Dall’incipit del libro:
L’avventura cominciò qualche anno dopo che egli se n’era, finiti gli studi, tornato a casa. Fece molto rumore in paese. La gente aveva avuto fino allora di lui un certo diffidente rispetto come per uno che è d’altra razza che noi: che opina e fa diversamente da noi, che non si cura di noi, ma di cui qualcosa precisamente di male nessuno può dire. Vivendo senza fissa occupazione nell’agio noncurante e discreto di una famiglia di patrizi antichi, i saggi mercanti, i vari ragionieri guadagna-denaro della città dicevano di lui che perdeva il suo tempo. «E che fa? Perde il suo tempo». Le vecchie signore beghine, i fabbriceri ed il parroco sebben si togliesse sempre con rispetto il cappello quando passava il Santissimo (ma c’erano invece in paese gli spiriti forti che lo calcavano fieri e feroci fino agli orecchi); e venisse spesso in chiesa alla messa e ci stesse come si deve serio senza fare alle occhiate e ai segnali colle ragazze in parata (ci van perciò appunto i giovani la domenica in chiesa), sospettavan di lui. S’erano sentite certe voci su lui di quand’era agli studi… E par che avesse detto ch’egli al catechismo nelle scuole non ci teneva gran che. – Pei politicanti del Consiglio comunale egli era un «originale». Non si capiva cos’era. Aveva scritto sul giornale del sito in pro, che so io, della «scuola serale» (dunque è con noi socialisti) e poi detto male del discorso del tale e del talaltro al comizio del primo maggio passato (dunque non è socialista).


