Dall’incipit del libro:
L’uno insisteva timidamente:
“Eppure, maestro, mi scusi. In fondo è un buon giovine. Ha un gran capitale in quella sua voce da Mirate”.
L’altro ripeteva risolutamente:
“No, no e poi no. Tu non capisci niente. Gli basterebbe mangiarsi quel po’ di dote. È uno scavezzacollo. Povera Nene!”.
L’uno stava alla coda del pianoforte, in piedi, con la testa bassa; l’altro seduto alla tastiera. Al di là dell’uscio chiuso si sentiva una vocina soave canterellare.
Il meno vecchio, quegli che stava in piedi, era alto di statura, magro, sbarbato; aveva intorno a sessant’anni, ma ne mostrava di più, sebbene i capelli fossero tuttavia folti e quasi neri, ed i denti grandi, quando l’ampia bocca si apriva, apparissero tutti regolari e candidi. Vedendolo passare in cotta fra gli altri cantori nella lunghissima fila della processione del Corpus Domini, che in quegli anni aveva ancora luogo attorno alla piazza di San Marco, sembrava tale e quale uno dei cantori dipinti l’anno 1496 da Gentile Bellino nel gran quadro della processione famosa delle Reliquie. Un veneziano puro e pretto. Naso lungo aquilino, mento grosso un poco sporgente, labbra sottili.




