George Gordon ByronGeorge Gordon Noel Byron, VI barone di Byron, meglio noto come Lord Byron RS (Londra, 22 gennaio 1788 – Missolungi, 19 aprile 1824), è stato un poeta e politico inglese.

Considerato da molti uno dei massimi poeti britannici, Byron è stato un uomo di spicco nella cultura del Regno Unito durante il secondo Romanticismo, del quale è stato l’esponente più rappresentativo insieme con John Keats e Percy Bysshe Shelley.

George Gordon Byron proveniva, dal lato paterno, da un’illustre famiglia normanna, i Burun, insediatasi in Inghilterra nell’XI secolo.

Il padre del poeta, il capitano John Byron, nato nel 1756, venne soprannominato «Mad Jack» (Jack il Matto) per la sua vita licenziosa: costui, dopo la delusione avuta con la prima moglie Amelia Conyers, si sposò in seconde nozze nel 1785 con la ventunenne Catherine Gordon of Gight, con la quale avrebbe poi generato George Gordon.

Più modesta, ma non priva di valore, era invece la famiglia materna: Catherine Gordon, donna passionale e stravagante, era lontanamente imparentata con Giacomo I di Scozia, e sua madre si era maritata a un membro della benestante famiglia dei Duff.

George Gordon Byron nacque a Londra, al n. 16 di Holles Street, il 22 gennaio 1788 da John Byron e Catherine Gordon of Gight. Afflitto da una contrazione del tendine di Achille che lo rese zoppo sin dalla nascita, il giovane George Gordon trascorse i primi anni di vita nella dimora della madre ad Aberdeen, a fronte degli enormi debiti accumulati dal padre che, ormai in miseria, fu costretto a fuggire in Francia, dove morì, forse suicida, nel 1791. Ad Aberdeen il poeta dovette risentire sia delle ristrettezze economiche che dei continui strapazzi materni: ciò malgrado, fu proprio in questo giro d’anni che nacque in lui l’ammirazione per l’aspro paesaggio montano scozzese, un’appassionata devozione per l’Antico Testamento e la credenza, legata al calvinista John Knox, nella predestinazione della colpa.

Alla morte del prozio nel 1798, George Gordon ne ereditò il titolo nobiliare, divenendo sesto Barone Byron di Rochdale (e quindi Lord), e i relativi beni, potendo ricevere un’educazione adeguata. Abbandonò la Scozia per andare ad abitare nell’abbazia di Newstead Abbey che ereditò assieme ad altre vaste tenute nonché a tantissimi debiti. Nel 1801 entrò nella scuola di Harrow, dove si distinse per la fame insaziabile di letture e per la sua condotta intemperante e bellicosa.

Nel 1805 si iscrisse al Trinity College di Cambridge, dove conobbe alcuni fra i suoi più cari amici: Edward Noel Long, William Bankes, Francis Hodgson, Douglas Kinnaird, John Edleston, John Cam Hobhouse, Scrope Berdmore Davies e Charles Skinner Matthews. Oltre a vari svaghi – come il nuoto, disciplina nella quale avrebbe poi eccelso – il giovane Byron si interessò anche alla poesia: in questi anni, infatti, pubblicò a proprie spese un volumetto di versi, Fugitive pieces, evitando tuttavia di dichiarare di esserne l’autore. Ben presto, infatti, il poeta ripudiò la sua primissima esperienza poetica a causa di alcuni versi forse troppo pugnaci; ciò malgrado, ripubblicò l’opera ben due volte.

La seconda ristampa venne edita nel 1807 col titolo Poems on Various Occasions, sempre in forma anonima. Gli incoraggiamenti di alcuni amici lo persuasero ad abbandonare l’anonimato quando diede alle stampe Hours of Idleness, by George Gordon Lord Byron, a Minor, dove espurgò le oscenità presenti nella versione embrionale dell’opera. Hours of Idleness non conobbe affatto una buona accoglienza: così Byron rispose all’Edinburgh Review – che nel gennaio 1808 criticò aspramente il volumetto – con la virulenta satira English Bards and Scotch Reviewers, dove non fece segreto di voler perpetuare la tradizione letteraria di Alexander Pope (animata in quei tempi da Rogers e da Campbell) contro gli scrittori a lui contemporanei, che attaccò senza pietà.

Occupato nel 1809 il seggio a lui spettante presso la Camera dei lord, nell’estate del 1809 Byron intraprese il Grand Tour, quasi d’obbligo per le persone del gran mondo. Accompagnato da John Cam Hobhouse salpò da Falmouth il 2 luglio 1809 per Lisbona, visitò Siviglia, Cadice e Gibilterra. Giunti a Malta il 19 agosto, i due vi soggiornarono circa un mese, prima di partire per Preveza, porto dell’Epiro, raggiunto il 20 settembre 1809. Di lì si spostarono a Giannina e poi in Albania, a Tepelenë, dove incontrarono Alì Pascià. Poi vissero ad Atene, tranne una parentesi di qualche mese a Costantinopoli. Il 3 maggio 1810 attraversò a nuoto lo stretto dei Dardanelli. In Grecia compose Hints from Horace e The Curse of Minerva.

