Dall’incipit del libro:
La garçonne tipica è la femmina che vuole mascolizzarsi. È femminista, perchè vuole somigliare all’uomo. Si crede libera, perchè è scimmia. Non si avvede che tra la donna e l’uomo ci sono differenze psichiche irriducibili quanto quelle fisiche. Non vuole attuare in sè una vita superiore a quella della donna comune, passivamente onesta e schiavescamente laboriosa, ma conquistare la libertà volgare del maschio: quello di fare i propri comodi sessuali. Da questa lebbra di modernità scaturisce l’ermafrodito fenomeno dell’emancipate. Fenomeno che sarebbe impressionante fino a portare alle più apocalittiche previsioni sociali e morali, se la cosa non si risolvesse, nella generalità dei casi, in una truccatura. La garçonne è femmina, suo malgrado. Può radersi i capelli, può portare il colletto inamidato e i polsini, può arrivare a vestire i pantaloni, ma non rinuncerà a dipingersi le labbra, ad incipriarsi, a bistrarsi gli occhi, ad ossigenarsi. Non potrà non fermarsi davanti alle vetrine di moda, non osservare le tolette delle passanti, non camminare con passo ancheggiante.


