Ernesto Buonaiuti nacque a Roma il 25 giugno 1881, quarto figlio di Leopoldo, tabaccaio di salute precaria minata dalla tubercolosi, e di Luisa Costa. Dopo Ernesto nasceranno altri tre figli, due dei quali muoiono poco più che neonati.
L’andamento economico della bottega paterna peggiora di anno in anno, in conseguenza dei mutamenti della Roma di quegli anni, in particolare lo spostamento del mattatoio al Testaccio dirotta altrove buona parte della clientela abituale. Il padre muore comunque quando Ernesto ha appena compiuto sette anni.
Nelle sua autobiografia Pellegrino di Roma il Buonaiuti riconduce a tre elementi la precoce nascita della sua vocazione ecclesiastica: la perdita del padre (“il bisogno di pronunciare comunque quella che è la più sacra e solenne parola che labbra umane possano scandire: padre!”), la sensazione provata una sera nella quale, non ancora quattordicenne, partecipava a una novena per l’immacolata concezione; vede il ritratto della Madonna alla quale le litanie sono rivolte e “sembrava mi sorridesse con particolare benevolenza. Era come una carezza femminea che scorresse sul mio volto. Quante poche gioie e quanto poca tenerezza avevano accompagnato la mia squallida infanzia e la mia solitaria adolescenza…”.
Ma su questa sensazione si innesta un ricordo violento e macabro per un delitto avvenuto otto anni prima a pochi metri dalla sua abitazione. Ancora con le parole del Buonaiuti: “…un marito disumano che dopo aver per anni maltrattato la sua donna e dopo averla cacciata di casa, l’aveva improvvisamente richiamata con l’aria di volersi riconciliare con lei, e l’aveva, dopo un incontro sorridente, condotta cinicamente e bestialmente al macello. Io ricordavo quella mattina di aver sentito tutto il mio piccolo essere rabbrividire in un’impressione inesprimibile di sgomento e di orrore. Che cosa mai erano le relazioni possibili tra l’uomo e la donna?… come poteva mai all’ombra dell’amore consacrato accumularsi così satanico sedimento di odio, di rancore, di sopraffazione”.
La violenza di cui parla Buonaiuti riguarda un delitto consumato gettando la donna nel fiume dal ponte e pestando ferocemente le mani con le quali la poveretta aveva cercato di aggrapparsi ai piloni. Si domanda adesso Buonaiuti: “Perché mai in quella fredda sera di dicembre, io, dinanzi all’altare dell’Immacolata… nel tumulto del mio essere di quattordicenne, sentivo riaffiorare così violentemente, tra gli altri, alla superficie della mia anima, il ricordo di quel delitto notturno di cui avevo sentito vociferare in una lontana mattinata di otto anni prima?”
Sono queste le riflessioni che fa quando si trova di fronte al bivio su come proseguire gli studi senza gravare sulla famiglia, dopo il brillante superamento del ginnasio. Un posto gratuito al collegio degli orfani di Piazza Capranica o l’ammissione al seminario romano di sant’Apollinare. Intuisce che si tratta di una scelta di vita, tra essere prete o essere medico.
Nel gennaio del 1895 entra in seminario. Qui inizia presto a sentire la contraddizione tra la propria brillante intelligenza e l’ottusità dei superiori. Racconta lui stesso come il “permaloso vice rettore” si sentisse in dovere di tutelare l’integrità morale del giovane seminarista, tagliando via le pagine che, nel volume di Storia della filosofia di Augusto Conti, sono dedicate al romanzo di Abelardo ed Eloisa. Sembra la prima di quelle infinite censure e difficoltà che da quel momento in poi stato e chiesa si sentiranno in dovere di comminare per cercare di ingabbiare l’immensa produzione intellettuale di Buonaiuti.
