Ruggiero Giuseppe BoscovichRuggero Giuseppe Boscovich (Ruder Josip Bošković) nacque a Ragusa (Dubrovnik) nel 1711 da padre serbo e madre italiana.

Di agiata famiglia di mercanti e penultimo di nove figli, compì i primi studi nella città natale nel collegio dei gesuiti, presso i quali completò la sua formazione a Roma, dove nel 1728 passò al Collegio Romano, diventandovi precoce insegnante di matematica e applicandosi con profitto agli studi astronomici e fisici, oltre che all’ingegneria e all’idrografia.

Nel 1744 pronunziò la professione perpetua di gesuita, e cominciò a illustrarsi con una sempre più ampia e apprezzata produzione scientifica (segnalabili, in particolare, il De viribus vivis del 1745, il De lumine del 1748 e il De centro gravitatis del 1751), con la quale, tra i primi in Italia, contribuì a divulgare le teorie gravitazionali newtoniane di cui era entusiasta sostenitore, e a verificarle soprattutto nel campo delle rappresentazioni della Terra, anche sulla base delle misurazioni che poté effettuare tra il 1750 e il 1752, dopo aver ricevuto l’incarico di rilevare la cartografia dello Stato Pontificio conferitogli da Benedetto XIV.

Le molte entrature, che nel giro di pochi anni, gli erano derivate dalle conoscenze personali e dalle doti di versatile conversatore oltre che di colto e raffinato uomo di mondo, indussero la Compagnia di Gesù a utilizzarlo sempre più spesso in mansioni diplomatiche ufficiose, ma non di rado delicate. Nel 1757 Boscovich fu a Lucca, in qualità di consulente di ingegneria idraulica presso il granduca di Toscana; poi soggiornò a Vienna, dove, tra l’altro, riuscì a salvaguardare la neutralità della sua città natale all’inizio della guerra dei Sette anni. Nel 1759 andò a Parigi, bene accolto dall’ambiente accademico e, presentato a Madame de Pompadour, si diede a frequentare la corte di Versailles diventando un buon conoscitore della politica estera francese. Nel 1760 fu la volta dell’Inghilterra, dove ebbe modo di visitare Oxford, Cambridge, e l’osservatorio di Greenwich; a Londra incontrò anche Beniamino Franklin, e l’anno successivo venne onorevolmente cooptato nella prestigiosa Royal Society, che gli diede l’incarico di recarsi a Costantinopoli con il compito di osservare il transito di Venere.

Partito nel dicembre del medesimo anno, Boscovich viaggiò assieme all’ambasciatore veneziano Pietro Correr, e dopo aver toccato diverse località e visitato le rovine di Troia, raggiunse Costantinopoli troppo tardi per poter osservare il passaggio dell’astro. Si trattenne nella capitale turca fino a maggio del 1762, allorché decise di partire alla volta di Pietroburgo al seguito dell’ambasciatore inglese James Porter, attraversando i territori turchi, la Bulgaria e la Moldavia fino al confine polacco, lungo un itinerario poi descritto nel Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia, edito nel 1784. Immobilizzato in Polonia per un incidente occorsogli sul finire del viaggio, nel semestre in cui rimase a Varsavia si documentò a fondo sugli affari polacchi e sull’organizzazione politica del paese, che nel 1764 descrisse nell’Essai politique sur la Pologne.

Ormai annoverato fra gli scienziati più eminenti del tempo, e inserito nelle più importanti istituzioni accademiche d’Europa, dopo il suo rientro in Italia Boscovich fu nominato professore di matematica e astronomia nell’università di Pavia; lì insegnò fino al 1768, quando fu trasferito alle Scuole Palatine di Milano, dove nel 1764 era stato fra i principali artefici del nuovo osservatorio astronomico di Brera, che gli permise di sfruttare al meglio le sue molteplici attitudini di ingegnere, matematico, fisico e astronomo, e di attrezzare una delle specole più moderne dell’epoca, concorrendovi anche con risorse proprie e ottenendone poi la direzione.

La volitiva ma un po’ vanesia intraprendenza dell’uomo, e le manifestazioni di ingegno, non disgiunte da atteggiamenti bruschi, imperiosi e non di rado collerici, finirono tuttavia col suscitargli invidie, gelosie e accuse perfino da parte dei suoi confratelli, e avvelenarono un ambiente che agli inizi del 1773 lo costrinse a dimettersi dalla direzione dell’osservatorio e dall’insegnamento. Da lì a poco la soppressione della Compagnia di Gesù gli avrebbe fatto deporre pure l’abito ecclesiastico, inducendolo ad accettare la ben remunerata carica di direttore dell’ottica per la marina, offertagli a Parigi e creata apposta per lui. Nella capitale francese avrebbe soggiornato per nove anni, trascorsi nel mettere a punto un nuovo tipo di telescopio, nel consolidare la propria fama e nel polemizzare vivacemente con diversi scienziati parigini, ma specie col d’Alembert e la cerchia degli enciclopedisti, da cui lo dividevano insanabili e insofferenti divergenze di metodo.

