Si tratta della raccolta di novelle intitolata “Senso, nuove storielle
vane“, pubblicata a Milano nel 1883. Contiene:
- Vade retro, satana.
- Macchia grigia.
- Il collare di Budda.
- Santuario.
- Quattr’ore al lido.
- Meno di un giorno.
- Il demonio muto.
- Senso.
L’ultima, “Senso“, è la più nota. Si svolge a Venezia, durante l’occupazione austriaca, e ne è protagonista una patriota e nobildonna veneziana, Livia Serpieri, costretta a rinnegare tutti gli ideali di indipendenza (fino al tradimento dei suoi compagni più cari e della stessa causa veneziana) per amore di un giovane ufficiale austriaco.
Il racconto è considerato l’opera più significativa di Camillo Boito e da esso Luchino Visconti trasse il film omonimo del 1954, nel quale Livia venne mirabilmente incarnata dall’attrice Alida Valli.
Dall’incipit del libro:
Il prete aveva i gomiti poggiati sul davanzale; stava immobile, con lo sguardo fisso. Era la prima volta in dieci anni che vedeva dalla canonica del villaggio (il più alto villaggio del Trentino) la tempesta sotto i suoi piedi, intanto che il sole, un sole pallido, quasi intimorito, brillava sulle case del paesello e sulle cime delle montagne circostanti.
Il giovine prete, a intervalli, tossiva. Il suo collo scoperto era candido e magro; la sua bella faccia affilata in quel momento sembrava impassibile. Eppure, studiando bene i lineamenti del volto, si avrebbe potuto indovinare il di dentro: tra le narici e gli angoli delle labbra pallide nascevano due solchi dritti; la fronte alta ed aperta aveva una ruga profonda, che contrastava con la espressione dolce, quasi infantile degli occhi d’un colore celeste d’oltremare, simile a quello dell’acqua nel Lago di Garda. L’arteria del collo batteva forte; le mani delicate si stringevano febbrilmente; i capelli biondi, cacciati indietro dal vento, coprivano la chierica. E intanto le nubi si agglomeravano, s’aggomitolavano, quali onde di una burrasca fantastica.


