Giuseppe Bruni nacque a Parma il 25 agosto 1873. Il padre Ernesto era avvocato, con incarico di segretario comunale; la madre si chiamava Emilia Mattavelli.
Diplomato al liceo classico, si iscrisse al corso di ingegneria del politecnico di Milano, che abbandonò un anno dopo per seguire gli studi di chimica pura presso l’università di Parma dove si laureò in chimica nel 1896 e divenne, subito dopo la laurea, assistente e poi libero docente di chimica generale presso l’università di Bologna.
Nel 1900 si trasferì a Berlino, poiché aveva vinto una borsa per l’estero del ministero della Pubblica Istruzione, per lavorare nel laboratorio di J. H. van’t Hoff contribuendo a sviluppare la teoria delle soluzioni solide, teoria alla quale Bruni per il primo applicò la teoria delle fasi. Altro contributo originale in questo campo è l’impiego dell’isomorfismo come criterio per determinare la configurazione spaziale di sostanze organiche.
Nel 1905 fu professore al politecnico di Milano, nel 1906 all’università di Parma e dal 1907 al 1917 in quella di Padova (successe a R. Nasini nella cattedra di chimica di quella università). Fu un periodo di studio intenso e fruttuoso: tra i risultati più rilevanti ricordiamo la dimostrazione per via crioscopica della esistenza di persolfuri superiori di idrogeno, l’elegante metodo di preparazione di soluzioni solide tra metalli per diffusione allo stato solido, lo studio mediante analisi termica di sistemi metallici, le ricerche sugli ammoniacati dei sali di argento e, soprattutto, quelle con G. R. Levi sull’acido cloroso e i suoi sali (1915), in cui vengono gettate le basi della chimica di queste sostanze a quel tempo difficilmente accessibili e assai poco studiate.
Fece ritorno al politecnico di Milano al termine del 1917, e tenne qui la cattedra di chimica fino al 1943; dal 1918 divenne anche direttore del laboratorio di ricerche chimiche e chimico-fisiche della società italiana Pirelli.
Le sue ricerche di questo periodo furono indirizzate allo studio della struttura cristallina e chimica dei corpi coi raggi X e all’applicazione di questo metodo d’indagine alla risoluzione di problemi chimici.
Si specializzò nello studio di problemi relativi alla gomma e in particolare della vulcanizzazione introducendo fra i primissimi i cosiddetti ultra acceleranti di vulcanizzazione e vulcanizzazione a freddo della quale chiarì la natura chimica che egli dimostrò consistere nell’addizione di cloruri politionici sui doppi legami del caucciù con formazione di ponti di atomi di zolfo.
Nel 1924 con G. R. Levi, allora suo assistente, aveva creato presso il politecnico di Milano il primo centro italiano di studi strutturistici roentgenografici, sulla spinta delle scoperte di M. Laue, W. L. Bragg e P. J. Debye, che doveva per molti anni costituire un centro importantissimo di attività scientifica; a questa scuola si sono formati studiosi come G. Natta e A. Ferrari.
Fu tra i fondatori nel 1919 a Milano del Giornale di chimica industriale e applicata, divenuto nel 1935 La chimica e l‘industria, e ispiratore con E. Rignano nel 1907 della rivista Scientia. Il suo trattato Lezioni di chimica generale e inorganica, uscite nel 1921 (Milano) e aggiornate e riedite negli anni successivi, per decenni sono state il libro di chimica più letto in Italia.
Fu direttore di sezione dell’Enciclopedia Italiana, socio nazionale dei Lincei (1922) e dell’Accademia detta dei Quaranta. L’American Chemical Society lo aveva nominato socio onorario nel 1923. Fu deputato al parlamento per la XXVIII e XXIX legislatura e consigliere nazionale per la XXX.
Morì a Fossadello di Caorso, Piacenza, il 3 gennaio 1946.
Fonti:
- Adolfo Quilico, Necrologio in La Chimica e l’Industria, XXXVIII (1946) N. 1.
- Angelo Coppadoro, I chimici italiani e le loro associazioni, Milano 1961, pp. 279 s.
- Adolfo Quilico: In memoria di Giuseppe Bruni; Tamburini, Milano 1948.
- Oberto Canonici: Attualità dell’opera di Giuseppe Bruni. L’industria della gomma, n. 193, aprile 1973.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La gomma e la guerra
L’autore analizza come sia diventato importante l’approvvigionamento della gomma a fini bellici a partire dalla prima guerra mondiale e come l’andamento bellico nel corso della seconda guerra mondiale abbia spostato gli equilibri di questo approvvigionamento in particolare con l’entrata in guerra del Giappone.