In questo discorso tenuto nel 1913 da Henri Bergson dopo essere stato nominato presidente della Società di Ricerche Psichiche di Londra, il filosofo francese parla della questione delle esperienze di fenomeni ritenuti paranormali, come ad esempio avere visioni o sogni di eventi che accadono a distanza in quello stesso momento.

Bergson fa notare che gran parte degli scienziati nega che l’esistenza di questi fenomeni sia scientificamente dimostrata in quanto essi non sono ripetibili e inoltre non sono distinguibili da coincidenze casuali. Il filosofo nota che questa critica non considera il fenomeno concreto e lo astrae confrontando i suoi numeri con quelli di altri casi. Il metodo sperimentale della scienza infatti si basa sul restringere il campo dell’esperienza cercando relazioni tra alcune grandezze misurabili legate ai fenomeni.

Questo metodo scientifico sperimentale è stato applicato anche allo studio della mente umana, formulando la tesi del parallellismo tra gli eventi mentali e quelli cerebrali, che però secondo Bergson non sembra molto valida in quanto ad esempio i danni del cervello sembrano non cancellare i ricordi ma solo rendere più difficile la loro evocazione. Il cervello e il corpo infatti, secondo il filosofo francese, sarebbero fatti in modo tale da togliere dalla coscienza tutto ciò che non è di interesse finalizzato all’azione.

Bergson infine si chiede se l’uomo avrebbe potuto fin dall’antichità iniziare a studiare scientificamente il mondo non partendo dalla materia ma partendo dallo spirito e rinunciando a dare spiegazioni meccaniche e risponde che a questa scienza sarebbero però sempre mancati la precisione e il rigore tipici delle scienze matematiche, qualità dal valore inestimabile.

Sinossi a cura di Michele De Russi

NOTE: Il testo è presente in formato immagine su Archive.org, (https://books.google.it/books?id=AxZIzyXyHzcC&newbks=1&newbks_redir=0&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q=%22Discorso%20pronunziato%20il%2028%20maggio%22&f=false), pagg. 296-306 della rivista “Filosofia della Scienza”

Dall’incipit del discorso:

Signore, Signori,
Lasciate che io vi dica anzitutto quanto vi sia riconoscente del grande onore che mi avete accordato, chiamandomi alla Presidenza della vostra Società. Io ho coscienza di non aver fatto nulla per meritarlo. I fenomeni, di cui la Società si occupa, li conosco solo per averli letti; io nulla ho visto, niente ho osservato personalmente. Come mai siete allora venuti a prendermi per farmi succedere ai grandi scienziati, ai pensatori eminenti, che hanno occupato volta a volta il seggio presidenziale, e dei quali la maggior parte, nel mentre erano degli uomini cui la loro scienza e la loro intelligenza avevano fruttato una notorietà universale, erano pure degli spiriti particolarmente preoccupati dello studio di questi fenomeni misteriosi?

Scarica gratis
ODTPDF

titolo:
Discorso pronunziato il 28 maggio 1913
titolo per ordinamento:
Discorso pronunziato il 28 maggio 1913
descrizione breve:
Il tema di questo breve discorso del filosofo francese sono le esperienze di fenomeni ritenuti paranormali, come ad esempio avere visioni o sogni di eventi che accadono a distanza nello stesso momento.
autore:
opera di riferimento:
Discorso pronunziato il 28 maggio 1913 / da Enrico Bergson. Estratto da “Filosofia della scienza, rivista di dottrine e ricerche psicologiche”. Serie II, Anno VI (15 aprile 1914),
licenza:

data pubblicazione:
4 dicembre 2023
opera elenco:
D
soggetto BISAC:
FILOSOFIA / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Michele De Russi
impaginazione:
Michele De Russi
pubblicazione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it