpellino lavora le pietre più dure. — Quando egli ha terminato di eseguire i comandi ricevuti e le sue mani sono stanche, riposa egli forse? — Egli dove essere al cantiere quando sorge il sole, anche se ginocchia e schiena minacciano di spezzarsi.
«Il barbiere esercita l’opera sua fino a notte inoltrata. — Per potere mangiare un boccone di pane deve correre di casa in casa alla ricerca dei suoi clienti.
«A che tanta fatica per riempirsi appena lo stomaco?
«E il tintore? — Le sue mani puzzano: hanno l’odore del pesce imputridito. — Gli occhi si chiudono dal sonno, ma le sue mani non hanno tregua nell’apprestare le vesti dai bei colori. Egli odia il panno, ogni sorta di panno.
«Il calzolaio è molto infelice e si lagna continuamente di non aver da rodere che il suo cuoio.


