Il testo parla del colera come disastro sanitario, come mezzo di lotta politica, come dimostrazione dell’efficacia o dell’inettitudine dei governi, dalla Siracusa del 1837 al Regno d’Italia del 1866. L’autore, un sacerdote di Siracusa, fu attivo nella rivoluzione del 1848-1849 e in seguito fu più volte eletto deputato del Regno d’Italia.
Nel libro parla di come la politica e la cattiva amministrazione in più occasioni abbiano aggravato i danni provocati dalle epidemie. Smonta le false credenze popolari sulla causa del colera attribuita ad avvelenamento, e narra le tragiche conseguenze di questi “errori” che portarono a numerosi delitti contro presunti untori.
Nello stesso tempo, precisa come si svolsero i fatti di cui lui era stato testimone: soprattutto, sottolinea che non pochi danni erano stati causati da alcuni liberali antiborbonici che, pur di mettere in cattiva luce il governo di Napoli, avevano sparso l’idea che il colera fosse causato dal veleno disseminato tra la gente per motivi politici.
Il colera oggi è un problema risolto, ma certi modi sembrano ancora attuali.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero e Ruggero Volpes
Dall’incipit del libro:
Chi volesse scrivere un periodo di storia contemporanea, limitandosi esclusivamente alla parte narrativa, non troverebbe grandi difficoltà. Ma ove egli credesse indispensabile rannodare il passato al presente, svolgere i fatti che si consumarono, scoprirne le cause, indagarne gli effetti, notarne le coincidenze e servirsi di essi come mezzo al racconto, per trarne obbiettivamente un utile insegnamento, allora quel periodo assumerebbe differenti proporzioni.
Però sovente avviene che qualcuno si decida di circoscrivere il suo assunto alla prima parte; e poi a poco a poco, quasi senza volere, si trovi obbligato di gettare uno sguardo retrospettivo ai tempi che furono e scendere sull’arena di talune considerazioni, che non di rado superano la coscienza della propria forza.
Al 1837 Siracusa, invasa dal colèra asiatico e trascinata nell’illusione di un sognato veneficio, cadde nel disordine per la eviratezza ed il mal senno delle autorità costituite. Una Commissione eletta dal popolo istruiva un processo per pubblico avvelenamento, il quale faceva immenso scalpore in Sicilia ed altrove, inoculando nella mente dei creduli una serie d’inconcludenze e di fantasmagorie.

