Dall’incipit del libro:
Il guizzare dei lampi in una notte buia, chi lo ritrarrebbe meglio, quello che ne rappresentasse continuo il bagliore, o quello che invece, a tratti, spezzato? Certo il secondo; il primo, sedotto dalla bellezza della luce, se ne sarebbe lasciato tirare a versarne troppa gran copia nella scena scelta da lui.
Quanto a me non aspiro, in queste poche parole, che richiesto all’ultima ora, scrivo d’Arnaldo, ad emulare il primo. Mi pare che la persona di lui, mostrata solo ad intervalli, nella notte fitta e continua del secolo, cosà come la lasciano apparire le rare notizie che ce ne restano, s’innalzi piú grande e soprattutto spicchi piú vera che non faccia nei libri eruditi e immaginosi che ne sono stati scritti, troppo, per quanto m’è parso, intesi a collegare colla industria delle congetture e peggio coi suggerimenti della passione i rari tratti che pochi scrittori ce ne hanno trasmesso. Non ha, di fatti, una particolare attrattiva e una singolare verità il vederlo affacciarsi all’orizzonte della storia di lunghi in lunghi anni; apparirvi continuatore a vicenda o iniziatore d’un moto d’idee e di fatti, e poi scomparire di nuovo, insino all’ultimo momento che muore, punito, com’è il solito, d’avere presentato agli occhi degli uomini un alto ideale, e non essere bastato ad effettuarlo?


