Mario Broglio nacque il 2 agosto del 1891 a Piacenza.
Studiò a Roma dove la famiglia si era trasferita poco dopo la sua nascita. Abbandonò presto gli studi classici per iscriversi all’Accademia di Belle Arti. Qui conobbe Bartoli, Oppo e Pratelli che gli consentirono di frequentare il gruppo della “terza saletta” e gli “amici del caffè” e di stringere amicizia con letterati come A. Baldini, A. Onofri e C. Legnani.
Conobbe nel 1914, all’esposizione della Secessione romana, che riuniva artisti di varia estrazione e varie tendenze in opposizione all’accademia, la pittrice lettone Edita Walterowna zur Muehlen – fuggita dalla Russia, avendo manifestato simpatie libertarie, fin dal 1905 in concomitanza degli episodi rivoluzionari di quell’anno – con la quale consolidò nel 1917 un sodalizio professionale e sentimentale e che ebbe un’influenza non trascurabile sulla formazione artistica del Broglio. Si sposarono poi nel 1927.
Iniziò a collaborare con articoli di critica d’arte con la terza pagina del “Tempo” che era diretta da Papini; questa esperienza iniziò presto a non corrispondere più alle sue idee e ambizioni e decise quindi di dar vita a una rivista d’arte, “Valori Plastici” il cui primo numero uscì il 15 novembre 1918 ospitando scritti di C. Carrà, A. Savinio, G. De Chirico oltre, naturalmente a quelli del Broglio stesso. Fra i collaboratori della rivista troviamo nei numeri successivi anche R. Melli, G. Morandi, A. Martini, E. Cecchi, I. Tavolato e, fra i corrispondenti stranieri, Picasso, Braque, Archipenko, Reynal e Däubler. Il tratto comune, pur al di fuori di un programma preciso, era la critica al naturalismo tardo ottocentesco, critica che si andava estendendo all’Impressionismo, al Futurismo, al Cubismo.
Certamente l’influenza della rivista sulla formazione del gusto artistico della prima metà del novecento fu tutt’altro che marginale, indirizzata verso le esigenze del recupero di una “realtà naturale” se pur mediata attraverso nuove “forme plastiche e costruttive”. Per questo, indicando spesso in Cézanne il riferimento forse più importante, “Valori plastici” ospitò i dipinti metafisici di Carrà e De Chirico e quelli rispondenti alle indicazioni della rivista stessa che andavano elaborando Martini, Melli, Soffici e, appunto, Carrà, contribuendo non poco a costruire la loro successiva posizione di preminenza nel panorama dell’arte italiana. Il confronto varcava spesso i confini nazionali contribuendo a far conoscere artisti d’avanguardia come Mondrian, Klee, Braque, Tatlin e lo stesso Picasso. La rivista non mancò tuttavia di riproporre interpreti di un filone più tradizionale, addirittura neoclassico, come Canova, o comunque innovatori ma capaci di rappresentare elementi di sintesi tra la tradizione secentesca e la pittura moderna, come Fattori. Cessò le pubblicazioni nel 1923.
Nel frattempo il Broglio era attivissimo come organizzatore di mostre, tra le quali spiccano alcune nelle maggiori città tedesche, tese alla valorizzazione dell’opera di artisti italiani, in particolare De Chirico, Morandi, Carrà. Sempre sotto l’egida della rivista diede vita a una collana di monografie d’arte che raccolse firme prestigiose e che continuò a sfornare pubblicazioni senza cadenza periodica precisa fino alla morte del Broglio.
Nel 1921 aveva curato il catalogo della mostra “Fiorentina primaverile” che ospitava profili, oltre che di sua moglie, di importanti artisti come Oppo, Spadini, Francalancia etc. presentati come facenti parte del gruppo “Valori Plastici”.
Nel 1924 decise di dedicarsi più intensamente alla pittura e lasciò Roma; visse per qualche tempo a Rotavallo (Sabina), Formia, Capri, Cuneo, quindi, nel 1927, si recò a Parigi, dove trascorse lunghi periodi, e successivamente a Cannes.
Nel 1935 esponeva per la prima volta alla Quadriennale, e nel 1939 tornava ad esporvi, incoraggiato da E. Oppo che gli assegnò una sala. Nel 1937, col quadro La donna e il mare, vinse un premio a Venezia.
Nel giugno 1939 in concomitanza con l’inizio della seconda guerra mondiale rientrò in Italia dalla Francia per stabilirsi a San Michele di Moriano, provincia di Lucca. Qui mentre lavorava a una serie di saggi morì il 22 dicembre del 1948. Una parte di questi saggi vennero poi raccolti e pubblicati con il titolo Dove va l‘arte moderna? a cura della moglie.
Nel 1950 la Biennale di Venezia dedicò una sala ad una sua retrospettiva; nel catalogo la presentazione fu ad opera di Carrà.I ventiquattro dipinti esposti erano così intitolati: Paesetto serale e Veduta (1910), Piazza Barberini (1915), Veduta serale (1924), Spiaggia e Vindicio (1929), Cavallino di cartapesta (1930), Natura morta, Autoritratto e La roccia (1934), La donna e il mare (1937). Indossatrice (1938), Testa di donna, Autoritratto, Ritratto con fiori e Ritratto in nero (1938), tre Nature morte (1943), Ritratto della signora Volta (1945).
La vicenda dell’archivio “Valori Plastici”, detenuto dalla moglie Evita e lasciato in eredità a Giorgio Canino pochi mesi prima della morte di lei avvenuta nel gennaio 1977, è controversa e ricca di accuse e controaccuse su autenticità di schizzi e disegni – in particolare in relazione a cinque presunte opere di De Chirico –; una descrizione della vicenda, di parte, può essere letta qui:
www.archivioartemetafisica.org/index.php/download_file/-/view/223/
Fonti
- R. Mucci, Mario Broglio. Riflessioni e meditazioni in La Fiera letter., 9 sett. 1956.
- S. Ludovici, Storici, teorici e critici delle arti figurative, Roma 1942.
- R. Salvini, Guida all‘arte moderna, Torino 1956.
- C. Maltese, Storia dell‘arte in Italia, 1785-1943, Torino 1967.
- Antonella d’Amelia, Russi in Italia, http://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=614
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Dove va l'arte moderna?
In questi brevi saggi che l’autore scrisse pochi anni prima della morte, assieme ad altri rimasti inediti, Broglio riafferma il suo programma, portato avanti tramite l’esperienza della rivista “Valori plastici”, di ridefinizione dei valori del passato e di sviluppo coerente di questi attraverso le moderne correnti figurative.