Il saggio-pamphlet del giornalista Mario Borsa sulla libertà di stampa vede la luce a Milano nel 1925 per i tipi di Corbaccio. Borsa, giornalista colto, retto, di idee profondamente democratiche, nel primo dopoguerra, con la penetrazione delle forze capitalistiche e fasciste, venne esautorato dai suoi incarichi professionali, ma divenne testimone dell’instaurazione della dittatura e fece sentire la sua voce attraverso le colonne del “Times” di Londra, di cui era divenuto corrispondente da Milano.

Il suo libro è funzionale a controbattere il progetto di riforma fascista presentato alla Camera dal ministro guardasigilli Oviglio e da ministro degli interni Federzoni, il 4 dicembre 1924, in merito alla libertà di stampa.

Per inquadrare brevemente il periodo in cui fu scritto questo saggio e la sequenza dei fatti, a dimostrazione di quanto fosse forte da parte del Governo l’urgenza di imbavagliare la stampa, ecco il corso degli eventi: il 28 ottobre del 1922 avviene la marcia su Roma; il Governo Mussolini entra in carica il 31 ottobre 1922; il decreto sulla limitazione della stampa viene approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 luglio 1923; il 10 giugno 1924 viene rapito e assassinato il deputato socialista Giacomo Matteotti; l’8 luglio 1924 entra in vigore il decreto approvato nel 1923; due giorni dopo viene emesso il regolamento attuativo in forma di decreto legge; il 4 dicembre 1924 viene presentato il disegno di legge, che verrà poi convertito nella Legge n. 2307 del 31 dicembre 1925 con il titolo “Disposizioni sulla stampa periodica”.

L’indiscussa capacità professionale e l’esperienza di vecchia data di Borsa, che, all’epoca della stesura del saggio che qui si presenta, ha 55 anni, gli danno gli strumenti per esporre in maniera chiara ed incontrovertibile tutti gli argomenti a sfavore del nuovo disegno di legge.

Per prima cosa egli analizza il comportamento tenuto dalla stampa italiana, in particolare quella liberale e democratica, agli albori del fascismo e sostiene che essa non si meritava il servizio di ‘imbavagliamento’ che le sta preparando Mussolini. Infatti, nel periodo precedente alla marcia su Roma, la stampa democratica “ha lasciato fare senza opporre alcuna seria resistenza”. Questo silenzio poteva essere interpretato come una approvazione, di fatto è stato “una vera e deplorevole complicità”. Borsa tuttavia ammette le difficoltà di un lavoro di informazione messo a dura prova dalla sopraffazione e dalle violenze di chi stava per prendere il potere.

Tuttavia molti degli argomenti che Borsa pone a favore della libertà di stampa, ahimè oggi, alla prova dei fatti, si sono dimostrati perfettamente corretti ma del tutto insufficienti a fermare l’ondata repressiva.

Egli scrive che tutte le disposizioni per legare la libertà di stampa, nonostante la dichiarazione dell’esecutivo di voler essere innovativo e ‘moderno’, di fatto guardano al passato, rifacendosi all’Editto Albertino sulla stampa del 26 marzo 1848: il 23 marzo era iniziata la prima guerra d’Indipendenza italiana, quindi era uno stato di guerra, che imponeva regole molto precise e limitanti all’azione dei giornali e dei giornalisti.

Dato che coloro che stanno legiferando in materia dichiarano di ispirarsi, a sostegno della correttezza ed opportunità del loro punto di vista, a quanto previsto nelle altre nazioni europee e non solo, Borsa analizza approfonditamente la legislazione straniera in materia. Sono pagine queste di estremo interesse, da cui emerge quanto sia diverso il valore dato alla corretta informazione dall’opinione pubblica dei vari Stati.

«Per intenderci: se da noi vigesse il sistema inglese noi avremmo saputo giorno per giorno che cosa hanno detto e non hanno detto gli arrestati per l’assassinio Matteotti, dal momento della loro incarcerazione ad oggi, come avremmo conosciute le deposizioni di tutte le persone interrogate.»

Borsa auspica che ci sia una forte reazione da parte di italiane e italiani a fronte di questo taglio alla libertà di stampa; si augura che venga riconosciuta l’incostituzionalità e a tratti anche l’illegalità dei decreti che si stanno per emanare – opponendo ad esempio i tempi sbagliati nella promulgazione e nell’inserimento nella raccolta degli Atti di Governo, la diversità formale e sostanziale fra il regolamento approvato dal Consiglio dei Ministri il 12 luglio 1923 ed il decreto pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale l’8 luglio 1924.

Ma si tratta di argomenti che oggi, a storia fatta, è chiaro che erano purtroppo ottimi da portare in tribunale, ma che si sono tragicamente dimostrati una barriera debolissima, immediatamente travolti dai fatti. Come fallace è stata la fiducia di Borsa, dettata dall’analisi di quanto accaduto negli altri paesi, che il dissenso di popolo e giornalisti sarebbe stato forte e avrebbe presto portato alla caduta del fascismo.

Il libro è stato riedito una prima volta dalla casa editrice Dall’Oglio nel 1945 e poi una seconda volta dall’editore Scheiwiller nel 2005 con uno scritto di Walter Tobagi dal titolo Mario Borsa giornalista liberale e un’introduzione di Ferruccio de Bortoli.

Oggi in Italia la libertà di stampa è sancita dall’Art. 21 della Costituzione (Parte I Diritti e doveri dei cittadini – Titolo I Rapporti civili):

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
– La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
– Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
– In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.
– La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
– Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.»

