Dall’incipit del libro:
Chi abbia scorsa la Lombardia nella prima parte di questo secolo, chi abbia studiato la storia d’Italia, chi abbia militato al fianco degl’Italiani negli eserciti imperiali, ed in ispezieltà veduti i ventisettemila o che soldati partiti dall’Alta Ita lia o dal reame di Napoli perire tutti nelle gelide pianure della Russia o nei flutti della Beresina, spirare da valorosi con la spada in pugno, senza gemiti nè omei, cadere aggelati nell’atto di lo carsi tra le file, oppur e percossi da accêtta nell’inchiodare l’ultimo cannone da essi colà tr ascinato, se oggidì scendesse di nuovo dall’Alpi, crederebbe a stento al testimonio degli occhi suoi propri, e si persuaderebbe forse di essere sceso frammezzo ad un popolo ignoto e nuovo per lui. Che avvenne egli mai in Lombardia da trent’anni a questa parte? Gl’Italiani e i Lombardi al par degli altri, sono stati in ogni tempo pur troppo agitati ed irrequieti. Leggi gli storici de ll’Italia, e ti si pareranno dinanzi fazioni senza numero che cozzano fra loro; capi-parte che s’attraversan l’un l’altro, si scontrano a mezza la via, e a vicenda si tolgono amici, fautori e sussìdi; città che sollevansi contro i loro signori, e agevolmente discaccianli, chiamandone altri in loro vece, od ingegnandosi di farne senza, col governarsi a comune; signori discacciati che non di rado vengono richiamati prima di avere avuto tempo d’uscire da un angusto territorio; giurati loro nemici che fanno sacramento di servirli, mentre i loro successori escono dalla porta opposta a quella per cui i primi rientrano nella città capitale.
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