Edizione Mondadori a cura di Vittore Branca (A. Mondadori, Milano 1985).

Nel 1976 l’Accademia della Crusca ha pubblicato un’edizione critica del Decameron, che da quel momento ne è divenuta l’edizione canonica. Il curatore Vittore Branca (che in precedenza aveva posto mano ad altre edizioni di stampo tradizionale) l’ha fondata sul codice berlinese Hamilton 90, mostrando che in esso il testo era stato scritto, corretto e illustrato di propria mano dal Boccaccio negli ultimi tempi della sua vita. Le edizioni precedenti avevano ignorato quel codice, e semmai avevano ereditato da altre fonti certe “piallature e levigature” linguistiche imputabili a un mito cinquecentesco, che aveva fatto del Decameron il “regolo di Policleto” della prosa italiana.

Inseriamo ora nella Biblioteca questo testo canonico che rappresenta l’ultima volontà dell’autore, rimpiangendo che i meandri del copyright non ci permettano d’inserire anche le vignette autografe.

Il testo incide anche sull’immagine tradizionale dell’autore, alle prese con ciò che è stato presentato come il “lato nero” dell’opera sua: la filosofia di vita –  assennata, solare, e non pia; la satira del malcostume ecclesiastico; la satira della “comunione dei santi” – per esempio nella confessione di San Ciappelletto, nella predica di frate Cipolla, o nelle esibizioni di frate Alberto in veste di Agnolo Gabriello.

Scrivere il Decameron in Italia si poteva nel Trecento, ma non più ai tempi di Riforma e Controriforma. Allora l’autore avrebbe dovuto correre a rifugiarsi in un paese riformato, per non finire decapitato in piazza (come Ferrante Pallavicino) o pugnalato in un vicolo buio dallo “stylum Romanae Curiae” (come fra’ Paolo Sarpi).

Ormai non si poteva cancellare la gloria letteraria e linguistica di quello sciagurato libro (neppure riservato ai dotti, bensì pericolosamente votato alla diffusione popolare); ci si dovette accontentare di inserirlo nell’Index librorum prohibitorum, dove entrò fin dall’inizio e sempre rimase. Ormai non si poteva ammazzare l’autore; ma si potevano stigmatizzare i suoi “eccessi” e favoleggiare il suo “pentimento” in vecchiaia. A questo si trovarono a collaborare per leggerezza persino studiosi eccellenti e insospettabili (per esempio De Sanctis sul “pentimento”, o Auerbach sugli “eccessi”).

Il codice Hamilton getta sulla vicenda del Boccaccio tutt’altra luce. Narra Branca: «Per lui, invecchiato precocemente, tormentato successivamente dall’idropisia e da una dolorosissima forma di scabbia, la solitudine della casa di Certaldo […] è ormai popolata soltanto dagli estremi appassionati atti di fede […], cioè dalla trascrizione accurata e impegnata stilisticamente e figurativamente del suo Decameron (l’autografo ora alla Biblioteca di Berlino con gustose illustrazioni pure autografe)…»

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titolo:
Decameron [Mondadori]
titolo per ordinamento:
Decameron [Mondadori]
descrizione breve:
Nel 1976 l’Accademia della Crusca ha pubblicato un’edizione critica del Decameron, che da quel momento ne è divenuta l’edizione canonica. Il curatore Vittore Branca (che in precedenza aveva posto mano ad altre edizioni di stampo tradizionale) l’ha fondata sul codice berlinese Hamilton 90, mostrando che in esso il testo era stato scritto, corretto e illustrato di propria mano dal Boccaccio negli ultimi tempi della sua vita. Le edizioni precedenti avevano ignorato quel codice, e semmai avevano ereditato da altre fonti certe “piallature e levigature” linguistiche imputabili a un mito cinquecentesco, che aveva fatto del Decameron il “regolo di Policleto” della prosa italiana.
autore:
opera di riferimento:
Decameron / Giovanni Boccaccio ; a cura di Vittore Branca - Milano : A. Mondadori, 1985 - LXXVII, 1239 p. ; 18 cm. - I meridiani - 59
cura:
Vittore Branca
licenza:

data pubblicazione:
14 settembre 2009
opera elenco:
D
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Vittorio Volpi, vitto.volpi@alice.it
pubblicazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
revisione:
Serafino Balduzzi, serafino.balduzzi@fastwebnet.it