Giuseppe Bandi nacque a Gavorrano (GR) nel 1834, e durante l’infanzia e nella prima giovinezza seguì il padre, avvocato e funzionario del granduca, in varie località della Toscana. Compì studi classici a Lucca, e quindi frequentò l’Università, dapprima a Pisa e poi a Siena, dove si laureò in giurisprudenza.
Poco più che ventenne era già tenuto d’occhio dalla polizia politica per la sua attività di emissario mazziniano, quale segretario del comitato fiorentino della “Giovine Italia”, e venne arrestato una prima volta durante i moti di Livorno nel 1857. L’anno dopo andò sotto processo per aver tentato di espatriare in Liguria insieme con altri cospiratori e fu condannato a un anno di carcere nella fortezza di Portoferraio, da cui uscì in seguito alla rivoluzione del 1859.
Nell’euforia suscitata dalla seconda guerra d’indipendenza si arruolò volontario nell’esercito toscano e ottenne il grado di sottotenente; qui ebbe modo di farsi notare da Garibaldi, che intanto ne era divenuto il comandante e lo inviò come suo ufficiale di ordinanza a Rimini e a Bologna per cercare di organizzare la sollevazione delle Marche. La cosa non riuscì, ma i due rimasero in relazioni amichevoli, che tali restarono anche dopo che B. passò nell’ufficialità dell’esercito piemontese.
L’invito rivoltogli dal condottiero lo indusse a lasciare l’esercito e ad avventurarsi nella spedizione dei Mille, dove diede eccellente prova delle sue capacità organizzative e di comando. Gravemente ferito a Calatafimi, raggiunse in seguito Garibaldi a Palermo, e ne divenne aiutante di campo fino al termine delle operazioni, distinguendosi ancora nelle battaglie di Milazzo e al Volturno con un comportamento che gli valse l’elogio del generale (“Bandi, siete un eroe!”), e a Napoli fu tra gli intermediari fra lui e Mazzini, che lo stimava e col quale anche in seguito mantenne buoni rapporti.
Promosso maggiore nel 1860, rientrò infine con lo stesso grado nell’esercito regolare, e cominciò a interessarsi al giornalismo: a Firenze fu tra i fondatori del periodico di tendenze repubblicane La nuova Europa, ma l’incipiente attività di pubblicista politico non gli impedì di partecipare alla terza guerra d’indipendenza; a Custoza si batté con valore e fu decorato.
Spirito franco e di impulsiva vena polemica, per le dure critiche sulla condotta della guerra del 1866 da lui espresse pure a stampa, non tardò a venire in urto con la casta degli ufficiali di carriera, che mal sopportavano l’intromissione delle gerarchie tratte dalla disciolta armata garibaldina, e nella sua insofferenza alla disciplina militarmente intesa (culminata con lo sfidare a duello un superiore) colsero un comodo pretesto per dimissionarlo.
Restituito alla vita civile nel 1868 (o, secondo alcune fonti, nel 1870), B. si buttò con passione nell’attività giornalistica. Dapprima collaborò a vari quotidiani, fra cui soprattutto a La Nazione, la Gazzetta del Popolo e poi, stabilmente, la Gazzetta Livornese, che fu chiamato a dirigere e della quale nel 1876 sarebbe divenuto proprietario, dopo continui contrasti con gli amministratori del giornale, tutti di fede monarchica e a disagio nel relazionarsi con un direttore che diffondeva idee di sinistra e manifestamente progressiste.
Nell’anno successivo fondò a Livorno Il Telegrafo, quotidiano della sera che condusse con piglio schietto e sbrigliato e seppe subito accontentare un pubblico eterogeneo di lettori. Nelle sue pagine B. si occupò degli argomenti più svariati, e in esse si colgono bene l’evoluzione e le contraddittorietà di fondo insite nelle battaglie politiche da lui condotte: uomo di sinistra, si oppose tuttavia al movimento socialista, e in politica estera fu un blando sostenitore della triplice alleanza così come dell’espansione coloniale in Africa, salvo poi appoggiarla senza riserve dopo le prime sconfitte.
Pur senza rinnegare il passato mazziniano e garibaldino, con l’andar del tempo inclinò verso la destra e auspicò un’irrealizzabile forma di governo che fosse bensì forte e autoritaria, ma anche attenta ai gravi problemi sociali della nazione. Ostile alle manifestazioni di piazza e nemico di ogni estremismo populistico, con la sua irruenza intransigente, intollerante e non di rado violenta si procurò inimicizie e odi insanabili in tutti gli schieramenti Nel 1889 e nel 1893 alcune bombe fatte esplodere davanti alla sede dei due giornali lo lasciarono incolume, ma furono il preludio di una morte annunciata: che giunse il primo luglio del 1894, quando B., recandosi al giornale, finì assassinato dalle pugnalate di un anarchico.