L’Italia, come paese membro della Unione Europea, si impegna a rispettare il principio della libertà di stampa come sancito in prima volta nel 1950 nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, che art. 10 “Libertà di espressione” recita:

«1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Questo diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera. Il presente articolo non impedisce agli Stati di sottomettere le imprese radiofoniche, cinematografiche o televisive a un regime di autorizzazione.
2. L’esercizio di tali libertà comporta doveri e le responsabilità possono essere soggette a determinate formalità, condizioni, restrizioni o sanzioni previste dalla legge, che costituiscono misure necessarie, in una società democratica, per la sicurezza nazionale, l’integrità territoriale o la pubblica sicurezza, la difesa dell’ordine e la prevenzione della criminalità, la protezione della salute o della morale, la tutela della reputazione o dei diritti degli altri, per impedire la divulgazione di informazioni confidenziali o per garantire l’autorità e l’imparzialità del potere giudiziario.»

Il 18 dicembre 2000 viene pubblicata nella Gazzetta ufficiale delle Comunità europee la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, che riconosce, in maniera più snella, la “libertà di espressione e d’informazione” (Capo II Libertà – Art. 11 Libertà di espressione e d’informazione):

«1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati.»

Attualmente la Commissione europea sta elaborando un European Media Freedom Act per una maggiore protezione del pluralismo e indipendenza dei media nell’Unione europea, ma il lavoro è in piena discussione.

Esistono osservatori, curati da organizzazioni non governative, che vigilano sullo ‘stato di salute’ della libertà di stampa nei vari paesi. I più importanti sono:

– il rapporto Freedom of the Press, pubblicato ogni anno dal 1980 dalla Freedom House, ong statunitense che si è data il compito di misurare il livello di libertà e indipendenza dei media e che raggiunge 199 Paesi.

– l’indice annuale World Press Freedom, con schede paese per paese (https://rsf.org/en/index), curato da Reporter senza Frontiere (Reporters Without Borders). Nel 2023 l’Italia (https://rsf.org/en/country/italy) risulta al 41° posto su 180; al primo posto è la Norvegia.

– la Piattaforma per la sicurezza dei giornalisti (https://fom.coe.int/en/accueil), che dal 2015 tiene conto ed analizza i casi di gravi minacce alla sicurezza dei giornalisti e alla libertà dei media in Europa, sia negli stati membri sia nell’Europa tutta, al fine di rafforzare la capacità di risposta del Consiglio d’Europa e la responsabilità degli Stati membri. Nel 2023 negli stati membri dell’UE risultano 3 giornalisti uccisi, 66 in prigione, 22 casi di omicidio rimasti impuniti.

A tutela delle giornaliste e dei giornalisti in Italia esiste la FNSI Federazione Nazionale della Stampa Italiana, costituita nel 1908 e rifondata nel 1943, libera associazione sindacale, cui aderiscono le associazioni regionali dei giornalisti. Essa ha come suoi scopi principali: la difesa della libertà di stampa, la pluralità degli organi di informazione, la tutela dei diritti e degli interessi morali e materiali della categoria.

Il 3 maggio di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa (World Press Freedom Day) per riaffermare questa libertà come diritto fondamentale, per difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e per ricordare tutti i giornalisti uccisi nell’esercizio della loro professione. La Giornata è stata istituita dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1993 a ricordo dell’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, scritta da una sessantina di giornalisti africani al termine del seminario per lo sviluppo di una stampa africana indipendente e pluralista organizzato, nel 1991 a Windhoek in Namibia, dall’UNESCO e dall’ONU.

Tutto ciò a dimostrazione di quanto il tema della libertà di stampa sia e sarà sempre di vitale importanza. Borsa scrive:

«Ci sono dei momenti nella storia in cui gli intellettuali, gli uomini di penna e di pensiero non debbono esitare a passare, occorrendo, all’azione e a mettersi alla testa del popolo. La ragione morale deve essere la più forte di tutte: e chi ha un’alta e profonda sensibilità morale deve dare l’esempio.»

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

Dall’incipit del libro:

La nostra stampa non si meritava forse il servizio che le ha reso l’on. Mussolini. Non se lo meritava pel contegno da essa tenuto nel periodo precedente alla marcia su Roma. Io ho sempre pensato che se la stampa italiana avesse in quel periodo dato prova di maggior coraggio e previdenza, il fascismo non avrebbe preso un così largo sviluppo, o, almeno, non sarebbe caduto in tanti eccessi. Ma la stampa ha lasciato fare senza opporre alcuna seria resistenza. Il suo silenzio poteva benissimo interpretarsi come una approvazione, una giustificazione, una sanatoria. Nel fatto era una vera e deplorevole complicità.
C’era – è vero – da una parte il ricordo recentissimo delle aberrazioni bolsceviche e la diffusa credenza che una buona lezione avrebbe messo le cose a posto; c’erano dall’altra le intimidazioni e le minacce fasciste. Tuttavia ci voleva poco a capire dove si sarebbe andati a finire.

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titolo:
La libertà di stampa
titolo per ordinamento:
libertà di stampa (La)
descrizione breve:
Il saggio-pamphlet del giornalista Borsa a favore della libertà di stampa vede la luce a Milano nel 1925, poco dopo l’assassinio del deputato Matteotti. Il governo sta preparando misure per imbavagliare la libera informazione.
autore:
opera di riferimento:
La libertà di stampa / Mario Borsa. - Milano : Corbaccio, 1925. - 217 p. ; 19 cm. - Ed. di 2200 esempl. num.
licenza:

data pubblicazione:
9 novembre 2023
opera elenco:
L
soggetto BISAC:
SCIENZE POLITICHE / Generale
SCIENZE SOCIALI / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
impaginazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com