Delia Benco nata de Zuccoli nacque a Trieste il 22 marzo 1882 da Enrico de Zuccoli che era funzionario delle Poste e discendente da antica famiglia nobiliare modenese, ed Elvira Sulmona di famiglia israelita.
Lo zio di Delia, fratello della madre, si chiamava Elia, era amico di Oberdan ed era fuggito in Italia cambiando nome in Aurelio. Questa parentela mise nel mirino della polizia austriaca tutta la famiglia che dovette subire perquisizioni e controlli.
Ancora bambina Delia rimase orfana di madre; Elvira morì infatti di tubercolosi. La stessa malattia colpì poi anche il fratello di Delia che era giornalista e disegnatore satirico. Questa triste esperienza trova riscontro nell’unico romanzo di Delia Benco, Ieri. Il padre si risposò ed ebbe un altro figlio dalla seconda moglie, bambino che morì di morbillo poco dopo la nascita e in seguito a questo fatto la seconda moglie abbandonò la casa.
Nel gennaio del 1901 Delia incontrò Silvio Benco nella redazione del giornale antiaustriaco «L’Indipendente» dove si era recata per sottoporre dei manoscritti all’attenzione di quello che sarebbe diventato poi suo marito. Silvio Benco rinunciò a spostarsi a Milano dove avrebbe avuto una carriera giornalistica meno tribolata per non abbandonare Trieste e Delia. Si sposarono, con rito civile, ad agosto del 1904. Nel 1905 nacque la figlia Aurelia – nota scrittrice a giornalista, attiva in politica e poi moglie di Carlo Gruber – e nel 1911 il secondogenito Claudio – docente universitario, ingegnere elettrotecnico e meccanico, membro del CNR.
Fu molto amica di Eleonora Duse e le sue conoscenze nell’ambito del mondo letterario furono estese; ebbe corrispondenza con Papini. Ma è innegabile che Delia vivesse all’ombra del marito la cui attività aveva successo e le cui pubblicazioni si susseguivano. Tuttavia la sua personalità non mancava di colpire numerosi autori: Palazzeschi le dedicò Riflessi e Saba – col quale ebbe intensa corrispondenza – Preludio e fughe: “A Delia Benco, squisito fiore di civiltà, questi versi offro in riconoscenza d’averli per prima uditi e compresi”. Il marito Silvio le dedicò invece il romanzo L’atmosfera del sole e curò la prefazione della raccolta di racconti “Creature”, pubblicato a Bologna nel 1926.
Nel 1937 pubblicò il romanzo autobiografico Ieri. Quest’ultimo alla sua uscita fu definito da Pancrazi sul «Corriere della Sera» “tra le migliori opere della nostra narrativa autobiografica negli ultimi anni”; ebbe grande rilievo sulla terza pagina del quotidiano milanese del 2 giugno 1937 decretandone quindi successo momentaneo ma anche ipotecandone la sottrazione al futuro oblio.
Durante la malattia che la rese invalida – sclerosi a placche – costringendola a ricoveri anche in altre città, – Bologna – e che la condusse alla morte pochi mesi dopo il decesso del marito, fu Marino Moretti a scriverle in più occasioni.
È rimasta inedita una raccolta di novelle (Bestiario) e un’opera teatrale (Giulietta e Romeo) è stata pubblicata solo nel 2010 dalla casa editrice Ibiskos in un volume che contiene anche la riedizione di “Ieri” e un racconto (La partenza) compreso nella raccolta “Creature”.
Morì il 18 agosto 1949.
Giani Stuparich la ricorda così descrivendo i raduni degli intellettuali triestini al caffè del Municipio: «Avveniva certe sere che alzando gli occhi dal nostro tavolo, vedevamo arrivare anche Delia Benco. Le facevamo sempre lieta accoglienza. Donna ricca di spirito, con quella curiosità un po’ selvaggia, come d’anima che si avventuri in campi liberi e sterminati, e con quell’asprezza profumata di ginepro carsolino perfino nel suo linguaggio. E la donna e la scrittrice sono tutt’uno. Una gentilezza cruda che la civiltà non sciupa, perché così nella donna come nella scrittrice la ricerca dello stile va verso l’interiore e non verso l’esterno. Non facile, anzi faticosa, scabra e schietta è la sua scrittura, come il suo mondo spirituale. Delia Benco ha pubblicato pochissimo, ma la letteratura triestina resterebbe incompleta senza il suo romanzo “Ieri” a cui finora s’è prestata poca attenzione, sebbene critici come Pancrazi ne abbiano messo in rilievo le singolari qualità».
La collezione d’arte e la biblioteca sono stati donati nel 2000 da Marta Gruber, figlia di Aurelia, rispettivamente al Museo Revoltella e alla biblioteca civica A. Hortis. Alla stessa biblioteca Aurelia affidò negli anni ’50 dello scorso secolo l’epistolario dei genitori.
Fonti:
- G. Ziani, Ritratti critici di contemporanei: Delia Benco in: Belfagor n. 5 settembre 1990. Firenze.
- FONDO FAMIGLIE BENCO e GRUBER. A cura di Gabriella Norio
https://docplayer.it/112119788-Fondo-famiglie-benco-e-gruber-a-cura-di-gabriella-norio.html - G. Stuparich, Trieste nei miei ricordi. Milano 1948.
- D. D’Orazio e G. Sambo (a cura di), Scrittori Giuliani; Trieste 1934.
- R. Curci-G.Ziani; Bianco Rosa e Verde. Scrittrici a Trieste fra ‘800 e ‘900; Trieste 1993.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Creature
Pubblicato nel 1926, con appassionata e illuminante prefazione del marito Silvio, è una raccolta di vicende e bozzetti spezzati con grazia, agilità e maestria nella dimensione della novella. - Ieri
Romanzo
Novella autobiografica che può essere vista come “romanzo di formazione” permeato di amara disillusione. Si snoda dall’infanzia di fratello e sorella sulla quale incombe la tragedia familiare della morte della madre; infanzia scandita dai colpi incessanti di tosse. Prosegue con la invadente presenza della nuova compagna del padre e la nuova tragedia della morte del neonato fratellastro. Le pagine successive descrivono il declino del padre e in questa fase la novella può essere letta come “l’omicidio virtuale della figura del padre”. Ma il riaffiorare dall’abisso di dolore lo troviamo nella descrizione dell’incontro e della nascita del rapporto con il futuro marito Silvio Benco; pagine di eccezionale efficacia sia nella descrizione dell’incontro – l’offerta di tre gladioli rosso magenta – sia, soprattutto, nel delineare in poche righe con estrema determinazione lo sviluppo dell’indipendenza e dell’autonomia nell’ambito del loro rapporto.