Il testo è tratto dalla riproduzione in facsimile dell’edizione originale pubblicata anonima in Livorno nel 1764, per cura di Giuseppe Aubert, coi torchi della tipografia Coltellini.
Dall’incipit del libro:
Gli uomini lasciano per lo più in abbandono i più importanti regolamenti alla giornaliera prudenza, o alla discrezione di quelli, l’interesse de’ quali è di opporsi alle più provide Leggi, che per natura rendono universali i vantaggi, e resistono a quello sforzo, per cui tendono a condensarsi in pochi, riponendo da una parte il colmo della potenza e della felicità, e dall’altra tutta la debolezza e la miseria. Perciò se non dopo esser passati frammezzo mille errori nelle cose più essenziali alla vita, ed alla libertà, dopo una stanchezza di soffrire i mali giunti all’estremo, non s’inducono a rimediare ai disordini, che gli opprimono, e a riconoscere le più palpabili verità, le quali appunto sfuggono per la semplicità loro dalle menti volgari non avvezze ad analizzare gli oggetti, ma a riceverne le impressioni tutte di un pezzo, più per tradizione, che per esame.
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