Dopo una giovanile esperienza poetica ispirata alla produzione dell’Aleardi e una saltuaria collaborazione alla rivista L’Arte durante gli anni dei fervori mazziniani, B. esordì nel mondo delle lettere pubblicando in appendice a La Nazione alcuni romanzi storici, in seguito apparsi in volume; scritte in una prosa fedele ai canoni stilistici del Guerrazzi, queste prime prove rivelano capacità affabulatorie e rievocative ancora acerbe ma degne di nota, che hanno modo di emergere compiutamente, disciplinate da una più attenta tecnica narrativa, ne I Mille. Da Genova a Capua, resoconto memoriale della sua avventura con Garibaldi apparso a puntate dal 1886 sul Messaggero e sul Telegrafo, suddiviso in tre sezioni sequenziali. Per la spontaneità, il sincero entusiasmo e la vivacità espositiva che sfociano in una prosa non convenzionale, l’opera è stata inserita dalla critica nella migliore produzione della memorialistica garibaldina, dove fa il paio con le più famose Noterelle di uno dei Mille di G. C. Abba, da cui peraltro si distacca per l’immediatezza e il maggiore senso del reale, benché sia stata composta più di mezzo secolo dopo lo svolgimento dei fatti: qualità, queste, che non trapelano ancora nel libro Da Custoza in Croazia. Memorie d’un prigioniero (1866), un ben congegnato pamphlet polemico privo però di implicazioni autobiografiche; e non si ritrovano più nel successivo Anita Garibaldi (1889), in cui le tinte oleografiche e le concessioni retoriche tendono a prevalere nell’economia del racconto.
Già dai contemporanei B. venne considerato un rinnovatore di rilievo nel giornalismo politico più che un narratore di qualche ambizione letteraria: ne è testimonianza emblematica l’alterna fortuna incontrata dai Mille, la sua opera più felice eppure uscita in volume solo nel 1902, a quasi un decennio dalla morte, per cadere presto nell’oblio ed essere riscoperta e nuovamente riproposta verso la metà del secolo scorso. La difficoltà di collocare e valutare un impegno ambivalente fra giornalismo militante e produzione memorialistica del resto sembra perdurare tuttora, se si osserva come il nome di B. continui a farsi desiderare in accreditati repertori della letteratura italiana.
Bibliografia:
- Versi italiani, Firenze, Mariani, 1857.
- Pietro Carnesecchi: storia fiorentina del sec. XVI, Le Monnier, Firenze 1873.
- La Rossina: storia fiorentina del sec. XVII, Le Monnier, Firenze 1875; seconda edizione, Firenze, Corsi, 1890.
- Caterina Pitti: storia del sec. XV, Le Monnier, Firenze 1884; seconda edizione, Firenze, Corsi, 1891.
- Da Custoza in Croazia. Memorie d’un prigioniero, Giachetti, Prato 1866; seconda edizione parzialmente rivista, Tipografia della Gazzetta Livornese, Livorno 1879 (ristampata a Firenze, Bemporad, 1904).
- Le battaglie della strega: storia del secolo XV, Bideri, Napoli 1893.
- I Mille. Da Genova a Capua, Salani, Firenze 1902 e ristampe successive ivi, 1903, 1906, 1912 (con illustrazioni di A. Della Valle), e 1914; riedita dapprima a cura di C. Mussini, Vercelli 1943, e poi con note e commento di L. Bianciardi, Parenti, Firenze 1955 (vd. anche Scrittori garibaldini, a cura di G. Stuparich, Milano 1948).
- Anita Garibaldi. Appunti storici raccolti e illustrati da G. B., Bemporad, Firenze 1908.
- Il dispensario antitubercolare, Chiappini, Livorno 1918.
Fonti:
- S. Camerani, in Dizionario Biografico degli Italiani, V (1963), pp. 675-677.
- M. Menghini, in Enciclopedia Italiana, VI (1930), p. 74.
- Dizionario enciclopedico della letteratura italiana, a cura di G. Petronio, I (1966), pp. 241-242.
- Memorialisti dell’Ottocento, a cura di G. Trombatore, I, Milano – Napoli 1953, pp. 897-900.
Note biografiche a cura di Giovanni Mennella.
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Da Custoza in Croazia
Memorie d'un prigioniero - I Mille
Da Genova a Capua