Dall’incipit del libro:
La grande importanza militare delle Baleari non era un elemento sufficientemente evidente e suggestivo per l’imperialismo italiano. Gli occorreva qualche cosa di più diretto, di più tangibile, di più seducente. E questo qualche cosa fu la bellezza dell’Arcipelago. Il cielo di un bleu profondo, le montagne scagliantesi in linee fini e nette, le coste sinuose, le acacie, i platani, i fichi, gli eucaliptus, gli ulivi ed i mandorli fiancheggianti le strade ora serpeggianti tra verdi campagne ora incastonate in valli ombrose, i cupi gruppi di cipressi contrastanti col fogliame verde pallido delle palme, i severi castelli e le casine civettuole, le cittadine piene di sorprese moresche, e gotiche, dalle vie strette, vie tortuose e dall’ombra rallegrata dai vivaci colori delle case, dalle voci sonore e dal meridionale gesticolìo degli abitanti, le barche dalla vela latina e le baie dalle acque di un bel bleu di oltremare, contrastante con la bruna severità delle scogliere. Tutto questo contrasto di linee aspre e tormentate e di dolcissime curve, di Africa e di Europa, di pace e di vita intensa, di antico fascino e di conforto modernissimo, di aridità e di fecondità, di sole africano e di ombra fresca e loquace di acque: quali formidabili mezzi di seduzione nelle mani della propaganda «navale».