Nel 1903 viene ordinato sacerdote, assume l’incarico di insegnante di filosofia scolastica (fatto eccezionale per un giovane seminarista poco più che ventenne) presso la scuola di Congregazione di Propaganda Fide, ma non perde occasione per contrapporsi alla gerarchia, ancor prima dell’esplodere del modernismo. Già nel 1906 quindi “La civiltà cattolica”, organo dei gesuiti, lo mette nel mirino. Padre Rosa cerca fin dal primo importante saggio storico del Buonaiuti (Lo gnosticismo. Storia di antiche lotte religiose) ogni frase che possa anche velatamente essere sospettata di eresia. Il risultato è il trasferimento dal posto di insegnante a quello di archivista.
Partecipa nell’agosto del 1907 al convegno modernista di Molveno, accanto a don Murri (che dice di lui “era il rappresentante della tendenza estrema”), Fogazzaro, Gallarati Scotti, Casciola. La reazione papale è la famosa enciclica “Pascendi dominici gregis”, severa condanna del modernismo. La risposta dei modernisti a Pio X è opera soprattutto di Buonaiuti. Dà vita alla rivista “Nova et vetera” che pubblica 19 numeri fino a essere condannata dalla chiesa che sospende “a divinis” i sacerdoti partecipanti. Ma tra i collaboratori vi è un sacerdote pentito che, in confessione, fa i nomi dei partecipanti alla redazione e indica il Buonaiuti non solo come direttore della rivista ma anche come autore delle Lettere di un prete modernista che tanto scalpore avevano già suscitato qualche mese prima al momento della loro pubblicazione anonima. Viene rimosso da ogni incarico e sottoposto a procedimento disciplinare che si conclude con la sua sottomissione.
Nel 1915 ottiene una cattedra all’università di Roma, ma il 13 luglio 1916 sottoscrive, come intimato dalla curia, al giuramento antimodernista. Il ministro Ruffini è perplesso. Buonaiuti comunque non avrebbe potuto far fronte alla macchina spionistica internazionale contro i modernisti. Le sue lettere al prete residente in Svizzera De Stefano vengono fotografate da un “volontario” per conto del sant’Uffizio. Le fila di tutto questo sono tirate da monsignor Umberto Benigni, che, forse non per caso, approderà, con posizioni antisemite ad essere confidente dell’OVRA fino alla sua morte nel 1934.
La forza dell’apparato investigativo che lo opprime continua la sua opera ad ogni nuova iniziativa culturale e di studio di Buonaiuti: dal 1910 contro i Saggi di filologia e Storia del Nuovo testamento, fino a una nuova sospensione a divinis il 12 aprile 1916 (assieme ai sacerdoti Motzo, Vannutelli e Turchi) a causa del “Bollettino di letteratura critico religiosa” poi trasformato in “Rivista di scienza delle religioni”. La nuova sottomissione si conclude con il giuramento antimodernista suaccennato. Tuttavia Buonaiuti si prodiga per la difesa propria e soprattutto del suo ruolo di docente persino con una lettera al papa (lettera che sarà pubblicata solo nel 1976 in un articolo di Luciano Onder su Repubblica: “Quando il Sant’Ufficio condannava gli eretici”). E questo ruolo di docente è sviluppato con grande successo; basti pensare che suoi allievi sono stati, per citarne solo alcuni, Ambrogio Donini, Alberto Pincherle, Maria Fermi, Maria Monachesi, Renato Lazzarini. Tutti questi e altri costituiscono, come dice Buonaiuti, “il mio piccolo gruppo fedele” al di fuori del quale “mi sentivo desolatamente solo e avversato”.
Il nuovo pontefice Benedetto XV sembra gradire una tregua. Il volume di Buonaiuti sull’Irlanda, denunciato come di consueto dal sant’Uffizio, non è oggetto di alcun provvedimento disciplinare. Il direttore della tipografia vaticana viene incaricato di acquistare con discrezione e far scomparire l’intera tiratura.
Buonaiuti trascorre gli anni di guerra, dopo che la sua richiesta di essere cappellano militare viene rifiutata, come soldato semplice nei servizi attorno a Roma. Questo gli consente di non sospendere l’insegnamento e di approfondire il dialogo con il nuovo segretario di stato vaticano cardinale Gasparri.