Nel luglio 1811 Lord Byron fece ritorno in patria, vivendo fra Newstead Abbey e Londra. I primi tempi furono funestati dal lutto: qualche giorno dopo morì la madre, senza che lui riuscisse a vederla, e perirono due amici.

Già nel febbraio 1812 fu protagonista del primo di tre interventi presso la Camera dei Lord, particolarmente veementi e accesi, che scossero l’aristocrazia inglese; nel primo lottò contro la repressione del luddismo del 1812. Frattanto, pubblicò scrisse i primi due canti del Childe Harold’s Pilgrimage, una sorta di guida poetica dei paesi visitati, che al loro apparire (1812) conobbero subito uno sfolgorante successo: questa favorevolissima ricezione dell’opera fu dovuta in buona parte alle qualità poetiche di Byron, ma soprattutto alla felice scelta dell’argomento, riuscendo a trasportare in poesia il tema dei viaggi, allora molto popolare. Oltre alla descrizione del viaggio, a destare curiosità vi era anche la descrizione del viaggiatore, quel «giovane Aroldo» sprezzante e misantropo che impersona gli atteggiamenti del Byron stesso; e furono pure le vivide evocazioni dei luoghi del Levante, i versi scorrevoli, il misto di luoghi comuni e di licenziose avventure a far impressione sul gusto delle dame e dei salotti della Reggenza.

Il successo del Childe Harold fu tale che tra il giugno del 1813 e l’agosto del 1814 Byron produsse con notevole continuità una cospicua mole di novelle orientali in versi, chiamate «racconti turchi» (The Giaour, The Bride of Abydos, The Corsair, Lara, The Siege of Corinth e Parisina) ad un ritmo incalzante quasi come i successi bellici che Napoleone Bonaparte andava riscuotendo in quel giro d’anni: non a caso, il poeta fu sovente paragonato al generalissimo, iniziando a divenire noto nei salotti londinesi come «il gran Napoleone dei reami della rima». Queste opere, tutte improntate ad un intreccio tra l’esotismo e il melodramma romantico, furono inoltre carburante per quel mito byroniano che sarà fondamentale per la fortuna del poeta d’ora innanzi: il Giaurro, Corrado, Lara, erano infatti ripetizioni del tipo d’Aroldo e – essendo quest’ultimo un’autobiografia idealizzata del Byron – furono in molti ad attribuire le avventure dei protagonisti al fortunato scrittore.

Folgorato dal successo, in questo periodo Byron iniziò a manifestare ancor di più un atteggiamento freddo e sprezzante, con una raffinata sobrietà del vestire, incarnando squisitamente gli ideali del dandy, fusi a quelli del bel tenebroso. Fu anche grazie a questa sua innata attitudine da poseur che il poeta iniziò ad essere ammesso da pari nel gran mondo, intraprendendo anche gaudenti e intriganti avventure amorose. Tuttavia fu coinvolto in vari scandali di ordine morale che furono alla base dello crescente sdegno e del rifiuto dell’aristocrazia londinese: ad inasprire gli animi vi furono anche i violenti attacchi dei critici della stampa conservatrice, che ricoprì il poeta di vituperi per la pubblicazione di alcune satire molto acerbe rivolte al Reggente (Lines on Princess Charlotte).

A inviperire ulteriormente l’opinione pubblica vi fu inoltre la divulgazione di alcuni versi ispirati alle sue circostanze domestiche (Fare Thee Well e A Sketch), che il Byron aveva incautamente fatto circolare tra gli amici. Il malanimo nei suoi confronti era tale che gli venne suggerito di non recarsi più alla Camera dei Lord, dove nessuno gli rivolgeva più la parola e, analogamente, nei salotti aristocratici, non trovava che distacco e riserbo.

Byron si imbarcò per il continente il 25 aprile 1816, qualche giorno dopo la stipula del documento di separazione. La prima nazione che visitò fu il Belgio: dopo aver fatto affrettatamente sosta a Bruxelles, fece tappa a Waterloo e da qui costeggiò la riva del Reno sino a Ginevra. Il poeta si insediò – insieme al fedele domestico William Fletcher e al medico John Polidori – nell’elegante villa Diodati, già residenza di Milton. In una villa non molto distante, a Montalègre, soggiornarono Percy Bysshe Shelley, la sua futura moglie Mary Godwin Wollstonecraft con la sua sorellastra Claire Clairmont; occasionalmente, frequentò anche il salotto di Madame de Staël al castello di Coppet.

