Il terzo volume della monumentale opera di Buonaiuti parte dai grandi movimenti di riforma luterana e calvinista visti nell’ambito del sorgere in Europa del concetto di nazione in opposizione all’unità spirituale medioevale. Viene delineato nei dettagli il tormentato percorso spirituale dei due teologi, Lutero e Calvino, mettendo anche a confronto le peculiarità delle rispettive esperienze. Il cammino verso gli albori del mondo contemporaneo passa attraverso la descrizione della dura battaglia intrapresa dai gesuiti nei confronti dei giansenisti; il conflitto tra chi vede l’uomo portato inesorabilmente verso il male e chi lo vede invece come libero di scegliere il bene, viene posto alla base della nascita dei grandi sommovimenti che daranno il via all’epoca moderna, principalmente la rivoluzione francese, l’illuminismo e, qui in Italia, il periodo risorgimentale. In questa fase il Buonaiuti cerca di sottolineare un sopravveniente squilibrio tra la rivendicazione dei diritti del razionalismo e quelli della fede religiosa come manifestazione della spiritualità umana. La riflessione dell’autore si dipana poi attraverso l’esame delle filosofie e delle ideologie ottocentesche, dall’idealismo al liberalismo, e l’esame delle nuove interpretazioni evangeliche e dei sorgenti movimenti religiosi (con ovvia sottolineatura del “modernismo”) alla vigilia del primo conflitto mondiale. Affrontato nel dettaglio lo sviluppo dei nuovi rapporti tra Vaticano e fascismo fino ai patti lateranensi e la conciliazione. Parole di speranza chiudono questa Storia del cristianesimo indicando la via nella fede in Dio padre da parte di tutto il vivente nella realtà cosmica e l’osservazione delle realtà trascendenti al di là del mondo sensibile “con cuore docile e pupilla tremante”.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
I consuetudinari criteri nel delimitare cronologicamente il Medioevo, per separarlo dall’età moderna, come analogamente i criteri applicati per delimitare la fine del mondo antico e le origini del Medioevo, non corrispondono affatto alla realtà.
Noi abbiamo avuto in Europa una prima rinascita nel secolo duodecimo, col fermento introdotto nella spiritualità cristiana dalla riforma cistercense, dalla predicazione di Gioacchino da Fiore, dal movimento francescano.
Poiché la teologia è sempre religione congelata, e la filosofia è teologia scarnificata, mentre la religione è innanzi tutto visione drammatica degli ultimi eventi, cioè a dire escatologia, la storia della religiosità umana, e in particolare la storia della religiosità mediterranea e cristiana, hanno avuto le loro tappe segnate costantemente dalle reviviscenze escatologiche, da rinnovate aspettative cioè di radicali palingenesi spirituali.
Come noi abbiamo visto nel primo volume di questa nostra Storia, il cristianesimo primitivo, non difformemente da tutte le altre religioni riformate o messianiche, quali la religione di Zarathustra e la predicazione di Buddha, era stato essenzialmente visione degli ultimi eventi e, sulla base di tale visione, era stato rovesciamento di valori e consegna precisa di trovare la vera vita, attraverso il rinnegamento della vita empirica, e il genuino progresso del disvelamento della regalità di Dio.

