Dalla prefazione di Severino Pagani:
Giorgio Bolza, colpito all’udito, aveva acquistato una più squisita e più acuta sensibilità di intuizione, di impressione e di pensiero; le sue osservazioni pacate, misurate, colpivano sempre nel giusto e forzavano a riflettere.
Uguale sensibilità e profondità di pensiero egli traduceva anche nel verso, sul quale usava soffermarsi con amore di cesellatore, per renderlo sempre più piano, più scorrevole, più armonioso.
Errerebbe chi cercasse nelle sue poesie il racconto di fatti straordinari o la sottigliezza di astruse concezioni ideologiche o filosofiche.
Osservatore attento dei casi più comuni della vita d’oggi, li sapeva ritrarre con particolare maestria, fedele nelle immagini, e parco nei commenti.
Talvolta amava soffermarsi nella rievocazione di tradizioni passate e il confronto della vita lenta e pacata dei nostri nonni con quella tumultuosa d’oggi scaturiva spontaneo; senza rimpianti, però; senza recriminazioni, perchè il poeta era e si sentiva figlio del suo tempo.

