Ernesto BozzanoErnesto Bozzano nacque a Genova il 9 gennaio 1862 in una famiglia della borghesia commerciale cittadina. Aveva due fratelli, Vittorio e Adolfo e una sorella.

Poco propenso a parlare di sé, le scarne notizie della sua infanzia e adolescenza si ricavano da lettere ad amici conoscenti e allievi.

Probabilmente fu precoce negli studi; sembra che a quattro anni tormentasse la madre perché gli insegnasse a leggere e scrivere. Ottenuto quanto voleva nel breve arco di tempo di un mese, cercò in casa dei libri da leggere e la sua prima lettura fu Storia della Repubblica di Genova di Gerolamo Serra.

Spesso Bozzano parla della sua vocazione per lo studio mortificata dalla sua famiglia che lo volle avviare a studi tecnici (abbandonati comunque a quattordici anni), più consoni ad essere redditizi in un ambiente in espansione come era quello commerciale di Genova in quegli anni all’indomani dell’unità d’Italia. Al contrario dei fratelli, Ernesto non poteva sopportare un’attività commerciale, che gli avrebbe portato ricchezza ma non certo soddisfazione.

A 12 anni lesse la storia della letteratura italiana di Maffei e sognò di diventare poeta. Continuò studiare in modo completamente autodidattico e si appassionò sempre più agli studi letterari. Nel 1886 e 1887 pubblicò due volumetti di poesie, Res Intimae e Agli eroi di Saati e Dogali in stile romantico-decadente, con lo pseudonimo di Ligurio Italico.

Secondo la testimonianza di De Boni aveva comunque cominciato a interessarsi di ricerca filosofica fin dal 1882. Passando disordinatamente da un filosofo all’altro, si imbatté nel pensiero di Spencer e rimase affascinato dal positivismo evoluzionistico e cominciò anche un rapporto epistolare con lo stesso Spencer, ma anche con Bergson e William James.

In quegli anni ebbe anche una atroce delusione sentimentale, da lui stesso descritta, sempre in una lettera a De Boni. Era innamoratissimo di una giovane francese residente a Genova; rientrata essa a Parigi con una zia per rivedere la famiglia, non fece più ritorno in Italia e ebbe “la spietata idea” (così la definisce Bozzano) di inviargli la partecipazione di nozze. Non si hanno altre notizie della vita sentimentale del Bozzano per il resto della sua vita. Lui stesso si riferisce al proprio status economico sempre insoddisfacente come causa della rinuncia a una vita sentimentale e famigliare. Ebbe tuttavia rapporti affettuosi, anche epistolari, ad esempio con Miss Maude Bubb, amica e ammiratrice inglese.

La sua situazione finanziaria già precaria fu resa ancor più difficile dal fallimento del Banco di Roma e della Bancaria Italiana. In quel periodo si guadagnò da vivere scrivendo articoli di varietà scientifica per il “Secolo XIX”. Questo avvenne presumibilmente intorno al 1893 (lo scandalo della banca romana, che come pare travolse le deboli iniziative commerciali alle quali si era dedicato, avvenne durante il governo Giolitti tra il 1892 e il 1893).

Bozzano avrebbe a questo punto, in base un “mito” che secondo Iannuzzo alimentò lui stesso, operato una “conversione” allo spiritismo. Non a caso è soprannominato il San Paolo dello spiritismo.

L’inizio del suo interesse per la ricerca psichica risale al 1891. Convinto materialista e positivista, abbonato alla rivista “Revue Philosophique”, ricevette il primo numero di Annales des sciences psychique. Ma fu proprio un articolo del professor Rosenbach sulla “Revue Philosophique” che scosse le sue sicurezze. Ed era un articolo che negava ogni fondatezza all’indagine sulla telepatia. La debole e settaria argomentazione e la risposta di Richet sul numero successivo colpirono Bozzano indirizzandolo verso la necessità di uno studio con metodo scientifico del fenomeno. Sia Dèttore che De Boni sono univoci nel dare importanza a questo episodio, considerato il primo passo della “conversione”. Nello stesso periodo lesse il trattato di Aksakoff Animismus und Spiritismus e avvenne la morte della madre (il 3 luglio 1892). Esattamente un anno dopo (come narra lui stesso in una lettera) nel corso di una seduta spiritica a casa di Luigi Montaldo, con la moglie di questo Attilia (la scrittrice di favole “Fata Nix”) che era medium e altri due amici, ebbe un contatto proprio con la madre che, come scrive lui stesso, “dissipò per sempre i miei dubbi filosofici”.