Al contatto con la delicata sensibilità per le bellezze della natura di Percy Bysshe Shelley, e stimolato ciascuno dal genio degli altri, Byron compose in questo ambiente il terzo canto di Childe Harold, il Prisoner of Chillon, The Dream, i primi due atti del Manfred, e Darkness. I frutti poetici di tanto arricchimento si manifestarono anche in Mary Shelley, che qui iniziò a redigere Frankenstein, e in Polidori, che sotto l’influenza del Byron concepì The Vampyre.

Con Claire Byron continuerà una relazione iniziata già a Londra qualche mese prima; questa tempestosa storia d’amore generò, nel gennaio 1817, Allegra.

Attraversate le Alpi, Byron sostò nell’ottobre del 1816 a Milano, dove entrò in contatto con Pellico e Monti e conobbe Stendhal, per poi spingersi fino a Venezia, dove arrivò nel novembre 1816 per poi risiedervi per tre anni. Qui Byron non trascurò affatto piaceri meno intellettuali, cimentandosi in dongiovannesche avventure e in due importanti relazioni, prima con la moglie del suo padrone di casa, Marianna Segati, e poi con la ventiduenne Margarita Cogni (la Fornarina).

Il soggiorno nella città lagunare – la «Cibele marina», come viene chiamata nel Childe Harold – fu brevemente interrotto solo tra l’aprile e il maggio del 1817, quando il poeta visitò Roma, passando per Ferrara (che gli ispirò il Lament of Tasso).

Nell’aprile del 1819 nel salotto di Marina Benzoni Byron conobbe la diciottenne Teresa, moglie del ricco sessantenne conte Guiccioli: la donna divenne ben presto la sua amante e i due si stabilirono verso la fine del 1819 a Ravenna, dove i Guiccioli vivevano. La giovane esercitò un’influenza assolutamente benefica sul poeta, che finalmente adottò uno stile di vita più salutare, senza però cessare di anelare a nuove avventure, tanto che tra il 1820 e il 1821 entrò nella carboneria attraverso i contatti del fratello di Teresa, il conte Pietro Gamba. Nella città romagnola Byron scrisse altri tre canti del Don Juan, Marino Faliero, Sardanapalus, The Two Foscari, Cain: a Mistery, The Prophecy of Dante e altri scritti che rivelavano l’odio che Byron nutriva nei confronti della tirannia, che in suolo italico trovava espressione nella Santa Sede. Volendone fare una cattolica romana, inoltre, Byron accompagnò nel marzo del 1821 la figliuola Allegra nell’educandato gestito dalle suore di Bagnacavallo, in Romagna.

Nel frattempo, al fallimento dei moti insurrezionali del 1820-1821 seguirono gli arresti e le confische, e i due amanti dovettero fuggire a Pisa. Nella città toscana Byron visse nel palazzo Toscanelli, dove raccolse intorno a sé un gruppo cosmopolita di letterati e di artisti che annoverava, oltre a Shelley, anche Edward Williams, Thomas Medwin, Edward John Trelawny, Leigh Hunt e John Taaffe. In seguito a una rissa tra il suo domestico Tita e il sergente Stefano Masi fu tenuto sott’occhio dalla polizia toscana: così, abbandonò il Circolo pisano e la città pisana e si trasferì a Montenero, vicino a Livorno, soggiornando nella Villa Dupouy. Fu qui che iniziò la pubblicazione del periodico Liberal con Leigh Hunt, suo ospite, su cui apparve The Vision of Judgement, in aspra polemica col Southey, che aveva pubblicato un libello omonimo, zeppo di accondiscendenza, in memoria di Giorgio III. Sullo stesso Liberal venne pubblicato Heaven and Earth – A Mistery.

Byron, anche per l’espulsione per motivi politici dei Gamba, abbandonò il Granducato di Toscana per andare ad abitare a Genova nel Quartiere di Albaro. Nel viaggio verso Genova passò per Lerici e, forse, per Porto Venere.

Nel 1823 Byron, persuaso dall’amico John Cam Hobhouse, aderì all’associazione londinese filoellenica a sostegno della guerra d’indipendenza greca contro l’Impero ottomano. Convinta Teresa a tornare a Ravenna, s’imbarcò da Genova con il conte Gamba e Edward John Trelawny per Cefalonia, dove sbarcò nell’agosto del 1823.

Byron visse in prima persona gli aspri contrasti fra i greci che lottavano contro la schiavitù turca. Nel gennaio 1824 si trasferì – chiamato dal patriota Alessandro Mavrocordato – a Missolungi, dove morì, forse in seguito a febbri reumatiche, il 19 aprile; vicino a sé aveva il manoscritto dell’incompleto XVII canto del Don Juan. La salma venne tumulata nella chiesa di St. Mary Magdalene a Hucknall Torkard, non lontano da Newstead Abbey.

Fonti

Note biografiche a cura di Pier Filippo Flores.

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George Gordon Byron
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Byron, George Gordon
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