Nel 1919 diventa docente ordinario di Storia del cristianesimo. Gasparri gli propone un coinvolgimento nell’ufficio stampa vaticana, ma la collaborazione giornalistica di Buonaiuti prenderà altre strade: “Il Mondo”, “Il resto del Carlino”, “Il Tempo”. Gli incontri con i suoi allievi proseguono in una sede adesso ben definita, una vecchia casa a San Donato.
Nel gennaio 1921 nuova sospensione a divinis per un articolo, Le esperienze fondamentali di san Paolo, pubblicato qualche mese prima. Il passo incriminato è riportato nell’autobiografia del Buonaiuti già citata; in questo passo il santo Uffizio ravvisa la negazione della presenza reale del corpo di Cristo nell’eucarestia. Questa volta per ritirare il provvedimento di sospensione gli viene chiesto di rinunciare all’insegnamento universitario. Imposizione caldeggiata anche dal suo, fino a poco prima, confidente cardinale Gasparri. Buonaiuti, che nel frattempo deve subire un intervento chirurgico allo stomaco, rifiuta l’imposizione. Per l’ultima volta Gasparri medierà ripiegando su una nuova formale sottomissione.
Un nuovo articolo del 1921 sul “Messaggero” di Roma a proposito delle guarentigie e di politica internazionale nel quale la figura di Gasparri, se pur non espressamente nominato, traspare vistosamente, gli fa perdere fiducia e simpatia del segretario di stato vaticano. Nel febbraio 1922 un articolo su “Il mondo” (di cui Buonaiuti è redattore) sull’elezione del nuovo papa (Pio XI). Da questo momento ogni suo scritto viene condannato dal Vaticano. Nel marzo del 1924 viene preso il provvedimento di scomunica e la causa non sono solo i suoi scritti ma la sua attività di docente “fatta apposta per turbare le coscienze” (come dirà Carlo Perosi segretario del santo Uffizio che gli consiglierà anche di cambiare materia).
La sua tenace opposizione lo porterà anche nel 1924, all’indomani del delitto Matteotti, a scrivere un articolo sul “Il Mondo”, che certamente serve ad attirare su di lui le antipatie della consolidantesi dittatura.
Il 28 gennaio 1925 giunge il provvedimento che lo inibisce ad indossare l’abito talare. Buonaiuti scrive ancora una volta al papa ed ha una serie di incontri col francescano Agostino Gemelli. Ma la condizione di lasciare la cattedra universitaria continua ad essere pregiudiziale per ogni iniziativa di perdono. Buonaiuti tentenna, ma poi rifiuta nuovamente e questo gli vale immediata la scomunica “massima” (va scacciato se entra in chiesa e il luogo va riconsacrato).
Le alterne vicende successive procedono appaiate con l’andamento delle trattative per il nuovo concordato. Buonaiuti viene allontanato dall’insegnamento dal ministro Fedele e dirottato su attività extra-accademiche per poi essere reintegrato, come segnale di irrigidimento da parte dell’autorità statale. Buonaiuti, che vede sempre l’insegnamento come la sua missione, pur comprendendo di essere pedina di una scacchiera, accetta; ma i patti saranno siglati prima che possa realmente riprendere le lezioni. E il concordato contiene due articoli: l’impossibilità di assumere ecclesiastici in uffici pubblici se non con autorizzazione vescovile e l’affidamento all’autorità statale di far valere, anche in modo violento, il divieto di indossare l’abito talare. E il papa chiederà esplicitamente che questo divieto sia fatto rispettare citando proprio Buonaiuti. Scrive nella sua autobiografia: “Un insieme di fortuite circostanze mi ha costituito involontariamente per quasi un ventennio, misurazione barometrica del rapporti tra vaticano e fascismo”.
Nonostante la cosa appaia paradossale, visto che dell’insegnamento è stato privato, nell’ottobre del 1931 arriva l’intimazione al giuramento per i professori universitari, quel famoso giuramento che riceverà solo 12 rifiuti. Dal 1° gennaio 1932 viene quindi dispensato dal servizio per non aver prestato il giuramento. Questo gli sottrae anche il modesto guadagno dovuto alle attività extra-accademiche. Inizia un vero periodo di difficoltà. Si mantiene come può con conferenze e attività editoriali e giornalistiche, spesso sotto pseudonimo (Paolo Baldini, Paolo Vinci); scrive sul “Corriere Padano” diretto dall’amico, pur aderente al fascismo, Nello Quilici, che gli rinnova di anno in anno un contratto di collaborazione senza mai far trapelare la vera identità del collaboratore.
