Quando uno dei suoi editori gli chiese dei dati biografici, Burroughs scrisse:
«Mi spiace di non aver condotto un’esistenza più movimentata, in modo da poter offrire un cenno biografico più interessante, ma sono uno di quei tipi che hanno avuto poche avventure e che arrivano sempre quando l’incendio è ormai spento».
«Nacqui a Pechino quando mio padre era consigliere militare dell’Imperatrice della Cina e vissi laggiù nella Città Proibita, fino a dieci anni. L’approfondita conoscenza della lingua cinese acquisita durante quegli anni mi è tornata spesso utile, specialmente nel proseguire due dei miei studi preferiti, quello della filosofia e delle ceramiche cinesi. Poco dopo il ritorno della mia famiglia negli Stati Uniti, fui rapito dagli zingari e rimasi con loro per circa tre anni…»
Il racconto di Burroughs prosegue poi con la sua fuga dal campo degli zingari ivi compresa l’uccisione di sua mano di Pedro, il re degli zingari, la sua iscrizione all’università di Yale, dove si aggiudicò il titolo di campione nella lotta e nel pugilato come peso massimo, e il servizio militare sol Settimo Cavalleria.
«Il mio primo servizio attivo fu con Custer nella battaglia di Little Big Horn, di cui fui l’unico superstite. Venni poi inviato dal fu Henry Stanley a unirmi a una spedizione in Africa per andare alla ricerca del Dr. Livingston. Catturato dai cannibali, fui tenuto prigioniero per tre anni e durante questo periodo appresi il linguaggio di una strana tribù di grosse scimmie antropoidi. Riuscii finalmente a fuggire, e mi imbarcai come marinaio su un veliero diretto in Cina… solo per naufragare al largo delle coste dell’Asia. Alla fine riuscii a raggiungere la Russia dove mi arruolai nella Cavalleria Imperiale. Un anno dopo ebbi la fortuna di uccidere un anarchico mentre tentava di assassinare lo Zar e per questo servizio venni nominato Capitano e aggregato alla Guardia del Corpo Imperiale».
Burroughs dice di aver conosciuto sua moglie durante questo periodo mentre poco dopo il matrimonio, gli morì il nonno lasciandogli otto milioni di dollari.
«Decidemmo di andare a vivere in America, dove mi misi a scrivere tanto per passare il tempo. Ho undici bambini, diciassette nipoti e tre pronipoti. Ho assaporato le gioie della gloria… Ma la mia più grande felicità la trovo quando sono solo col mio violino».
In realtà Burroughs ci sta prendendo in giro. Nacque a Chicago il 1 Settembre 1875, frequentò una mezza dozzina di scuole pubbliche e private prima di laurearsi finalmente nel 1895 alla Michigan Military Academy, un’istituzione che Burroughs stesso descrive come «un cortese riformatorio». Fino a quando sottopose la metà di un romanzo a All-Story Magazine nel 1911, Edgar Rice Burroughs aveva fallito sistematicamente in ogni impresa.
Non superò l’esame per entrare nell’Accademia Militare di West Point e si arruolò quindi come soldato semplice nel Settimo Cavalleria, persuaso che sarebbe riuscito lo stesso ad ottenere il grado di ufficiale se si fosse distinto in qualche difficile missione. Così chiese di venire inviato in una postazione decisamente difficile, Fort Grant nel deserto dell’Arizona, e la sua missione, come lui disse, era di «dare la caccia agli Apaches». La richiesta venne accolta.
«Diedi la caccia a un bel numero di Apaches, ma fortunatamente per me non riuscii mai a raggiungerne uno».
Si stancò presto ed ottenne il congedo anticipato grazie all’intervento di amici del padre. Nel 1900 sposò Emma Centennia Hulbert, insieme alla quale si spostò per l’America negli undici anni seguenti facendo diverse attività. Prima fece il cowboy nell’Idaho, poi il negoziante, il poliziotto ferroviario, il minatore di oro, e finalmente il venditore di temperamatite a Chicago. Per tutto questo periodo riuscì a procurarsi il denaro necessario alla sopravvivenza con queste occupazioni prive però di continuità e consistenza.