Più analiticamente e dettagliatamente Giovanni Iannuzzo, che scrive quello che a tutt’oggi è il saggio più completo ed esaustivo sulla vita e l’opera di Bozzano, riconduce i tre passi del mito della “conversione” di Bozzano a un’evoluzione intellettuale più graduale e coerente, esaminando i motivi del suo entusiasmo per Spencer, mettendo in luce gli aspetti certamente non materialistici della sua opera e sottolineando quindi che l’interesse di Bozzano per la ricerca psichica non era in contrasto con lo studio e l’entusiasmo per l’opera di Spencer. Inoltre Iannuzzo ricostruisce puntigliosamente la cronologia dei tre episodi, sottolineando che l’articolo di Rosenbach fu pubblicato in realtà nel 1892, dopo la morte della madre di Bozzano. E il lungo articolo non era affatto “debole e settario”. Molto debole fu invece la risposta di Richet. Conclude Iannuzzo che Bozzano, che scrisse successivamente articoli a sostegno delle ipotesi care alla ricerca psichica di qualità enormemente superiore, poté condividere il breve e modesto scritto di Richet perché si occupava dell’argomento da almeno due anni.

La prima edizione francese del trattato di Aksakoff (quella che poté leggere Bozzano) è del 1895.

Nel 1892, poco dopo la morte della madre, aveva scritto questi versi:

Legge è l’ignoto; ed ecco che un barlume
di scienza nova audacemente avanza,
e un nuovo credo albeggia; ivi a tal lume
pronto germoglia il fior della speranza.

Quindi, quando partecipò alla seduta spiritica a casa di Montaldo, già era convinto della scienza nova che audacemente avanza.

Il contesto nel quale questa “conversione” avvenne va comunque tenuto presente. Negli ultimi decenni del secolo XIX i fenomeni spiritici iniziarono ad essere studiati con metodo scientifico. Non ci si può dilungare in questa sede sulla progressione di questi studi e di questi interessi, ma basta menzionare l’evoluzione che questa ricerca ebbe a partire dal precursore William Denton per arrivare alla fondazione della Society for Psychical Research. Per rimanere in Italia va ricordato come i pionieri della ricerca psichica fossero anche convinti che il loro lavoro potesse condurre non solo a un’estensione della conoscenza scientifica (Enrico Carreras) ma anche a importanti mutamenti sociali (Ermacora e Finzi).

Dal 1899 al 1904 Bozzano fu animatore del “circolo Scientifico Minerva” che lui stesso aveva fondato insieme a Giuseppe Venzano. In quel periodo il circolo era divenuto un punto di riferimento tra i più importanti in Italia per le ricerche medianiche. Da menzionare anche il patrocinio di Luigi Arnaldo Vassallo (Gandolin), allora direttore del “Secolo XIX”, come fattore necessario per il successo del circolo, nonché l’adesione di personalità del mondo accademico genovese come Enrico Morselli e l’astronomo Porro. Nell’ambito dell’attività di questo Circolo presero corpo alcuni dei testi divenuti poi classici della materia, come la ponderosa opera di Morselli Psicologia e Spiritismo, il libro di Bozzano Ipotesi spiritica e teoriche scientifiche e quello di Vassallo Nel mondo degli invisibili. Il fulcro delle attività del Circolo furono comunque le sedute con la famosa medium Eusapia Paladino descritte ampiamente anche nel già menzionato testo di Morselli.

Nel 1899 Bozzano pubblicò il suo primo articolo di argomento metapsichico, Spiritualismo e ricerca scientifica, sulla “Rivista di Studi Psichici”, diretta da Vesme, nel quale prendeva in esame i rapporti tra spiritualismo e scienza. Questo articolo è importante perché segna l’inizio di una serie di polemiche tra il Bozzano stesso e il Morselli, all’epoca alquanto scettico sulla realtà dei fenomeni “psichici”, scetticismo che aveva espresso in articolo sulla stessa rivista e al quale aveva già risposto Ermacora. Successivamente Morselli divenne tra i più noti e meticolosi ricercatori del campo, ma probabilmente non fu mai troppo simpatico a Bozzano. E queste frequenti polemiche tra i due furono causa principale dello scioglimento del Circolo Minerva.

In quegli anni Bozzano collaborò con numerosi articoli alla “Rivista di studi psichici” (Polizoismo e spiritismo, Animismo e spiritismo, Della chiaroveggenza nel futuro) nei quali commentava e sviluppava le principali prese di posizione nel campo in quel periodo, dalle ipotesi di Durand Le Gross alle esperienze di Florence Cook. Collaborò anche alla rivista di Cervesato “La nuova parola”.

