Jules-Amédée Barbey d’AurevillyJules-Amédée Barbey d’Aurevilly nacque il 2 novembre 1808 a Saint-Sauveur-Le-Vicomte, nella parte settentrionale della penisola del Cotentin, in Normandia. La famiglia paterna – magistrati di origine contadina – si era nobilitata nel 1756 con l’acquisto di una carica pubblica entrando quindi in una condizione di aristocrazia borghese fortemente attaccata alla terra. Da parte di madre era invece imparentato con la nobiltà normanna e da questo derivò forse il suo gusto quasi forsennato per l’aristocrazia. Il padre era di carattere misantropo e tetro e la madre era propensa a delegare la cura dei figli ai domestici. Questo contribuì certamente a costruire nella psiche del piccolo Jules-Amédée una visione malinconica dell’infanzia e ad assimilare quell’idea di cupa tristezza che era stata resa di moda dal romanticismo e che fu chiamata «le mal du siécle».

Il giovane studiò dapprima sotto la guida di un precettore, e quindi al collegio di Valognes dal 1818 al 1825, al collegio Stanislas di Parigi dal 1827 e dove nel 1829 conseguì la licenza liceale; infine studiò alla facoltà di giurisprudenza di Caen. In questo periodo, ribellandosi alla famiglia giansenista, si avvicinò agli ambienti liberali e democratici. Intanto andava maturando la sua vocazione di scrittore, e nel 1831 scrive la sua prima novella, Le Cachet d’onyx.

Sempre in questi anni conobbe un libraio-editore di Caen, Guillaume-Stanislas Trebutien, studioso delle tradizioni e della cultura normanna, che diverrà uno dei suoi amici più intimi. Con lui e con Edelestand du Méril fondò nel 1832 una rivista liberale, «La Revue de Caen», su cui pubblicò Léa.

Dopo la laurea, nel 1833, si trasferì a Parigi, grazie anche al fatto che un lontano parente gli aveva lasciato una modestissima rendita che gli aveva consentito di essere indipendente dalla famiglia con la quale era stata consumata la rottura e di passare oltre la volontà paterna che lo avrebbe limitato a una vita patriarcale e borghese attaccata alla proprietà terriera: iniziò quindi una travagliata attività di giornalista, fra molte difficoltà economiche.

A partire dal 1838, dopo la scoperta di Joseph de Maistre – ostile alla rivoluzione del 1789 e rigidamente cattolico – , cominciò a maturare una profonda conversione ideale che lo condurrà in pochi anni a rinnegare l’atteggiamento agnostico e liberale della giovinezza e a diventare uno dei più convinti esponenti della cultura tradizionalista e controrivoluzionaria. La sua evoluzione sarà favorita non poco dall’incontro con Madame de Maistre: nel suo salotto, cattolico e legittimista, Barbey diventerà celebre per i suoi atteggiamenti da dandy e il suo abbigliamento stravagante.

Nel 1846 fondò con un gruppo di amici la Societé Catholique e nel 1847 diventò caporedattore della nuova «Revue du Monde catholique» su cui pubblicò alcuni articoli di una rigorosissima ortodossia, dopo che era stato collaboratore fin dal 1843 del «Moniteur de la mode».

Nel 1848 scoppiò la rivoluzione. Inizialmente lo scrittore non la respinse, presiedette addirittura per qualche giorno un club di operai e meditò di presentarsi candidato alle elezioni. Ma ben presto rimase deluso dagli avvenimenti e inorridito dai fatti di sangue; «La Revue du Monde catholique» chiuse i battenti, ed egli si ritirò in una sdegnosa solitudine, e ne approfittò per lavorare intensamente come scrittore: preparò i Prophètes du passé, terminò Une vieille maîtresse, scrisse la prima novella delle Diaboliques e iniziò L’Ensorcelée. In questo testo, come in Le Chevalier des Touches vengono affrontati i temi legati alla storia e alle leggende dei suoi luoghi nativi, andando oltre alla semplice descrizione pittoresca del suo normanno paese natale nella quale si inquadra in maniera efficace l’azione psicologica del testo Une vieille maîtresse.

Nel 1854 incontrò per la prima volta Baudelaire, con il quale stringerà una profonda amicizia.

La sua conversione religiosa, che da tempo si stava preparando, maturò nel 1855, e nel 1856, dopo vent’anni di lontananza, egli ritornò in Normandia, riconciliandosi con i genitori. Il ciclo della rivolta giovanile è così concluso.

Le sue opere a questo punto non avevano ancora avuto un grande successo e la critica non gli aveva dedicato molta attenzione, ma nel 1858 la seconda edizione di Une vieille maîtresse suscitò uno scandalo. Anche alcuni suoi articoli contro Les Misérables e Sainte-Beuve provocarono polemiche nell’ambiente letterario parigino.

