Dall’incipit del libro:
— Chissà se verrà stasera Don Anatema. Forse avrà paura dell’acqua. Sarebbe strano, però, che viene anche quando scroscia — così disse il dottor Berli, guardando l’orologio; che segnava le nove. Gli altri giocatori di scopa, il veterinario, il farmacista ed il direttore delle scuole si strinsero nelle spalle, come per dire: se viene, bene, altrimenti si gioca egualmente. Il dottore era socialista, ma a “Don Anatema” voleva bene. Ne amava principalmente quella sua spontanea eloquenza, che sentiva scaturire da un cuore generoso. Discutevano, di quando in quando, riscaldandosi tutti e due, ma si lasciavano buoni amici. Le loro professioni li facevano incontrare, e quando, in una notte invernale, tossicchiando e rabbrividendo, ripartivano sotto la neve o la pioggia nelle vie fangose, dal casolare sperduto nei campi, erano muti di commozione. Quante agonie, quanti morti, quanti dolori avevano visto insieme, e quante volte la pietà dell’uno si era giunta a quella dell’altro!
Don Bonetti diceva del dottor Berli: “È un cuore d’oro. Che peccato che abbia quelle ideacce”. E il dottor Berli diceva di Don Bonetti: “Un prete così non lo si trova che di rado”.


