Badia Y Leblich dal 1803 al 1807 partecipò ad una spedizione scientifica (e diplomatica) in Oriente con il nome di Ali Bey el Abbàsi. Esplorò e descrisse il Marocco, Tripoli, Cipro, l’Egitto, l’Arabia, la Siria (che comprendeva Israele, Libano, Giordania e Palestina, allora considerati parte della Siria) e la Turchia.
Traduzione di Stefano Ticozzi.
Dall’incipit del libro:
El-Haram, o il Tempio, detto altresì Beit-el Mokaddes-el-Scherif, o la casa santa principale di Gerusalemme, è una unione di più edificj fabbricati in varie epoche dell’islamismo, e che portano con loro l’impronta del gusto dominante de’ diversi secoli in cui furono fatti; formando non pertanto un tutt’insieme abbastanza armonico. Non è precisamente una moschea, ma un gruppo di moschee. Il suo nome Arabo El-Haram significa positivamente un tempio, un luogo consacrato dalla presenza particolare della Divinità, e proibito ai profani, agl’infedeli. La religione Musulmana non riconosce che due tempj; questo, e quello della Mecca, il di cui ingresso è dalla legge proibito a chiunque non sia musulmano, a differenza delle altre moschee non proibite da alcun precetto canonico; cosicchè in virtù d’un ordine della pubblica autorità un cristiano può entrare ancora nella moschea di Santa Sofia di Costantinopoli: ma nessun governatore Musulmano ardirebbe permettere ad un infedele di penetrare sul territorio della Mecca, o nel tempio di Gerusalemme; perchè tale licenza sarebbe riguardata quale orribile sacrilegio, non sarebbe tollerata dal popolo, e l’infedele, che tentasse di metter piede in questi santi luoghi sarebbe la vittima della sua imprudenza.
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