Il suo atteggiamento controrivoluzionario e anticonformista, contrario al regime e allo «stupido secolo XIX», se da un lato lo isolarono, creandogli continue difficoltà finanziarie, dall’altro gli attirarono le simpatie di molti giovani che gli si avvicinarono, da Bloy a Bourget, Hello, Uzanne, Péladan, Lorrain, Huysmans, Barrès, di cui diventò maestro e ispiratore. La sua posizione integralista lo portò a considerare in maniera estrema i suoi amori come i suoi odi: da un lato Lamartine, De Musset, Napoleone e dall’altro Voltaire, Hugo, Rousseau. La sua battaglia contro il naturalismo nell’arte lo portò a considerare nemici personali Zola e Hugo; polemicamente contro il positivismo e i principi umanitari di matrice socialista arrivò a valutare in termini positivi la “Santa Inquisizione”.

Intanto continuava a pubblicare i suoi romanzi, Le Chevalier des Touches (1863) al quale abbiamo già accennato, Un prétre marié (1864) e la raccolta di novelle sulfuree Les Diaboliques (1874), che suscitarono scandalo negli ambienti cattolici. L’episodio più clamoroso fu il sequestro di Les Diaboliques l’11 dicembre 1874 e l’apertura di un’istruttoria che viene però archiviata con l’accordo di distruggere tutte le copie del libro. Le sei novelle sono caratterizzate da casi atroci e truculenti. Tuttavia anche se lo stile di Barbey fu spesso giudicato severamente dalla critica, è oggi decisamente rivalutato, riconoscendogli straordinaria potenza rappresentativa.

È del 1882 l’Histoire sans nome, pubblicata dapprima su «Gil Blas»; questo romanzo breve avrebbe dovuto essere pubblicato assieme alle novelle della raccolta Diaboliques, ma Barbey decise poi di pubblicarlo separatamente e la giustificazione appare evidente già dal sottotitolo «nè diabolica nè celeste, ma senza nome». L’atmosfera angosciosa e quasi allucinante ricorda i racconti di Poe e tutto, dal paesaggio ai dettagli più banali, contribuisce a costruire questa atmosfera. Una visione quasi fosforescente si staglia su uno sfondo tenebroso e diabolicamente medioevale. Le prime traduzioni italiane sono entrambe del 1947, di Dino Naldini e di Renzo Poggi.

La sua vita parigina era spesso interrotta da lunghi soggiorni in Normandia, che rappresentava per lui un rifugio, il ritorno alle fonti spirituali, l’unico mezzo per ristabilire un equilibrio psichico, scosso troppo frequentemente dalle polemiche parigine.

Negli ultimi anni si dedicò soprattutto alla pubblicazione di Les Oeuvres et les Hommes, in cui raccolse tutti i suoi articoli politici e letterari. Come poeta si era segnalato nel 1855 con una raccolta di versi, Poésies che fu riedita poi nel 1918 col titolo Poussiéres. Postuma, nel 1897 venne pubblicata la raccolta Rythmes oubliés. L’attività di critico letterario si sviluppò soprattutto dalle colonne del “Pays”.

La sua ammirazione per gusti e atteggiamenti aristocratici e raffinati è testimoniata dal saggio biografico Du dandysme et de G. Brummel; in italiano pubblicato la prima volta a Palermo nel 1981 e poi, nella bella traduzione di Stefano Lanuzza, nel 2010 per Stampa Alternativa con il titolo Il Gran Dandy.

Morì il 23 aprile 1889.

Tutte le opere narrative di Barbey sono pubblicate in Barbey D’Aurevilly, Oeuvres romanesques complètes, a cura di Jacques Petit, due volumi, «Bibliothèque de la Pléiade», Gallimard, Parigi 1966.

Fonti:

  • A, Cattabiani, Notizia biografica in Le Diaboliche, Milano 1977.
  • D. Naldini, Prefazione in Storia senza nome, Firenze 1947.
  • S. Lanuzza, La rivolta estetica del dandy, in Jules-Amédée Barbey d’Aurevilly, Il gran Dandy. Roma 2010.
  • P. Colla, L’univers dramatique de Barbey. Bruxelles, 1965.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Le diaboliche
    Lo scopo dichiarato dall’autore, per queste novelle intrise di macabro mistero e orrore sullo sfondo di un ambiente provinciale aristocratico e decaduto, è quello di ritrovare nel banale scorrere dei giorni il sentimento del tragico nel senso più elevato del termine: per quanto narri di crimini atroci, una storia è sempre morale quando suscita l’orrore per le cose che descrive.
 
autore:
Jules Barbey D’Aurevilly
ordinamento:
Barbey d'Aurevilly, Jules
elenco:
B