Dalla presenatzione di Umberto Colombini
Fra i commediografi che alla radio hanno offerto, fin dall’inizio della formazione di un «repertorio per trasmissioni », un contributo validissimo, Giorgio Bolza poeta dialettale affermatissimo oltre che autore drammatico – non è da considerarsi affatto fra i meno apprezzabili ancorché egli, costruttore forbito e piacevolmente estroso di belle trame per il teatro di ribalta, non abbia badato fino ad oggi a crearsi una formula propria ed esclusiva per i lavori «da mettere in onda» in luogo di essere rappresentati.
Una giustificazione a questo fatto si potrebbe trovarla nella ragione stessa che informa tutta la produzione teatrale del Bolza, produzione intesa ad un diletto che chiamerò pensoso per la peculiarità che lo distingue e cioè indurre a meditare senza cadere in patemi d’animo gravi e preoccupanti; ma non è certo questa la circostanza più opportuna per impostare e risolvere un problema non di capitale importanza se si tiene conto che altri, moltissimi altri autori di teatro, si sono comportati e si comportano, nei confronti della radio, in questo stesso modo.