Nel 1939 potrebbe andare a insegnare in Svizzera, se aderisse alla Chiesa Riformata. Buonaiuti rifiuta. Il Minculpop chiude nello stesso anno la rivista “Religio” che da anni Buonaiuti dirigeva.
Durante la guerra le difficoltà economiche aumentano ulteriormente. Nel 1941 muore la madre. Nel 1942 esce il primo dei tre volumi della monumentale Storia del Cristianesimo, scritta mentre è ospite nel villino della sua allieva Fausta Zucchetti. Il libro viene inserito nell’Indice dei libri proibiti il 16 dicembre 1942. Il 17 maggio 1944 viene ancora una condanna del sant’Uffizio per tutte le opere del Buonaiuti uscite dopo il 1924.
Con la liberazione di Roma Buonaiuti spera di poter riprendere il suo posto all’Università e scrive in questo senso al ministro De Ruggero. La risposta negativa arriverà poco tempo dopo.
Nell’aprile del 1945 fa uscire il settimanale “Il Risveglio” dove viene pubblicato a puntate, per la prima volta in Italia, Fontamara di Ignazio Silone. Nello stesso mese il nuovo ministro della pubblica istruzione Vincenzo Arangio-Ruiz delibera la reintegrazione del Buonaiuti nel ruolo universitario, ma nuovamente lo relega all’incarico degli studi sul Gioacchinismo nel duecento e trecento. Niente insegnamento quindi.
Quando diventa ministro Enrico Molè sembra riaprirsi la speranza ma la santa sede ha messo un veto assoluto. Un gruppo di intellettuali romani crea quindi un’associazione internazionale di cultura e chiede al rettore un’aula dove Buonaiuti possa tenere un corso libero su La civiltà cristiana in Italia. La prima lezione, il 29 gennaio 1946 ha un successo enorme; questo non può essere accettato dalla santa sede che interviene di nuovo e l’aula viene negata per la seconda lezione e le successive.
Il 18 marzo ha una grave crisi cardiaca. Vorrebbe essere reintegrato, ma deve sottoscrivere la formula di sottomissione totale: “Credo a tutto quello che crede e insegna la chiesa cattolica e riprovo tutto ciò che essa riprova”. Buonaiuti vorrebbe limitarsi a sottoscrivere solo la prima parte, ma non è possibile. Muore il 20 aprile 1946.
Fonti:
- E. Buonaiuti: Pellegrino di Roma. La generazione dell’esodo. Roma 2008.
- G. Boatti: Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini. Torino, 2001.
- F. Battistutta: Trittico eretico. Sentieri interrotti del Novecento religioso. Ernesto Buonaiuti, Primo Vannutelli, Ferdinando Tartaglia. Milano 2005.
- F. Chiappetti: La formazione di un prete modernista. Ernesto Buonaiuti e il rinnovamento (1907-1909). Urbino, 2012.
- G. Centore: Ernesto Buonaiuti. Padova, 2013.
- G. Santonastaso: Ernesto Buonaiuti. In “Fiera letteraria” 2 Maggio 1946.
- F. Margiotta Broglio. Ernesto Buonaiuti, in “Storia Contemporanea” n. 2, 1971.
