Maria Borgese Freschi nacque a Firenze il 3 aprile 1881. Il padre si chiamava Ercole Freschi e la madre era Zaira Morelli Poggeschi.
Al termine dei suoi studi prese a frequentale l’ambiente intellettuale fiorentino all’interno del quale conobbe Giuseppe Antonio Borgese; nel 1900-1901 divenne collaboratrice del quindicinale La Bohème.
Sposatasi con Borgese lo seguì a Napoli. Ebbe dal marito due figli: Leonardo e Giovanna. Tornata a Firenze, si diede al giornalismo e pubblicò, sempre su giornali e riviste, anche poesie e novelle con firma Myriam F.; significativi i contributi alle terze pagine dei quotidiani fiorentini, strada apertale dalla collaborazione alla rivista Hermes fondata e diretta dal marito, che aveva ormai conquistato celebrità e considerazione.
Nel 1909, poiché il marito era stato nominato professore di letteratura tedesca nell’università di Torino, si trasferì nel capoluogo piemontese ed è qui che diede alle stampe il suo primo lavoro, la raccolta di poesie I canti dell’alba e della sera con lo pseudonimo di Erinni.
Le vicende della sua vita fecero sì che questo lavoro rimase la sua unica fatica letteraria per ventuno anni. Dedicandosi alla famiglia era costretta a seguire il marito dove lo conduceva la sua carriera, prima a Roma e poi a Milano, ma senza cessare di frequentare gli ambienti letterari e di dedicarsi alle discussioni a questi connesse.
Ma nel 1931 G.A. Borgese, avverso al regime fascista, si trasferiva negli Stati Uniti, ottenendone nel 1939 sia la cittadinanza (insegnando all’università di Chicago) che il divorzio (sposerà poco dopo la figlia di Thomas Mann, Elisabeth).
Maria Freschi si rifece comunque una vita tutta sua fondata sull’attività letteraria che spaziava dalla poesia alla narrativa alla saggistica.
Il suo primo romanzo Aurora, l’amata era già stato pubblicato nel 1930, un anno prima della partenza del marito, e subito a seguire Le meraviglie crescono nell’orto. I due romanzi sono collegati e narrano delle vicende di una donna coniugata tentata dall’amore per un amico d’infanzia al quale rinuncia per accudire il marito rimasto invalido. Nel seguito, rimasta vedova, corona il sogno d’amore che dura poco e non le dà certo la felicità a causa della volubilità del marito e nonostante la nascita di un figlio.
Nonostante il buon successo di questi due romanzi, Maria Freschi decise di dedicarsi maggiormente agli studi biografici, sempre su personaggi femminili, poetesse o ispiratrici di poeti, che erano stati inaugurati da quello su Eva Cattermole Mancini, La contessa Lara. Tra questi ricordiamo la storia dell’amore fra G. Verga e Giselda Foianesi, Anime scompagnate: Rapisardi e la Giselda e lo studio su Costanza Perticari (Costanza Perticari nei tempi di Vincenzo Monti). Solo postumo uscì lo studio sulla contessa Guiccioli, amata da Byron.
Da ricordare anche la sua attività di letteratura dedicata all’infanzia e la sua collaborazione con «Nuova Antologia» dove dal 1940 al ’42 curò rubrica di letteratura femminile.
La guerra la sottopose a numerose traversie, tra le quali la perdita della casa in un bombardamento e una grave malattia cardiaca. Ciononostante fu attiva fino alla morte avvenuta a Milano il 21 luglio 1947.
Fonti:
- M. Gastaldi, M. Borgese, in Panorama della letteratura femminile contemporanea, Milano 1936.
- L. Russo, M. Borgese, in I narratori, Milano 1951.
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- 12 donne e 2 cani
Novelle
Tredici brevi novelle dove l'impronta principale è quella del pessimismo e dell'amarezza che ammanta storie all'apparenza banali e ordinarie. - I canti dell'alba e della sera
Volume d’esordio nell’attività letteraria, nel 1909, per l’autrice Maria Freschi coniugata Borgese, pubblicato con lo pseudonimo di “Erinni”, ricco di imperizie nella composizione del verso, ma pieno di freschezza caratteristica della sua gioventù. - La contessa Lara
Insieme alla descrizione delle vicende della vita della poetessa giornalista e scrittrice Evelina Cattermole (Contessa Lara) troviamo uno spaccato della vita e degli ambienti letterari dell'epoca, dai “salotti” della Firenze capitale alle redazioni del giornalismo romano. - Quelli che vennero prima
Storia di una numerosa famiglia della agiata borghesia toscana dell'800: dapprima a Lucca, ai giorni di Elisa Bonaparte Baciocchi; poi a Firenze, ancora granducale, sotto Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, detto «Canapone», e poi capitale provvisoria del nuovo regno, le vicende di questa famiglia si svolgono attraverso tre generazioni.