Dall’incipit del libro:
La scena rappresenta un piccolo ritrovo di infimo ordine, tenuto da Franz Cardillo. È qualche cosa tra il bar e la birraria, con una tinta di caffè concerto in miniatura allo stato primordiale. Ha un aspetto d’intimità alquanto sinistra. La porta d’entrata, quasi nel mezzo della parete in fondo, è poco ampia: i vetri dell’uscio che s’apre in dentro sono opachi: un po’ di tappezzeria, che adorna i muri coperti d’una carta grigiastra piuttosto chiara, è la solita stoffa alla turca, molto sbiadita. Sulla porta, un orologio. La sala è irregolare. Si compone di due piccolissime sale tra le quali si è demolito quasi tutto un muro. La parte di esso non demolita si allarga in su ad arco per sostenere il soffitto, e forma come un gran pilastro attaccato alla parete destra nascondendo agli spettatori uno spigolo del primo compreso che si trova venendo dalla strada. Alla parete sinistra è la porticina ogivale, senza uscio, del retrobottega. Da per tutto tavolini tondi e sedioline. Accanto alla porticina del retrobottega, una credenza. Verso la destra, vicino alla ribalta, una breve pedana di [218] legno con sopra un vecchio pianoforte verticale. Accanto alla porta d’entrata, il comptoir assai alto, dietro cui è appesa alla parete la grande scansia sulla quale si ripongono le bottiglie di liquori, i biscotti, le leccornie. Qua e là, qualche specchio coperto da una garza color di rosa.
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