- C. Arnold, G. Vian: La condanna del modernismo. Documenti, interpretazioni, conseguenze. Roma, 2010.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La chiesa e il comunismo
[il problema delle relazioni diplomatiche fra Roma e Mosca]
Al momento della conclusione del secondo conflitto mondiale l’U.R.S.S. si configura come una potenza europea che ha incidenza sugli interessi della tradizione cattolica nell’Oriente europeo. - Lo Gnosticismo
Storia di antiche lotte religiose
La ricerca di un filo conduttore che attraversi l’antico sapere pre-ellenico ed ellenico che preceda il cristianesimo e lo attraversi includendo credenze religiose pre-cristiane e dipani quindi la sua aspirazione alla conoscenza includendo il neoplatonismo e i suoi rapporti con le inaccessibili verità pitagoriche, il sincretismo fiorente all’interno del paganesimo con una puntata nella leggenda fino a giungere all’ermetismo più propriamente cristiano, con la creazione angelica di Satornilo di Antiochia, Basilide e il suo dualismo così legato alla matematica, il sistema di Valentino (il cui Vangelo, ritrovato solo nel 1945 e non conosciuto da Buonaiuti se non dai frammenti che Ireneo attribuisce a Valentino conferma le intuizioni di Buonaiuti stesso) e l’eresia dualista di Marcione. - Lettere di un prete modernista
Appendice: Dalla sospensione di R. Murri alla scomunica di A. Loisy
Pubblicato anonimo nel 1908 e ripubblicato con l'indicazione dell'autore solo nel 1948 dopo la morte del Buonaiuti, è uno dei documenti più importanti del “modernismo” cattolico italiano. Censurato e represso dalle autorità ecclesiastiche, il modernismo rappresentò, tra la fine dell'800 e l'inizio del '900, il tentativo di emancipazione da prospettive e sistemi di valori di tipo assolutistico, e di affermazione delle scienze legate alle metodologie sperimentali. - Le origini dell'ascetismo cristiano
Buonaiuti compie un interessante excursus attraverso le tappe salienti nel processo di sviluppo dell’ascetismo organizzato nel cristianesimo soffermandosi principalmente su quelle figure e su quei movimenti l’azione dei quali è stata fortemente normativa o più specificamente significativa. - San Girolamo
In questo saggio Ernesto Buonaiuti , accademico ed esperto di storia del cristianesimo, ci espone, in maniera piana e gradevole, un resoconto della vita di S. Girolamo da solitario asceta a traduttore, teologo e Padre della Chiesa. - San Paolo
Sintetica esposizione, tipica della collana “profili” dell’editore Formiggini, della vita di Paolo di Tarso. Dalla famosa conversione “sulla via di Damasco” all’inizio della predicazione in Siria e Cilicia e all’impulso dato alle comunità cristiane di Corinto. - Sant'Agostino
Il Bonaiuti analizza le fasi importanti della vita spirituale del santo, iniziando dal credo manicheista, passando per il periodo dei tormentati dubbi esistenziali, per approdare alla fede cristiana ed agli scontri con le ideologie donatiste e pelagiane, fino alla caduta di Roma dovuta ai Vandali. - Storia del cristianesimo I
Evo antico
Questo primo volume affronta il tema del cristianesimo delle origini partendo dall’insegnamento diretto di Gesù Cristo e dall’interpretazione paolina, per giungere fino all’epoca di Giustiniano, attraverso la cruciale epoca costantiniana, l’opera e gli scritti di Ambrogio e Agostino le prime eresie di Mani e Pelagio, la nascita del monachesimo e i rapporti tra Roma e Bisanzio. - Storia del cristianesimo II
Evo medio
Secondo volume di quest'opera del Buonaiuti dedicato all'evo medio, dalla calata dei Longobardi in Italia fino alle vicende del Savonarola, attraversando il pontificato di Gregorio Magno, le visioni millenaristiche di Gioachino da Fiore, la filosofia di sant'Anselmo, lo scisma greco, l'epoca delle crociate, l'istituzione degli ordini mendicanti, i pontificati di Innocenzo III e Bonifacio VIII, il grande scisma. Sempre in evidenza il carattere mistico e orale del Cristianesimo e il suo scorrere verso un sistema filosofico-teologico e un'organizzazione burocratica. - Storia del cristianesimo III
Evo moderno
Il terzo volume della monumentale opera di Buonaiuti parte dai grandi movimenti di riforma luterana e calvinista visti nell’ambito del sorgere in Europa del concetto di nazione in opposizione all’unità spirituale medioevale. Viene delineato nei dettagli il tormentato percorso spirituale dei due teologi, Lutero e Calvino, mettendo anche a confronto le peculiarità delle rispettive esperienze.