All’epoca scriveva per divertimento e per sfuggire alla depressione e, dice, per divertire Emma. Fu nell’Idaho, verso il 1903, che scrisse un’incredibile storia, di cui si conserva ancora il manoscritto originale… storia rimasta inedita. Il titolo dà un’idea del bizzarro contenuto del racconto: Minidoka, 937° Conte della Serie Un Miglio M: Una favola storica. In seguito affermò che scriveva tutte le sue storie, e specialmente quelle degli altri mondi, per proprio divertimento oltre che per quello dei lettori.
«In tutti questi anni non ho imparato una sola regola per scrivere della narrativa. Continuo a scrivere come 30 anni fa; racconti che mi divertono e mi rilassano la mente, ben sapendo che ci sono milioni di persone come me a cui piacciono le stesse cose che piacciono a me. Comunque mi diverto un mondo con le mie creazioni e mi rendo conto in un certo senso, di come si deve essere divertito Dio quando ha creato l’Universo».
Nel 1911 la posizione economica di Burroughs era diventata estremamente difficile. Aveva una moglie e due figli ed era in attesa del terzo. Poté comperare cibo e carbone solo impegnando il suo orologio e i gioielli di Emma.
«Poi riuscii in qualche modo a raggranellare qualche dollaro e a rilevare un’agenzia per la vendita di temperamatite. Non volli venderli io stesso ma cercai degli agenti e li mandai allo sbaraglio. Questi non vendettero neanche un temperamatite ma, nei momenti liberi, in cui aspettavo che rientrassero per dirmi di non aver venduto nulla, cominciai a scrivere A Princess of Mars, il mio primo racconto. Non avevo la minima idea di dove sottoporre un racconto nè di quanto potessi venire retribuito. Se fossi stato meno sprovveduto in materia, non mi sarei mai sognato di sottoporre metà romanzo, invece feci proprio questo. Thomas Metcalf, allora direttore di All-Story Magazine, edita da Frank Munsey, mi scrisse che la prima metà della storia gli era piaciuta e se la seconda parte fosse stata altrettanto buona avrebbe potuto pubblicarla. Senza questo incoraggiamento, non avrei mai finito il racconto e la mia carriera di scrittore si sarebbe arrestata qui, dal momento che non stavo scrivendo per urgenza di scrivere nè per particolare amore della letteratura. Stavo scrivendo semplicemente perché avevo una moglie e due bambini, una combinazione che non funziona troppo bene senza quattrini. Finii la seconda metà del racconto e ricevetti 400 dollari per il manoscritto. Quell’assegno fu il primo grande avvenimento della mia vita. Nessuna somma di denaro potrebbe oggi darmi quel brivido di eccitazione che mi procurò quel primo assegno di 400 dollari. Oggi, quel racconto, originariamente intitolato “Sotto le lune di Marte” è considerato da molti studiosi come una svolta nella fantascienza del XX secolo, e ogni anno, ne vengono pubblicate delle edizioni in tutto il mondo.»
Ma ERB era a quell’epoca ben lontano dall’essere, “affermato”. Il suo lavoro seguente, un romanzo storico impiantato nell’Inghilterra dei re Plantageneti fu rifiutato. Fu sul punto di rinunciare a scrivere, ma il suo editore non ne volle sentir parlare. «Riprovaci,» lo consigliò. «Ma insisti col fantastico». ERB lo fece, e col romanzo seguente il suo futuro fu deciso per sempre. Il romanzo era Tarzan delle Scimmie.
Apparì su All-Story Magazine nel 1912 ed ottenne uno stupefacente successo. Al suo autore procurò altri 700 dollari e, dopo essere stato rifiutato da quasi tutti i principali editori del paese, venne alla fine pubblicato in libro da A.C. McClurg e divenne il bestseller del 1914. Seguirono poi romanzi ininterrottamente; racconti di Marte, Venere, Apaches, western, commentari sociali, racconti gialli, racconti sulla Luna e sul centro della Terra… e altri libri di Tarzan. Scrisse quasi cento libri.