Tornato di nuovo in Italia nel 1782, e in difficoltà economiche, salvo alcune brevi permanenze a Roma, in Toscana e a Milano (dove nel 1785 visitò l’osservatorio di Brera, ora diretto dai suoi discepoli), finì col risiedere stabilmente a Bassano presso i conti Remondini, nella cui stamperia curò l’edizione degli Opera pertinentia ad opticam et astronomiam, pubblicati in cinque volumi fra il 1784 e il 1785, e dedicati a Luigi XVI. Ma la salute declinava, e la tiepida accoglienza incontrata dagli Opera assieme ai postumi di una tromboflebite concorse nel peggiorare una sindrome che non tardò a volgere in degrado psichico.

Morì a Milano il 13 febbraio 1787.

Ruggero Boscovich occupa un posto ragguardevole nella storia della scienza italiana e specialmente nel settore dell’astronomia e nell’ottica, ma oggi si discute con varietà di giudizi sulla portata delle sue intuizioni, da lui in parte affidate alla Philosophiae naturalis theoria, sintesi di un lavoro pluriennale basato sulla struttura del mondo e pubblicata per la prima volta nel 1758. Resta però indiscutibile la vastità degli interessi culturali scaturiti da una mente aperta e vivace, che lo portarono a cimentarsi in svariate sfere dello scibile, e lo inseriscono a pieno titolo fra le figure degli illuministi poligrafi più emblematici del Settecento italiano.

In ambito umanistico non mancò di esprimersi, tra l’altro, nel campo della nascente archeologia: nel 1745, soggiornando a Frascati, ebbe modo di interessarsi a un ritrovamento locale, che descrisse con dovizia di particolari in due saggi apparsi l’anno successivo, e poco dopo in tre informate Lettere (1750) disquisì della recente scoperta dell’obelisco di Augusto in Campo Marzio a Roma.

Meno occasionale e più diversificato fu l’impegno nel mondo letterario: eletto in Arcadia nel 1744 col nome di Numenius Anigreus, fu autore di composizioni manierate secondo il gusto del tempo, ma la sua notorietà è legata alla divulgazione scientifica in versi, che lo colloca fra i più importanti didattici latini del XVIII secolo, quale autore del poema De solis ac lunae defectibus (1760), e del dotto commento all’edizione dei due poemetti di C. Noceti, De iride et aurora boreali (1747), sul fenomeno dell’arcobaleno. Il lavoro che però ha retto meglio alla prova del tempo e al trascorrere delle mode rimane tuttavia il Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia, un’opera ancora fresca e godibile nella limpida sobrietà dello stile, che costituisce una preziosa fonte informativa sulla geografia, i costumi e gli ordinamenti dei paesi dell’Europa orientale, e assieme al contemporaneo Viaggio in Dalmazia di Alberto Fortis rappresenta un importante contributo alla coeva letteratura di viaggio.

Bibliografia

Il più recente ed esaustivo profilo di Ruggero Boscovich è stato fornito da P. Casini nel Dizionario Biografico degli Italiani, 13, Roma 1971, pp. 221-230, di cui si è tenuto soprattutto conto per questi lineamenti assieme alla voce di G. Andrissi nel Dizionario Biografico di tutti i tempi, I, Milano 1970, pp. 251-252, e alla nota introduttiva di M.L. Altieri Biagi e B. Basile in Scienziati del Settecento, Milano – Napoli 1983, pp. 695-701. Preminente figura di scienziato, come uomo di lettere Boscovich è entrato solo marginalmente nelle storie e nei repertori generali della letteratura italiana, e per lo più a livello di profilo biografico (vd. quello ultimamente delineato da C. Costa, in Letteratura italiana Einaudi, Gli Autori, I, Torino 1990, pp. 342-343); nel suo Commento al Giornale di un viaggio da Costantinopoli in Polonia (Roma 2014), M. Martin presenta utili spunti e riferimenti sul valore anche letterario di quest’opera.

Note biografiche di Giovanni Mennella.

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autore:
Ruggiero Giuseppe Boscovich
ordinamento:
Boscovich, Ruggiero Giuseppe
elenco:
B