Nel 1901 Angelo Marzorati, che aveva preso a interessarsi di spiritismo, riesumò la testata “Luce e Ombra”, già rivista di letteratura tra il 1895 e 1896, per affiancare una neonata Società di studi psichici sponsorizzata dall’industriale milanese Achille Brioschi. Bozzano, inizialmente non entusiasta di questa nuova esperienza, divenne dal 1906 il collaboratore più importante e autorevole di questa rivista che ospitò la maggior parte delle monografie dello studioso genovese, ben 35, dal 1906 al 1941; spesso riprendeva (talvolta con lo pseudonimo di Prudens) la polemica con il Morselli, che continuò anche durante il primo conflitto mondiale, al quale Bozzano, ormai ultracinquantenne, non partecipò.

Il picco della sua enorme produzione si ebbe negli anni ’20. Iniziò anche a collaborare con la rivista francese “Revue spirite”, finanziata dal mecenate Jean Mayer. Collaborò anche con le inglesi “Light”, “Psychic News” e “The two Worlds”. I suoi articoli sono sistematicamente tradotti in spagnolo per varie riviste latino americane. In Italia allarga la sua attività collaborando con “Mondo Occulto” diretta da Zingaropoli.

Nel 1921 si trasferisce a Savona, a villa Rosa, acquistata dal fratello Adolfo, ormai ricco industriale, insieme a Vittorio, che ritorna però a Genova dopo un solo anno. La torretta della villa ospitò la sua biblioteca e la sua attività di studioso per molti anni. Aveva corrispondenti in tutto il mondo.

Nel 1926 divenne presidente della Associazione spiritualista Italiana, collaborando attivamente con l’Avv. Tullio Castellani. Nello stesso anno Bozzano organizzò e presenziò alle famose sedute di Millesimo con il famoso medium inglese Valiantine su iniziativa del marchese Carlo Centurione Scotto che aveva perduto un figlio in un incidente aereo. Nonostante lo scetticismo in ambito internazionale per l’assoluta eccezionalità degli eventi verificatisi, Bozzano fu sempre sostenitore dell’autenticità dei fenomeni stessi.

Nel ventennio tra il 1920 e il 1940 Bozzano elaborò la sua teoria di sopravvivenza dello spirito alla morte del corpo. Nel 1936 fu vicepresidente al congresso spiritualistico internazionale tenuto a Glasgow e dalla relazione che tenne a questo congresso prese corpo la sua opera più matura, pubblicata nel 1938: Animismo o spiritismo? Quale dei due spiega il complesso dei fatti?; in quest’opera il suo sistema assume una coerenza e una validità interpretativa che consentì a Bozzano di propugnare la fondazione di una nuova scienza e non, come voleva invece Kardec, di una nuova religione. Al termine di questo ventennio le opere di Bozzano erano tradotte in nove lingue.

Bozzano aveva 78 anni quando scoppiò la seconda guerra mondiale. Cinque giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, Bozzano, in una lettera a De Boni, confida ancora nel disarmo generale, suffragando così l’opinione di molti di una sua clamorosa ingenuità in merito ai fatti politici.

Nel 1941 il fratello Adolfo, vista la precarietà della situazione decise di vendere Villa Rosa e di tornare a Genova. Bozzano tornò ad abitare col fratello Vittorio, ma dovette abbandonare gran parte della sua biblioteca, a causa dell’obbligatorio ridimensionamento dello spazio abitativo. Il suo enorme archivio epistolare viene distrutto, come lui stesso narra a De Boni in una lettera, appiccandogli fuoco in mezzo a un campo (“diversi quintali di carta”). Si può dire, con Iannuzzo, che in quel rogo andarono persi cinquant’anni di storia della ricerca psichica. A casa di Vittorio, nonostante le ristrettezze di spazio e i soliti problemi economici, continuò a lavorare e nel 1941 pubblicò il libro che ebbe il maggior successo editoriale tra i suoi lavori: Popoli primitivi e manifestazioni supernormali, recensito positivamente da buona parte della stampa italiana. Fu il suo ultimo successo. Dal 12 maggio 1943 le sue crisi cardiache iniziarono a peggiorare, fino ad arrivare a quella fatale il 24 giugno 1943.

La sua esistenza si era snodata lungo il periodo storico forse più importante della storia della parapsicologia.

Fonti:

  • Giovanni Iannuzzo: Ernesto Bozzano la vita e l’opera. Le monografie di “Luce e ombra”. Verona 1983.
  • Silvio Ravaldini: Ernesto Bozzano e la ricerca psichica: vita e opere di un pioniere della parapsicologia. Roma 1993.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

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autore:
Ernesto Bozzano
ordinamento:
Bozzano, Ernesto
elenco:
B