La storia di Tarzan venne talvolta interpretata come se l’intenzione dell’autore fosse di affermare la superiorità dell’eredità sull’ambiente; ma sembra invece prevalente l’intenzione di mettere in ridicolo le convenzioni inventate dalla cosiddetta vita civile. Sui “cattivi” che penetrano nella jungla per farle violenza e sulla stessa “violenza” della jungla Tarzan trionfa costantemente, incontaminato e invulnerabile. Il suo successo interpreta la perfetta sintesi tra il “buon selvaggio” e l’eroe mitico, che può essere vinto solo dall’amore e dalla dolcezza della bionda e fragile Jane.
Il filone fantascientifico, iniziato con The Princess of Mars proseguì con Syntetic man of Mars, Warlord of Mars, Thuvia maid of Mars, The Master Mind of Mars, Swords of Mars. Questi romanzi hanno tutti come protagonista John Carter. Burroughs si finge il “curatore” al quale Carter, gentiluomo della Virginia e aristocratico del “vecchio Sud” fa pervenire le proprie memorie accompagnate dalla bizzarra richiesta di costruire la sua tomba in modo che si possa aprire solo dall’interno.
Il ciclo inizia con Carter che, contemplando il cielo stellato dell’Arizona, viene rapito attraverso l’etere da una forza misteriosa e, ritrovatosi su Marte – Barsoom per la popolazione locale – , dà inizio a una serie di avventure che lo porteranno a sposare la principessa marziana Dejah Torris dalla quale avrà due figli, Carthoris e Tara di Helium che saranno a loro volta protagonisti, insieme a Gahan marito di Tara, di altri romanzi del ciclo. La caratteristica è la grande capacità tecnologica dei marziani, unita però a strutture sociali e costumi di vita barbari e arretrati. Seguì poi il ciclo venusiano e quello incentrato su Pellucidar, un mondo preistorico al centro della terra.
Nel 1918 Tarzan giunse sullo schermo. E fu l’inizio di una nuova epopea e di un’inesauribile fonte di guadagni.
Nel 1919, ormai finanziariamente al sicuro, Burroughs si trasferì in California dove acquistò una proprietà di 550 acri dal Generale Harrison Gray Otis, e la ribattezzò «Tarzana Ranch». Nel 1923 la città di Los Angeles aveva ormai completamente circondato Tarzana Ranch ed ERB ne vendette una grossa porzione all’edilizia. Nel 1930 venne aperto un ufficio postale nel ranch e i 300 residenti aprirono un concorso per trovare un nome alla nuova comunità. La proposta vincente fu «Tarzana».
Oggi Tarzana ha un suo parco, una biblioteca, una strada provinciale, sportelli bancari, centro di bowling e pattinaggio su ghiaccio, ospedali, circoli e rappresenta un brillante futuro per i 25.000 residenti in un’atmosfera relativamente tranquilla.
Nel 1923 Burroughs fu il primo autore al mondo a trasformarsi in società. A metà degli anni trenta aveva un vastissimo giro di affari. In tutto il mondo il suo Tarzan trasformato in fumetto appariva in strisce giornaliere e tavole domenicali su circa 250 giornali. Milioni di libri a fumetti e tascabili venivano venduti insieme ai romanzi originali. La popolarità dei film e dei fumetti di Tarzan condusse alla ricerca di altri mezzi di diffusione e per anni le trasmissioni radiofoniche a puntate su Tarzan furono un grande successo, con Joan, la figlia di Burroughs nel ruolo di Jane, e suo marito, James H. Pierce in quello di Tarzan.
Burroughs è ricordato come un uomo modesto che non ha mai preso troppo sul serio nè se stesso nè qualsiasi altra cosa. I suoi amici ricordano il suo spiccato senso umoristico, il suo grande amore per la natura e il grande orgoglio di appartenere al suo paese.
Nel 1942 divenne il più vecchio corrispondente di guerra americano, scrivendo articoli sulla Flotta del Pacifico per la United Press e l’Honolulu Advertiser. Ritornò in patria dal Sud Pacifico solo dopo una serie di attacchi cardiaci. Particolare ironico, non gli riuscì di trovare una casa adatta a Tarzana e passò gli ultimi anni da semi-invalido in una modesta casa nella vicina Encino. Fu lì, il 19 marzo 1950, che Edgar Rice Burroughs posò la penna per l’ultima volta. Le sue ceneri furono riportate a Tarzana dove, per suo espresso desiderio, riposano in una tomba anonima.
