Dall’incipit del libro:
Patria che raccogliesti il tuo destino
sui lembi, là, del continente nero,
nuove strade cercando al tuo cammino,
se qui m’indugio dietro il mio pensiero,
affinando la vita in tenui carmi,
ch’io non ti sembri immemore o straniero.
Odo la voce tua, sento passarmi
tepidi in fronte i venti sconosciuti,
scorgo i tuoi figli vigili nell’armi.
Oh, che l’anima mia li risaluti!
Artigiani pur ieri e falciatori
e pastori su l’alpe io li ho veduti.
Patria, laggiù, dove tu pugni e muori
e rinasci vincendo, esser vorrei
il camerata che serena i cuori;
ed inerme tra i ferri onde tu sei
cinta e protetta, una dolcezza buona
pei fratelli cavar dai sogni miei.
Come una blanda melodia che suona
a tutti eguale, ma ciascun v’intende
il dolore o l’amor che l’appassiona,
per ogni madre che lontana attende
e pel ricordo delle meste amanti,
correrebbe ai bivacchi e fra le tende
questo lento rigagnolo di canti.
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