I suoi romanzi di fantascienza, criticati e messi spesso in ridicolo per anni dalla critica specializzata, assurgono oggi, insieme a quelli di Jules Verne e H.G. Wells, tra i precursori del genere.
Edgar Rice Burroughs, ha sempre detto che i suoi 25 romanzi di Tarzan non sono altro che narrativa fantastica, scritta con l’esclusivo scopo di divertire i lettori. Ma lo scrittore di fantascienza Philip Jose Farmer non la pensa così.
Nel suo libro Tarzan Alive: A Definitive Biography of Lord Greystoke, Farmer ricostruisce la vita di questo uomo fantastico, corregge gli errori di Burroughs e individua gli inganni necessari a mimetizzare il personaggio; rintraccia l’albero genealogico di Tarzan fino ad altre figure straordinarie, tra cui Sherlock e Mycroft Holmes, Scarlet Pimpernel, Doc Savage, Nero Wolfe e Bulldog Drummond. Tarzan Alive offre il primo resoconto cronologico della vita di Tarzan, desunto dai romanzi di Burroughs ma anche da altre fonti.
Dallo sfortunato viaggio che ha portato alla nascita di Greystoke sulla costa africana fino alle sue ultime avventure come capitano di gruppo nella RAF durante la seconda guerra mondiale, Farmer ricostruisce un resoconto completo e, almeno apparentemente, autorevole. La convinzione sulla quale Farmer costruisce questo suo romanzo, che Tarzan fosse una persona reale lo ha portato a creare una biografia ricercata e avvincente. L’edizione definitiva include anche “Intervista esclusiva a Lord Greystoke” di Farmer e “Estratti dalle memorie di Lord Greystoke”.
Le “rivelazioni” di Farmer non costituiscono una sorpresa per le diverse migliaia di membri di un’organizzazione, ancora oggi esistente, dedicata allo studio critico di Tarzan. In questa associazione non sono pochi i membri che non hanno mai creduto che Burroughs dicesse la verità quando sosteneva che le sue opere erano di fantasia. Fondano la loro convinzione su una frase che Burroughs scrisse nella prefazione a uno dei suoi romanzi di Tarzan:
«Non dico che questa storia sia vera, perché non ho assistito agli avvenimenti narrati, ma il fatto che nel raccontarvela abbia dato nomi immaginari ai personaggi principali, indica abbastanza la mia sincerità quando dico che potrebbe anche essere vera».
L’ultimo romanzo di Tarzan termina con questa frase: «Ringrazio Dio per tutto». Che Tarzan sia realtà o fantasia, non ha poi molta importanza. Senza dubbio nel nostro immaginario continua a vivere.
Fonti:
- J. Porges: Burroughs the man who created Tarzan. Provo, Utah, 1975.
- R.M. Hodes: Tarzan, in Eureka Luglio 1971 n. 57.
- B. Watson: Edgar Rice Burroughs. The Man Who Created Tarzan, New Word City Inc., 2014.
- R.A. Lupoff: Richard A. Edgar Rice Burroughs: Master Of Adventure. Orion Publishing Group, 2015.
- P.J. Farmer: Tarzan Alive: A Definitive Biography of Lord Greystoke. University of Nebraska Press, 2006. Works of Edgar Rice Burroughs. Delphi Classics, 2014.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La giovinezza di Tarzan tra le scimmie
Questo, come altri romanzi di Buggoughs, ha una certa dignità e una qualità stilistica in fondo non troppo lontana da quella dei suoi predecessori naturali quali Kipling e London. La vicenda del piccolo umano raccolto e allattato da una scimmia è ben nota e indubbiamente offre una gradevolissima lettura. - Il ritorno di Tarzan
Secondo romanzo della saga di Tarzan, nel quale il nostro eroe ritorna avventurosamente nella giungla dopo un incarico a fianco dell’esercito, ritrovando Jane e...